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Yara e il mostro che non c’è. Il circo mediatico e politico a caccia di sangue

Una traduzione sbagliata. Questo aveva fatto pensare di avere trovato il responsabile della scomparsa di Yara Gambirasio e anche della sua possibile e temuta morte. E la fretta. La fretta di trovare un mostro, possibilmente immigrato, ancora meglio mussulmano e poi sbatterlo in prima pagina.

A costo anche di tardare indagini. A costo di perdere tempo.

E così la vicenda torno al punto di partenza. Potrebbe uscire di prigione già questa mattina Mohammed Fikri, il 22enne marocchino che – secondo gli inquirenti – avrebbe avuto un ruolo determinante nella scomparsa di Yara Gambirasio, la ragazzina di cui non si si hanno tracce ormai da dieci giorni. Ma non si capisce quale ruolo, quella traduzione era una sbagliata, una bufala affrettata. Anche la fuga non era una fuga ma un viaggio programmato da tempo, concordato con il datore di lavoro.

Ma era necessario avere un mostro. Un marocchino. Un colpevole da buttare in pasto alla stampa. Sulla testa e la pelle dei familiari della ragazza di cui ancora non si sa nulla. Così.

Non è la prima volta che avviene. Non sarà l’ultima. Oggi La Padania, il foglio della Lega, continua a parlare del ragazzo come di un mostro. Così anche altri. Non va giù al circo dei media assetati di sangue (sia per indole che per interesse politico) che quel fuggitivo che fuggitivo non era con questa Avetrana bis in formula padana non c’entrasse.

Il circo si era messo in moto, un trasferimento in massa di telecamere e “inviati” dalla Puglia alla Lombardia. A creare caos, a condizionare con la pressione degli obiettivi indagini. Su una ragazza scomparsa. Che scomparsa è ancora oggi. Nonostante i titoli, le dirette, e il mostro tarocco sbattuto in prima pagina.

Complimenti.

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