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Wilem Kolff e la dialisi: i miracoli veri e qelli finti

Milioni di persone sono state salvate da morte certa dal dottore olandese, Wilem Kolff, inventore della macchina da dialisi, morto ieri a 97 anni.

Aveva concepito l’idea di ripulire il sangue dalle sostanze tossiche, che i reni ammalati non riescono ad eliminare, con una macchina rudimentale da lui inventata e costruita con budelli di salsiccia, barattoli delle spremute d’arancia, rulli simili a quelli delle lavatrici, tra lo scetticismo generale, in perfetta solitudine e senza finanziamenti.

La cultura laica, quella che non c’è, e che lascia perciò il monopolio alle superstizioni e alle balle della religione, invece di approfittare di sottolineare il fatto che la vita la difendono gli scienziati e non i preti, omette totalmente di ricordare questa figura di medico e di ricercatore, proprio come ieri i giornali avevano omesso di dare notizia dello sciopero generale indetto dalla CGIL.

Si elevano chiese e santuari per ospitare madonnine di gesso, come quella di Civitavecchia, sporcata di sangue dal suo proprietario, che ha rifiutato di confrontare il proprio DNA con quello trovato sulla statuetta, peraltro venerata da quei creduloni pecoroni, addestrati dai preti, che vanno a chiedere grazie.

Per chi la salvato e salverà milioni di persone, alla sua morte, il più totale silenzio.

E’ evidente che la cultura laica è assente in un panorama informativo dominato da interessi privati e da una abnorme visibilità della religione, e nessuno parla in termini scientifici e razionali delle emergenze del nostro tempo, che sono il surriscaldamento del pianeta, la sovrappopolazione, i flussi migratori, un miliardo di affamati e soprattutto non si parla delle possibili soluzioni.

Capitalismo e religione, alleati di ferro, si sostengono a vicenda, perché entrambi hanno bisogno di masse di ignoranti e di sottomessi, che a testa bassa producano e consumino, senza che ci sia bisogno che usino il cervello, c’è chi lo fa al loro posto: i preti e i padroni.

Fino a che gli uomini accetteranno come cosa normale che ci siano quelli che comandano e quelli che obbediscono, quelli che pensano, progettano, decidono, e quelli che avranno come prospettiva di vita di essere al servizio delle macchine, senza alcuna carriera, buttati fuori in caso di crisi, esposti a pericoli per la propria salute e la propria vita, nessun progresso sociale sarà possibile.

Questo sistema, queste logiche, questa cultura sono marce e in fallimento. La crisi è economica, finanziaria, morale, ambientale e l’unica cosa che propongono è di ottenere soldi statali per continuare allegramente il loro ciclo distruttivo.

Un altro mondo è possibile, in cui il “modo di produrre” sia solo o individuale o familiare o in cooperativa, e questo modo sia PICCOLO, legato al territorio, senza più la creazione di monopoli o di concentrazioni industriali.

E’ ora che una cultura laica, razionalista, antagonista del capitalismo e della religione, cominci a fare le sue analisi e le sue proposte, possibili, concrete, all’altezza di sostituire un sistema marcio e fallito.

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