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W. e il suo “papi”

Si è mai sentito un figlio che litiga furiosamente con suo padre chiamandolo “papi”? Eppure l’altra sera la proiezione, su La7 tivu, di W. film su George W. Bush del regista Oliver Stone, si è visto e sentito anche questo.
Errore di doppiaggio, o “scivolata” del regista?
Comunque sia, il film non è certo valso la lunga attesa e nemmeno l’aspettativa che il reiterato annuncio dell’evento, cioè la proiezione di W. che nessun distributore ha voluto nelle nostre sale cinematografiche, ha creato e alla fine…ha deluso.
W. secondo nome di Bush junior (pronuncia Dabliu) è un film dalle grandi pretese e scarsissime virtù. In primo luogo i dialoghi: dipenderà forse dal doppiaggio piuttosto sciatto, come il ridicolo reiterato “papi”. Poi lo scarso spessore di linguaggio degli stessi dialoghi, monotoni e ininteressanti, confusi persino nei momenti più cruciali come il dibattito che precede la dichiarazione di guerra all’Irak.
Poi lui, W. interpretato da un mediocre attore che deve incarnare un giovane ubriacone, invasato e puttaniere, e invece risulta soltanto un goffo nevrotico, dai toni sempre sopra le righe con smorfie e cazzeggi violenti degni neppure del peggiore film western.
 
E dov’è il Bush-tentenna, insicuro, alla ricerca di un successo facile che lo faccia apparire agli occhi degli americani più valido del padre? E la tanto reclamizzata intenzione del regista Stone di voler fare un film sul W. “privato”, sulla sua dipendenza dal padre, sul suo conseguente alcolismo e successivo riscatto con l’autostima procuratagli dalla guerra a Saddam, dove stanno?

 
E’ vero che sin dagli anni ’70 i movimenti giovanili, femministi e studenteschi, credevano fermamente allo slogan “Il personale è politico”; ma per spiegare un presidente degli Usa e le sue disastrose azioni alla luce della sua vita privata e famigliare, ci vuole ben altro. Quella di Stone è un’indagine psicologica inesistente, disinvolta e superficiale.
 
Ci si chiede: perché aspettare che il presidente Bush uscisse di scena per proiettare questo film su di lui? Forse si temeva che alla visione di W. che tutti si aspettavano fosse all’altezza del miglior Oliver Stone (ricordiamo le sue gloriose pellicole precedenti su Kennedy e Nixon) si potesse incorrere in una denuncia? O piuttosto che il caricaturale W. potesse alla fine procurare al presidente uscente delle simpatie?
 
 

Commenti all'articolo

  • Di onid (---.---.---.130) 24 gennaio 2009 03:48

    Che si vuole da un film fatto da atri? Forse che sia a nostra misura? Non ho visto questo ultimo film di Stone, si altri, lui ha il suo modo di fare cinema. Imagino che questo non sia molto diferente dagli altri. In uno mi ricordo di un discorso di un(filmato in diretta nel propio senato USA) vecchio senatore che per questo si è preso il lusso di dire quello che pensava, non aveva più niente da perdere politicamente. Riasumendo ha detto: succedono cose terribili e si fanno errori enormi in politica internazionale, e, il Senato tace! Per me quella era la voce della nostra coscieza. Poi vediamo ora che quel vecchio senatore aveva ragione.

  • Di Alice (---.---.---.134) 24 gennaio 2009 16:28

    Anch’ io mi sono domandata come mai fare uscire il film in TV proprio in questi giorni. Non mi sembrava "elegante "Ma poi avevo altri pensieri. Io non l’ho guardato perchè nulla dei molti trailer fatti vedere su la TV7 mi avevano incuriosito. E così mi sono fatta una idea che però ritrovo nella critica di Virginia Visani di una certa sciattezza nel dialogo e frenesia esasperata nell’intreccio di scene che ho visto. Mi è andata bene. Comunque Oliver Stone rimane, a mio parere, un grande regista e la TV7 una televione con molti meriti. Mi rimane il dubbio su quel "papi" esagerato. Nella mia famiglia il papà si è sempre chiamato "papi" nel quotidiano ma non quando si creavano forti conflitti. Chissa !!!

  • Di virginia (---.---.---.96) 24 gennaio 2009 19:18

    La cosa che più di tutte mi ha fatto dire che il film di Stone non aveva centrato l’obiettivo che si era prefisso è questa: Il Bush del film non risulta nel carattere e nelle azioni una persona dominata dal padre. Mi spiego: è vero che al padre si fa dire più volte: sei un buono a nulla, non capisci niente, ma non bastano le parole per spiegare un rapporto inquinato dalla dipendenza del figlio, dalla sua insicurezza, e dalla voglia di riscattarsi. Non ci sono fatti che lo spieghino, questo rapporto, soltanto parole e... non bastano. Ovviamente a mio parere...

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