Vengo dopo il Pd

A chi non sia totalmente accecato da una incrollabile fede politica filo governativa appare evidente che la figura di Berlusconi rappresenti una gigantesca anomalia istituzionale nella sua posizione (unica rispetto qualsiasi Paese civilmente avanzato) di proprietario pubblico e privato dell'Italia.
Sviscerare ulteriormente i capitoli della sua vita (pubblica e privata) che indurrebbero (quasi) chiunque a reputarlo impresentabile nella assunzione di un ruolo istituzionale sarebbe noioso.
Di lui (con le presumibili difficoltà) si sa ciò che si deve sapere.
Il potere giudiziario fatica da decenni a realizzare il proprio percorso di indagine e ricerca della verità sulle questioni giudiziarie di Silvio Berlusconi perché il potere economico di quest'ultimo è semplcemente gigantesco, quindi capace di comprare tutto e tutti.
Ne è un esempio la vicenda del Lodo Mondadori nell'ambito della quale fu accertata la corruzione del giudice Metta per avere una sentenza che stabilisse l'invalidità del precedente Lodo e legittimasse l'acquisto del più grande gruppo editoriale italiano da parte del Biscione che ad oggi, dopo 20 anni di guerra legale, è sempre del gruppo di Segrate.
Tornando alla poltica, molti segnali ci dicono che siamo agli ultimi spasmi di questo medioevo della democrazia.
Probabilmente quando ci lasceremo alle spalle questo periodo constateremo con amarezza che l'impero "birbonico" (definizione di lutazziana memoria) non finisce perché ci sia stato qualcuno in grado di combatterlo, sconfiggerlo e sostituirlo. L'impero birbonico finisce per autodistruzione.
L'epopea berlusconiana piano piano si è esaurita autonomamente, cannibalizzando se stessa di quelle esigue componenti centriste che almeno inizialmente frenavano, ogni tanto, le frenesie iperliberiste (e iper personali) del Capo.
L'era di Re Silvio da Arcore era cominciata nel '94 con un partito marketing come Forza Italia inventata da Marcelo Dell'Utri e che faceva da collante di coalizione tra una componente moderata (Casini e Buttiglione) ed una di destra (abbastanza estrema) formata da ex fascisti (la svolta AN del Movimento Sociale al congresso di Fiuggi si ebbe proprio in quell'anno) e leghisti celoduristi di Bossi.
Nel tempo la lenta ma inesorabile repulisti.
Prima fuori Casini e l'insopportabile segretario Udc Follini (oggi nel Pd). Poi subito dopo la nascita del Pdl sul predellino è stato fatto fuori anche Fini. Oggi il Governo è retto sull'asse Pdl - Lega con l'aggiunta del Movimento di Responsabilità Nazionale, curioso partito creatosi spontaneamente e senza nulla a pretendere per senso di responsabilità quando il forfait di Fini e Futuro e Libertà sembrava aver scavato la fossa all'esecutivo.
Attaccati alla responsabilità dei Responsabili, tutti gli osservatori politici parlano di ultimi colpi di coda di Berlusconi. Ma proprio qui il paradosso della questione. Il Governo finisce perché muore da solo. Perché se fosse dipeso da un'azione costante della attuale opposizione ci sarebbe davvero poco da dire, il silenzio da quelle parti induce spesso a chiedersi cosa si dica fuori dal giro del centrdestra.
Se in una ventilata e imminente prospettiva elettorale non potrebbe darsi che per certa la ricandidatura (quanto meno inizialmente proposta) del Cavaliere (ma occhio al Tremonti molto amato dalla Lega) cosa si prospetta dall'altra parte della barricata ? Quale l'alternativa ? Chi dovrebbe rappresentarla? Mistero.
Di questi giorni la (ennesima) mezza dichiarazione di una possibile scesa in campo di Montezemolo.
Delle primarie e di Vendola non si parla più.
Per il resto tutto tace. Eppure dal Pd si dicono pronti al voto. Già. Il Pd. Il più grande partito della opposizione. Un punto interrogativo che parte dalla sua fondazione e si trascina sino ai giorni nostri. Un partito che nei momenti decisivi (si pensi al voto parlamentare contro lo scudo fiscale) sparisce dilaniato dalle correnti interne.
Sbeffeggiato dalla satira come partito eternamente perdente.
Un partito che i file di Wikileaks hanno targato come debole ed ininfluente. Che fa della propria politica di opposizione equilibrata e pacata a oltranza (sopratutto nei momenti in cui si richiederebbe polso e passione) una bandiera invece che un punto debole. Un'opposizione così costantemente blanda da fare ben capire come non si tratta di una eventualità legata alla temporanea guida di un segretario timoroso e prudentissimo. Un Bersani vale quanto un Veltroni o un Franceschini. Ma sarebbe un errore pensare alla sfortuna o al destino avverso.
Il Pd vuole proprio essere questo. Perché ha capito (da anni) che è legato alle sorti di una dirigenza che esiste perchè esiste Berlusconi. Che con Berlusconi ha inciuciato paurosamente, dalla Bicamerale al discorso di Violante in cui l'allora capogruppo DS nella foga oratoria del suo intervento alla Camera ammetteva placidamente l'esistenza di un accordo mirato al fine di non toccare conflitto di interessi e televisioni. Sino alle più recenti avance alla Lega per portare a casa il federalismo. Viviamo così tranquilli e guardiamo al futuro nel segno dell'insegnamento dell'italico "Gattopardo": cambiare tutto per non cambiare nulla.
Così avremo la consolante certezza che il rantolio politico di Berlusconi vivrà ancora e si prolungherà sino al suo ultimissimo sospiro utile grazie alle amorevoli cure di questo grande Partito Democratico
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