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Uomini che odiano le donne

Sono appena uscita dalla sala dove proiettano Uomini che odiano le donne, film di Niels Arden Oplev con Michael Nyqvist, Noomi Rapace (due bravissimi attori molto conosciuti nel loro paese, sconosiuti qui da noi) e quindi scrivo di pancia. Ma prima di dirvi che ne penso faccio un banalissimo copia-incolla della trama da Coming soon.it , è indispensabile sapere di che tratta il film e io non ho voglia di riassumerlo: Quarant’anni fa Harriet Vanger è scomparsa da una riunione di famiglia sull’isola abitata dal potente clan dei Vanger, che ne sono anche i proprietari. Benché il corpo della donna non sia mai stato ritrovato, lo zio è convinto che sia stata assassinata e che l’autore del delitto sia un membro della sua stessa famiglia – una famiglia disfunzionale ma i cui membri sono legati da vincoli molto stretti. Per indagare sull’accaduto, lo zio assume il giornalista economico in crisi Mikael Blomkvist e la hacker tatuata e senza scrupoli Lisbeth Salander. Dopo aver collegato la scomparsa di Harriet a una serie di delitti avvenuti una quarantina d’anni prima, i due investigatori cominciano a dipanare una storia familiare oscura e sconvolgente. Ma i Vanger sono gelosi dei loro segreti, e Blomkvist e Salander scopriranno di cosa siano capaci per difenderli.

Oplev realizza un lavoro che è un po’ thriller, un po’ crime-story ma soprattutto mette il dito in due piaghe mica da ridere. Una, quella nazionale, affronta i traumi non pacificati della "socialdemocratica" Svezia, le cui politiche eugenetiche, atte a preservare il ceppo popolare svedese dall’incrocio con elementi razziali stranieri, furono fonte di ispirazione per la Germania hitleriana. L’altra, riconducibile a ogni luogo nel mondo, è la violenza in famiglia .


Una violenza brutale, sconvolgente, che non fa sconti, a nessuno. E Oplev ce la racconta in tutta la sua durezza. E saceglie una donna, Lisbeth, per raccontarcela. Perchè se questo film è da vedere il merito è soprattutto di questa giovane attrice - diversissima nella realtà dal suo oscuro personaggio- e della sua empaitca bravura. Liz è una ragazza violata, sopravvissuta all’ospedale psichiatrico, molto intelligente, molto ferita, profondamente incazzata. Lizbeth è un’asociale che difende la sua fragilità - ovvia- dietro lo schermo di un compiuter. E vorrei vedere voi, dopo tutto quello che intuisci possa aver subito, se non diventereste schivi, diffidenti, di pochissime parole: asociali appunto. E siccome è molto brava è anche uno dei migliori hacker in circolazione su piazza. Senza di lei il mistero della scomparsa di Harriet Vanger resterebbe irrisolto. Solo lei, e vedendo il film capirete perché, può svelarlo.

Solo lei può far capire a chi sta seduto in sala cosa significhi per una donna essere violentata, abusata, picchiata, umiliata. Solo lei può farti capire che, in certi casi, la morte è quasi una liberazione.

"Quello è solo un porco schifoso che odia le donne" dice Liz al giornalista che con lei segue il caso (bella anche la sua storia, bella anche la loro impossibile storia - Liz ovviamente non può permettersi il lusso di amare - ma francamente molto meno interessante). Un porco schifoso nei confronti del quale, e se sei una donna come Liz lo puoi capire, non si prova più nessuna pietà

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