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Una denuncia trallalà

Nel piccolo e ridente paesello composto da circa 8.000 anime nel quale vivo da una dozzina d'anni il prossimo 26 maggio gli elettori, fra i quali il sottoscritto, si vedranno consegnare tre schede: Europee, Regionali ed Amministrative. L'ultima giunta si è autosilurata dall'interno ed eccoci qua, per la seconda volta in sette anni, a rinnovare la giunta senza avere una giunta, in compagnia del commissario prefettizio.

 

Quella precedente, durata solo tre anni, era stata sfiduciata dopo che una statua, denominata "L'angelo del dolore" e commissionata dalla giunta allora in carica per una cifra di qualche decina di migliaia di euro era stata trovata dalla Guardia di Finanza in un container proveniente dalla Cina, arrivata in Italia per la modica spesa di 5.000 euro. L'amministrazione locale, a volte, è rapidissima ad adeguarsi agli usi e costumi della politica nazionale.

Tornando alle prossime elezioni, ci sono quattro liste civiche ed una politica, di un partito attualmente sulla cresta dell'onda e condannato in terzo grado al rimborso di 49 milioni di euro sottratti indebitamente dalle casse delle spese elettorali. Una piccola ma simpatica parentesi. Nella giunta che rappresenta quest'ultima lista, compare anche il nome del sindaco che era in carica nella su citata amministrazione della statua: non vi tedio sulle battute che circolano nei bar e nei mercati locali circa la somma delle cifre (il paese è piccolo e la gente mormora...).

Quattro liste civiche vi sembrano troppe? Anche a me ma tant'è, questo ci tocca. Una di queste liste pubblica sul più noto dei social network la biografia del proprio candidato sindaco. Non proprio sintetica a dire il vero: una pagina, 44 righe, 495 parole, 3.288 caratteri. All'interno di questa importante presentazione la parte dedicata al lavoro precedente del candidato dal fare il sindaco del nostro ridente paesello (è già stato in carica per due mandati consecutivi) viene dedicato uno spazio esiguo: 8 righe, 114 parole, 808 caratteri. Forse un po' poco per quasi mezzo secolo di vita, ma non solo. La maggior parte di queste parole è spesa per presentare i precedenti successi in gestioni comunali e regionali, ma nulla riguardo il perché questa strada costellata di successi non sia proseguita. Uso il tasto "commenta" per chiedere educatamente (chi mi conosce sa come mi esprimo e per chi non mi conosce la mia timeline di Twitter è pubblica, basta leggerla) per quale motivo una carriera così brillante si sia interrotta.

Non solo non ricevo alcuna risposta. Scopro, nel tardo pomeriggio sempre di ieri (il paese è piccolo e la gente mormora...) che il personaggio in questione mi avrebbe denunciato alla Polizia Postale (o si preparasse a farlo, la questione è del tutto irrilevante). Per aver posto una sola domanda.
Premesso che non sono un giornalista, sappiamo tutti come la politica nazionale usi l'arma della denuncia come deterrente al lavoro dei giornalisti d'inchiesta. Ma sempre per affermazioni, MAI per una domanda. La domanda, per definizione, lascia la risposta aperta ad ogni possibile soluzione. Se ad esempio la risposta fosse stata "Mi sono dedicato allo studio dei metodi della coltivazione dell'agopino in Alta Sassonia" sarebbe stato più che legittimo. Avrei poi dovuto decidere io come, se ne avessi avuto l'intenzione, proseguire.


Ho cercato nella parte restante del pomeriggio e durante la serata di ieri se vi fossero state denunce (o minacce di denuncia) per aver posto una domanda: mai. Neppure di fronte a domande fortemente imbarazzanti, magari sul personale. Mai. Se qualcuno ne avesse traccia mi informi per favore, in modo da colmare questa mia lacuna.

Domandare è lecito, rispondere è cortesia, recita un vecchio proverbio. Qui non solo la cortesia è del tutto assente, ma l'aggressione da me subita merita, a mio parere, un approfondimento. Un cittadino può chiedere lumi sul passato professionale di un candidato sindaco o deve tacere, pena la gogna sulla pubblica piazza o peggio? Da cittadini ci aspetta nel prossimo futuro una vita da sudditi?

Amleto affermava “c'e del marcio in Danimarca”. Non conosceva evidentemente il mio ridente paesello.

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