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Un paese sconnesso

Se, come dicono Dell’Utri e Nicky Vendola, Mangano, stalliere di Arcore morto, e Giuliani, giovane no-global morto nei tumulti di Genova di qualche anno fa, sono eroi, stiamo freschi!
 
Se Brancher, per essere sottratto alla Giustizia, viene nominato ministro per il Federalismo, e poi costretto a dimettersi per la veemenza delle proteste, il malessere del Paese è evidente.
Scioperano diplomatici, giudici e medici, scontenti delle proprie condizioni o dei tagli ai propri comparti.
Regioni, province e comuni protestano per avere più trasferimenti, ma hanno 178 sedi di rappresentanza nel mondo e centinaia di partecipazioni in società (specie i comuni maggiori).
Mentre Cameron, primo ministro inglese conservatore, fa una manovra da 40 miliardi di sterline, congela lo stipendio della regina, tassa prima di tutto i ricchi, le rendite e la finanza.
Tutti protestano perché non hanno soldi o li reclamano, ignari o tenuti all’oscuro delle reali condizioni economico-finanziarie del paese.
Le casse son vuote da tempo, anzi ci sovrastano debiti che, noi stessi e i fondi stranieri mensilmente sottoscriviamo, ponendo mano a quel risparmio privato, di cui i politici menan vanto per dimostrare che i nostri conti stan meglio di quelli di altre nazioni europee. Fantastico!
Essi ascrivono a loro merito i nostri risparmi ed i nostri sacrifici, anziché dar conto degli sprechi, che si risolvono il più delle volte in privilegi per sé stessi e sistemazione per figli, parenti, amici, portaborse, amanti e maggiodomi vari.
La corruzione ha invaso ogni settore e non dà segni di tregua, anzi dilaga. Fa capolino ormai con maggior frequenza anche in quegli ambiti, che sembravano meno toccati, come il clero e la magistratura.
Ed il ministro dell’Economia del tesoro e delle Finanze fa ormai la faccia feroce, senza arretrare di un millimetro nei riguardi di nessuno. Segno che la situazione non offre margini di manovra.
Però puntualmente le manovre finanziarie, che si susseguono anno dopo anno, non risolvono i problemi di fondo. Tranne che il settore previdenziale, riformato più volte ed adeguatamente, non si fanno privatizzazioni, che non siano a favore degli amici, non si liberalizzano i servizi locali, non si riformano le professioni. Anzi in molti casi si fanno controriforme, cioè si torna alle condizioni precedenti. Non si tocca alcun tipo di rendita, ma ci si prepara una service-tax locale che comprenderà altre imposte sulle proprietà immobiliari e reintrodurrà il gettito perso con l’abolizione dell’ICI sulla prima casa.
Il resto sono i soliti balzelli sotto forma di tariffe, pedaggi ed accise. E fra qualche mese avremo bisogno di varare un’altra manovra. E così la spesa continua a correre ed il debito pure.
Eppure noi siamo governati da “uno statista di rara capacità, che conduce con responsabilità e lucida consapevolezza il paese” per creare “una società solidale, fondata sull’amore, sulla speranza e il rispetto della vita”, come dice la motivazione del premio assegnato a Berlusconi dal presidente della provincia di Milano Podestà.
Un simil paese è in tutti i sensi un paese sconnesso.

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