• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Un’altra donna uccisa ‘per troppo amore’

Un’altra donna uccisa ‘per troppo amore’

Cuneo: Quando un uomo uccide una donna quasi sempre il movente del delitto è il rifiuto, da parte di lei, del rapporto con l’altro. Il rifiuto della donna, che può avere molte motivazioni, porta ad una separazione che per l’uomo, quando è malato, è una frustrazione psichica insopportabile, motivo scatenante che lo porta alla distruzione fisica dell’altro da sé e qualche volta al suicidio.

Martedì a Borgo San Dalmazzo nel Cuneese, si è svolto l’ennesimo dramma della pazzia: Franco Ruffinengo, 55 anni, di Carmagnola, dopo aver cercato, ossessivamente, per l'ennesima volta di convincere, Vincenzina D'Amico, l’ex fidanzata, a ricominciare il rapporto, l’ha uccisa con dieci colpi di pistola, poi ha rivolto l’arma contro sé stesso e si è suicidato.

Il Ruffinengo sicuramente fa parte di quella categoria di persone considerate normali, perché osservano il codice della strada e mantengono un comportamento civile e ben educato, ma che in realtà sono dei malati di mente gravi e lucidi. L’omicidio era senza dubbio stato premeditato, la pistola con la quale ha ucciso la donna l’aveva comprata solo pochi giorni prima, ed inoltre egli si era avvicinato gentilmente alla donna chiedendole di poterle parlare. L’uomo non poteva pensare realmente che la donna avrebbe accettato di rimanere con lui dopo che ella lo aveva ripetutamente rifiutato. Era una trappola lucidamente preparata. No, è come sicuramente scriveranno i giornalisti un delitto d’impeto, perché egli non ha sparato uno o due colpi, ma gli ha scaricato addosso quasi tutto il caricatore della pistola: doveva essere sicuro che ella morisse. I medici del 118, giunti sul luogo insieme alle forze dell’ordine, non hanno fatto altro che constare il decesso della donna e del suo assassino.

Questa tipologia di omicidio, di solito, scatta quando il delirio di un malato di mente, viene messo in crisi da una donna che pone un fermo rifiuto a questa “pazzia razionale” che a poco a poco la fa morire dentro. Quando una donna si oppone al pazzo-normale che la vuole annichilire, che la “ama” e la vuole tutta per sé, quando dice no, basta, perché ha acquisito un minimo di speranza che gli permette di sapere che al di là di quel rapporto malato esiste la possibilità di una vita migliore dove poter realizzare la propria identità femminile, quando si separa, allora, in quel momento, il malato si sente perduto e uccide.

Uccide perché la donna, rifiutandolo, non conferma più la sua “normalità”. La uccide perché l’uomo schizoide vede in lei una speranza di vita alla quale egli non può più accedere. E così pensieri, sogni, deliri, ed affetti violenti, tenuti celati da una “normalità”, vengono in superficie … ed è l’assassinio brutale e lucido. Pazzia lucida, perché anche quando vengono uccise dopo un diverbio, l’assassino aveva, sempre, portato con sé l’arma del delitto.

Questa è la pazzia del “normale”, del vicino di casa che “ sembrava tanto una brava persona”. Questa è malattia di rapporto con l’altro da sé, resa visibile dall’omicidio, e resa congrua da una cultura che non sa riconoscere e rifiutare gli uomini malati e quindi violenti. Una società ‘civile’ che chiama questi delitti passionali, perché il movente sarebbe il “troppo amore”.

Commenti all'articolo

  • Di Giuseppe Fusco (---.---.---.82) 30 dicembre 2010 18:01

    Poco più di 24 ore al 2011.
    Purtroppo viviamo in una società che pende ancora troppo dalla parte del "maschio". Dove l’uguaglianza è lontana dall’essere raggiunta. E tanta falsa apparenza di civiltà avanzata. Viviamo ancora con i miti della "superiorità".
    Con un certo linguaggio che mostra chiaramente l’attitudine a giustificare certi gesti perché compiuti da chi appartiene a un certo gruppo. In questo caso la sessualità come metro di giudizio. Mentre il fondamento dovrebbe essere il diritto e la giustizia.
    Come meravigliarsi che lo stesso si ripeta in altri campi?
    Quanta strada da fare.
    Auguriamoci il meglio e al più presto. Non demordendo mai. Anzi, impiegando maggiore forza per raggiungere almeno le tappe fondamentali ancora lontane. E non solo sulla carta. Deve cambiare radicalmente la mentalità. Cosa più difficile, ma non impossibile.

    • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.241) 30 dicembre 2010 18:14
      Gian Carlo Zanon

      Si è vero, si deve proprio cambiare la mentalità, si deve fare una rivoluzione antropologica che porti gli individui a liberarsi di falsi dei, terreni e metafisici, partendo da rapporti umani reali con l’altro da sé, in generale, e con l’altra metà del cielo in particolare.
      Credo che solo un’immagine di donna possa trasformare la nostra realtà umana. E’ bene dirlo, ripeterlo, scriverlo, ricordarlo e ripeterlo di nuovo ’impiegando sempre maggiore forza’ come dici tu Giuseppe.
      Grazie e buon anno nuovo ...

  • Di paolo (---.---.---.102) 30 dicembre 2010 19:07

    Bravissimo Gian Carlo ,come al solito sai andare alla sostanza con estrema lucidità . E anche Fusco centra il problema : l’uomo che concepisce la donna come una sua proprietà di cui poter disporre a proprio piacimento . Non accetta il rifiuto , come un bambino che si vede privato del suo giocattolo , soltanto che il bambino piange mentre l’adulto malato spara e uccide .

    Caro saluto ed auguri ad entrambi.

    paolo
  • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.108) 30 dicembre 2010 23:58
    Gian Carlo Zanon

    Grazie Paolo, in questo periodo sto iniziando una ricerca dal titolo Cronache dal sottosuolo che pubblicherò da gennaio sul mio sito, dove indagherò su fatti criminosi con queste caratteristiche.
    Grazie di tutto e auguri anche a te.
    Gian Carlo
     

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares