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Un Paese alla deriva?

L’Italia sta vivendo uno dei suoi momenti più bui. Ciò che è peggio, non se ne vede la fine, e si fatica a immaginare un futuro migliore in tempi ragionevoli.

Gli eventi si susseguono rapidi, e pare proprio che al peggio non ci sia limite.

1) Un governo va giudicato per ciò che fa, non per la vita privata del premier. Il quale, però, deve avere una vita privata presentabile e non può dire sempre quanto gli passa per la testa: è una questione di buon gusto e di prestigio internazionale. Da tempo Berlusconi ha passato il segno.

2) Errori politici Berlusconi ne ha compiuti. L’ultimo in estate: la cacciata di Fini. Davvero non sarebbe stato meglio per il Paese una pacificazione, seppur di facciata, per realizzare un programma comune? Il premier ha puntato come al solito sul carisma personale e sulla capacità di raccogliere il consenso. Ma gli elettori non sono stupidi. Sono stufi, quello sì: stufi di concedere nuove aperture di credito.

3) Molto del buono che il governo ha fatto in questi anni ha due nomi, e non sono quelli del premier: Roberto Maroni e Giulio Tremonti. Su tanti altri punti del programma, il Paese è immobile. Berlusconi non è fortunatissimo (nel 2001 l’11 settembre, nel 2008 la crisi economica), ma la modernizzazione dell’Italia in senso liberale (promessa dal ’94) davvero non si vede.

D’altra parte:

1) La sinistra è nulla. Da tempo immemorabile non esprime un leader degno di questo nome; e gli ultimi sondaggi dicono che non riesce ad avvantaggiarsi dalla crisi della maggioranza. Nella loro pochezza, quelli del PD lo sanno, e chiedono un governo tecnico per non andare subito al voto.

2) Berlusconi ne avrà combinate di ogni tipo, ma che sia perseguitato da molti magistrati mi sembra evidente. Non si hanno notizie di indagini precedenti alla discesa in campo; eppure Mani Pulite era scoppiata due anni prima, e i referenti politici del premier avevano già collezionato avvisi di garanzia. Si grida allo scandalo per il lodo Alfano, ma nel ’93 a Scalfaro bastò dire “Non ci sto”. Dove sta la differenza? A fine ottobre Fini è stato scagionato per la vicenda di Montecarlo: solo allora si è saputo che era indagato. Ma i magistrati spifferano ai giornalisti solo le vicende berlusconiane?

3) La demonizzazione dell’avversario, la speranza che perda sempre e comunque, impedisce di governare, di fare una sana opposizione, di progettare riforme radicali e a lungo termine, che per loro natura chiedono di essere largamente condivise.

In definitiva: siamo un Paese senza speranza?

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