• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Un Catarra, cento illusioni

Un Catarra, cento illusioni

JPEG - 162.8 Kb
"L’Arena"
Massimo Giletti, Raiuno, domenica 13 aprile 2014

Qual è il paese dove imperversano miriadi di cavallette con il lampeggiante rosso acceso per aprire varchi che nessuno si sognerebbe mai di sbarrare? Senza alcun dubbio, la risposta è il Paese di Bengodi. Nessuna burla ai danni dei creduloni, ma la pietra che rende invisibile, l'elitropia, pare proprio l'abbiano trovata i calandrini delle Onlus. Le mani tese a volte inducono in tentazione, a prendersi tutt'e due le braccia. 
 
Ci si aggrappa a tutto affinché si possa attrarre un target per opinione comune sensibile a tutte quelle iniziative d'attivazione della società civile, esperienze concrete di sostenibilità ed economia solidale; volontariato ed educazione alla cittadinanza mondiale. Rarità per un evento che nulla avrebbe a che vedere con la missione di una politica volta a esigenze avvertite e da una necessità condivisa, una presa di coscienza sempre più diffusa e responsabile dei doveri di ciascun uomo verso i suoi simili. Figura magra per il presidente della Provincia di Teramo, Valter Catarra, ospite su Raiuno de "L'Arena" di Giletti, domenica 13 aprile
 
Non è andata meglio a un anonimo funzionario dell'ente pubblico, il quale cercava di giustificare l'assurdo con elucubrazioni scandinave di difficile interpretazione. Sembra proprio che gli artefici dello pseudo corridoio aereo "Coast to coast" non sapessero che l'unico idrovolante disponibile sarebbe poi stato reperibile solo in Svezia. Ottima la performance della "lamentatrice teramana", una funzionaria da 165 mila euro annui che, accostata approssimativamente per reddito al Presidente della Repubblica, ha voluto sottolineare la mancanza per la sua persona dei lussuosi benefici di magione quali il Quirinale. Così, giusto per fare un esempio appropriato. 
 
Non dovrebbe essere ammissibile assoggettare un bene non negoziabile come la solidarietà a variabili dipendenti e non definite. Sarebbe saggio alzare la testa e drizzare le orecchie. Di non cronicizzare una dipendenza, di fuggire da quella gabbia di reciproca strumentalizzazione. Meglio non essere oggetto di bontà, neanche di quella vera, poiché è bello essere soggetti di diritti, padroni e gestori della qualità della propria vita. 
 


Un segnale forte arriva dritto da un'assistente educatrice dequalificata. Una signora e madre di famiglia di 52 anni, precaria e salariata da una cooperativa sociale tramite la provincia di Teramo che, a bella posta, casca a fagiolo come pedina di associazioni Onlus che usano indisturbate e come vogliono denaro pubblico

Ho lavorato per 9 anni in un istituto professionale, come assistente educatrice seguendo un ragazzo disabile. Dopo 9 anni sono stata dirottata in un'altra scuola perché il mio posto doveva essere ricoperto da una superdotata di alt(r)e conoscenze e rigorosamente in possesso della sola licenza di terza media, come la moglie di Cetto La Qualunque. Dapprima, avevo 18 ore settimanali che si sono ridotte piano piano a 14 per fare largo a giovani donne avvenenti. L'anno appresso, le ore si riducono drasticamente a 12 settimanali perché non c’è più posto per me, donna ormai priva di accessori che solo la giovinezza concede in comodato d'uso”. 

E aggiunge, per concludere: 

Undici anni di professionalità, di serio impegno, posti e accomodati con garbo senza cortesia in una panchina dimessa con 12 ore settimanali, pari a 360 euro al mese di stipendio. Durante una delle solite campagne elettorali, nel febbraio 2013, un noto politico della mia zona, oculatamente controllata dalla mafia bianca, in una riunione all'interno della cooperativa per cui lavoro, ha tirato fuori da un cilindro usato una magia stanca da circo Barnum. L'immancabile promessa di un avanzamento di livello e conseguente gratifica economica se l'urna avesse premiato l'invocato di turno”. 

Povera signora. La pagliacciata della riunione ha reso a lei e alle sue colleghe un abbassamento del livello d'assunzione. Da assistente educatrice a operatore socio assistenziale. Tutto ciò, affinché la cooperativa Onlus potesse aggiudicarsi un appalto per le scuole superiori giocando sulla pelle dei lavoratori. Semplice come bere un bicchiere d’acqua. E chi te la nega in Italia l'acqua?! Il sindacato pare sia deciso questa volta a dissotterrare l'ascia di guerra. Ma non troppo. Forse a scorgere appena il manico. Chissà! Vale la pena scavare tanta terra per la riconquista di un diritto acquisito? Molti dipendenti hanno aderito. Di più quelli che si sono ritirati. 
 
In Abruzzo, si vota a maggio. Sul tavolo della trattativa sono state già imbandite succulente promesse preelettorali pronte a squagliare al sole di giugno.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità