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Uccidere il tiranno

Il 21 di gennaio del 1793 il re di Francia fu ghigliottinato. Più tardi toccò agli zar, al dittatore italiano, a quello iracheno. E chissà a quanti altri.

La settimana scorsa è stato il turno di quello libico.

Il sangue dei dittatori ha imbrattato le mani dei loro giustizieri, anche se le loro mani, quelle dei re, dei despoti, dei tiranni sono sempre state ben più macchiate dalle sofferenze delle moltitudini perseguitate e oppresse; quindi nessuna comprensione, nessuna connivenza.

Perciò la morte di Gheddafi non scuote (forse) le coscienze, ma - come ci ricorda Emma Bonino - con lui verranno sepolti i molti segreti e le molte ambiguità che il mondo occidentale, quello delle persone perbene in giacca e cravatta, aveva tutto l’interesse ad occultare.

Supporre che l’esecuzione a freddo nasconda un invito di chissà chi (non necessariamente un ordine esecutivo, può bastare anche solo la suggerita “speranza” che finisca così) è dietrologia così prevedibile che non vale nemmeno la pena. Con una pistola d'oro, poi!

Ma forse si può dire, sommessamente, che il tiranno morto e il cinico mandante dei salotti buoni siano strettamente legati l’uno all’altro.

Il primo è scuro, scarmigliato, inquietante d’aspetto e vagamente animalesco nelle abitudini (lo stuolo di valchirie-amazzoni-guardiedelcorpo non parla forse di femminilità cannibalica? e ci vuole uno psicoqualcosa per dirci che si tratta di un fantasticato rovesciamento di ruoli? chi mangia chi, alla corte del Capo?). Insomma, la Bestia.

Il secondo si presenta come la Bella della favola. Pulito, educato, ragionevole, comprensivo, atto alla dialettica ed alle buone maniere. Cortese perfino (a volte, non sempre). Trova sconveniente sporcarsi le mani con truculenza, meglio mandare un asettico drone. Anche con le donne ci va piano, si trova bene con mogli assuefatte e ascetiche. Un po’ anoressiche. Sante donne.

Con le ovvie eccezioni naturalmente, ma non quelle che si possono pensare di primo acchito. Berlusconi ha poco del tecnocrate delle democrazie occidentali e molto del boss preilluminista (si trova assai bene con Putin, infatti, che di democratico ha ben poco).

Preilluminista è una definizione che mi piace. Perché mi fa tornare all’inizio, al Re di Francia. E al Terrore. Cioè a quell’improvviso emergere di un “dentro”, di un’istintività feroce e assassina, che affrontò l’ingiustizia, ma non seppe trovare in sé la forza (o l'intelligenza?) di rifiutare senza uccidere. Di cacciare il tiranno senza torcergli un capello. Magari anche pagandogli il viaggio.

A noi, in occidente, quella testa spiccata dal busto costò cara; si cominciò a pensare che l’istinto umano fosse un terribile mostro. Che in ogni uomo albergasse un assassino, uno psicopatico. Un pazzo da tenere a bada stringendo stretto il nodo della cravatta, ingabbiando il collo in colletti alti e rigidi, nascondendo l’espressione sotto grandi baffi e grandi barbe. Dissimulandosi, per paura che qualcosa di quel mostro trapelasse. La (falsa) Bella prese forma.

E ci si ricordò che da duemila anni, in fondo, i preti lo ripetevano. L’uomo è colpevole della colpa di Adamo. Appena lo lasci senza controllo trasgredisce e i suoi figli ammazzano.

La Rivoluzione confermò la Genesi. E tutti si convinsero che il sangue del Re altro non rappresentava che la più profonda verità umana.

Qualcuno poco dopo scrisse di Hyde e di Jeckyll ed ancora oggi tutti ripetono quella balla ideologica secondo la quale in oguno di noi dorme di sonno leggero un pericoloso assassino. In giacca e cravatta, probabilmente.

Sic transit gloria mundi... dice chi se ne intende.

Speriamo che ai libici quel colpo di pistola non costi quello che è costato a noi la lama di quella ghigliottina, perché le teste si rompono con facilità, ma l’ideologia è una brutta bestia da smantellare.

Poi ci vuole la teoria di Fagioli, per rimediare, ma ancora non è stata tradotta in arabo.

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