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UE dura con la Romania: “Non meritava la nostra fiducia”

Ma non applicano le sanzioni. Lodi alla Bulgaria.

La riforma della Legge anti-corruzione votata alla fine di giugno in versione “favorevole” ai mariuoli ha determinato il durissimo rapporto contro Bucarest cui fanno da contr’altare le lodi a Sofia
E’ la prima volta che succede dal giorno in cui, era il primo gennaio di tre anni fa, la Romania e la Bulgaria hanno aderito all’Unione europea: nel rapporto, insolitamente sottratto alla discussione plenaria dei Commissari, redatto dalla Confederazione a ventisette sono state avanzate critiche assai dure nei confronti della reale volontà della classe politica romena di combattere la corruzione ed il crimine dei cosiddetti “colletti bianchi” mentre sono state spese parole lusinghiere nei confronti degli sforzi bulgari tesi ad allineare il proprio paese alle più evolute democrazie europee.
 
Sinora, infatti, i vari rapporti semestrali avevano piuttosto avanzato osservazioni, anche feroci, nei confronti di Sofia ed avevano incoraggiato costantemente le riforme via via adottate dal Parlamento di Bucarest. La Commissione europea, però, martedì pomeriggio non ha presentato un documento plenariamente discusso tra tutti i suoi membri, sintesi di un’approfondita discussione, ma ha consegnato ai singoli Commissari un pacchetto preconfezionato dalla sua dirigenza, probabilmente proviene dall’Ufficio del Presidente Barroso, d’intesa con i rappresentanti di Olanda, Gran Bretagna, Germania e Finlandia.
 
Proprio il Commissario finlandese Olli Rehn sino all’anno scorso era deputato all’allargamento dell’Unione ed in tale veste ha curato l’ingresso di Bucarest e Sofia nell’esclusivo “club a dodici stelle”. “La Romania ha completamente disatteso le promesse fatte al momento dell’adesione dimostrando che il suo ingresso nell’Unione europea è stato un nostro grande errore mentre il nuovo governo bulgaro (quello presieduto dall’ex “body- guard” e sindaco di Sofia Boiko Borisov) con grande senso di responsabilità sta tenendo fede agli impegni” hanno all’unisono affermato quattordici dei ventisette commissari tra cui non c’era l’italiano Tajani. Curiosamente però, o forse proprio perché il rapporto di ieri non è stato democraticamente dibattuto tra i Commissari, alla Romania la Commissione non ha applicato alcuna sanzione ma già si sussurra che, a causa di questo rapporto, per molto tempo Bucarest non potrà ambire ad entrare nel cosiddetto “Spazio Shengen” cosa che invece sarà possibile a Sofia. Il Presidente della repubblica Traian Basescu, pur considerando il rapporto una “reale ancorché amara fotografia della situazione oggi esistente”, ha aspramente criticato certi giudizi tesi a dipingere Bucarest come un invitato sgradito nell’Unione ed ha, comunque, immediatamente convocato il Parlamento in seduta straordinaria estiva, nel mese di Agosto, affinché vari urgentemente una nuova legge anti-corruzione nel senso voluto dall’Unione europea ma che non dimentichi i precisi paletti imposti, ad un tal genere di legislazione, dalla Corte Costituzionale di Bucarest.
 
Una dura reazione dell’Unione europea contro Bucarest era nell’aria da quando, lo scorso trenta giugno, il Senato di Bucarest ha licenziato una legge anti- corruzione che, paradossalmente, invece strizza l’occhio a ladri e concussi paralizzando di fatto l’attività dell’Agenzia nazionale per l’integrità, ma nessuno pensava che tale deliberazione senatoriale, concepita principalmente al solo scopo di colpire il governo del Pdl attualmente in carica e guidato da Emil Boc, suscitasse un’avversione così profonda in Barroso. Il rapporto di ieri probabilmente segna il destino dell’attuale gabinetto Boc, destinato a cadere in autunno per essere magari sostituito da una coalizione formata da liberali e Pdl con presidenza ai primi, ma al contempo stoppa le speranze di un adesione all’Unione europea in tempi ragionevolmente rapidi di alcuni stati balcanici quali Serbia ed Albania. E’stato proprio Olli Rehn a sottolinearlo affermando che “ d’ora in poi si procederà con i piedi di piombo prima di accettare qualsiasi nuovo membro”. Addirittura in Commissione c’è chi dice che pure l’adesione della Croazia, prevista tra quindici mesi, potrebbe subire un rinvio consistente.

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