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Tutti dicono: I Love You

Tutti dicono: I Love You

In tempi di “amore liquido” (Bauman) possiamo smettere di interrogarci su cosa diciamo quando diciamo: ti amo? Vogliamo così appaltare, anche su questo argomento, il nostro cervello a conduttori e comparse di talk show e reality?
 
E allora cominciamo, facendoci guidare dalle riflessioni del raffinato filosofo Jean Luc Nancy, (Sull’amore, Bollati Boringhieri; vedi, anche, Nancy, M’ama non m’ama, Utet), dal constatare che in questo nostro mondo, comandato da troppi calcoli, aspettative e valutazioni, si ha l’impressione che amare sia sottoposto a troppe domande. “Amare – sì, ma secondo quale misura di gusto? Secondo quale aspettativa di durata, secondo quale modo di esistenza? Secondo quali rischi e quali chance? Amare – sì, certo, vi aspiriamo sempre, ma non senza misurare i possibili costi e benefici, non senza prevedere più o meno espressamente la possibilità di limitare o di abrogare l’impegno. Amare – sì, lo diciamo sempre, ma, non confondendo forse l’impegno incondizionato con le attrattive della condivisione (calore, compagnia, comfort , scivolando tra l’altro dal senso antico di quest’ultimo termine verso il suo senso moderno: <<confortevole>>, <<gradevole>>,<<comodo>>) oppure con le spinte del desiderio?” Forse è per questo che l’amore ci sembra oggi talora in pericolo: minacciato, rovinato, degradato? Forse è per questo che “abbiamo sviluppato una coscienza così acuta delle illusioni, delle trappole e delle inconsistenze dell’amore”?
 
E poi, non è rivelatore il fatto che la parola cristiana per amore, la “carità”, terza virtù teologale, che starebbe a indicare un amare caramente, un sentire caro (chérir), un donare o riconoscere un prezzo assoluto (e quindi nessun prezzo calcolabile) a qualcuno, un valutare l’inestimabile, “sia caduta al rango dell’elemosina condiscendente e per questo quasi impossibile da riannodare seriamente all’amore di quel Dio” di cui è detto che “è amore” e che “la sua legge è amore”? Sembra davvero che si sia fatto di tutto, anche nella pratica dottrinale e sociale delle Chiese, per far svanire questo rapporto tra amore e Dio!
 
Perché ciò è avvenuto? Come è stato possibile?
Ci consola forse il fatto, scrive J.L. Nancy, che, in ogni caso e nonostante tutto, “siamo in apprensione per l’amore, che non cessiamo di cercarlo nella vita e di interrogarlo nel pensiero, comprendendoci e, assieme e allo stesso tempo, fraintendendoci su quel che abbiamo così di mira. Almeno, questo solo fatto ci assicura che l’amore c’inquieta, che ci tiene in allerta e che è una scommessa”: la scommessa! 
 
Non ci resta allora che amare questa “inquietudine d’amore riguardo all’amore”?
In fondo, dovremmo, forse, dire: “l’amore ovvero il senso!

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