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Tutelare l’Amazzonia per salvare il clima

 Il “polmone verde del mondo” è sotto minaccia. Appena insidiatosi, il neo presidente del Brasile Jair Bolsonaro ha mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale iniziando a smantellare le norme a tutela dell’Amazzonia emanate nel nuovo millennio che hanno consentito di ridurre drasticamente il tasso di deforestazione dell’area naturale. Tra i primi atti firmati c’è il trasferimento delle competenze nella definizione dei confini delle terre delle popolazioni indigene dal Funai, la Fundaçao Nacional do Indio (Fondazione Nazionale per gli Indigeni), al ministero dell’agricoltura presieduto da Tereza Cristina, da sempre vicina alle lobby dei latifondisti. Pochi giorni dopo è arrivato l’attacco alle organizzazioni non governative attive nella tutela dei diritti degli indios e dell’ambiente, accusate di manipolare gli indios per ostacolarne l’integrazione con la popolazione brasiliana e, di conseguenza, giustificare la presenza delle stesse ong nell’area per attrarre i finanziamenti internazionali. Per questo Bolsonaro avrebbe predisposto di sottoporre le ong al controllo del potere esecutivo, decisione che, di fatto, completerebbe un progetto per rimuovere gli ostacoli posti dalle tribù allo sfruttamento dell’Amazzonia: estromettere gli indios dalla demarcazione dei confini e limitare l’operato delle organizzazione che tutelano i loro diritti denunciandone le violazioni.

Una questione globale

A prescindere dall’orientamento politico e dal luogo di residenza, la strategia sull’Amazzonia di Jair Bolsonaro andrebbe fermata. Gli indios, come confermano numerosi studi indipendenti internazionali, sono i migliori custodi delle risorse naturali del pianeta e privarli dei loro diritti porterebbe a conseguenze potenzialmente catastrofiche. Oltre a mettere a rischio la vita dei 900.000 indigeni locali (il Brasile detiene il triste primato mondiale di omicidi di indios), l’esclusione delle tribù dalla gestione dei territori della foresta darebbe il via libera alle brame delle multinazionali agroalimentari, zootecniche e minerarie per la conquista di terreni dell’Amazzonia. Gli effetti sarebbero l’aumento della deforestazione con ripercussioni negative sulla biodiversità, sulle riserve di acqua dolce e, soprattutto, sulla capacità di catturare i gas serra del “polmone verde”. L’abbattimento di alberi, o peggio il loro incendio, rilascerebbe in atmosfera milioni di tonnellate di carbonio (si stima che l’area ne custodisca da 80 a 120 miliardi di tonnellate) e ridurrebbe la capacità di assorbimento della CO2 superiore a 1,6 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, pari al 4% delle emissioni totali di anidride carbonica globale prevista per il 2018 (41,5 miliardi di tonnellate). Un degrado dell’ecosistema con conseguenze ambientali non solo a livello regionale (rischio desertificazione, dissesto idrogeologico e climatico, perdita di biodiversità, ecc.), ma pure a livello mondiale con innalzamento della concentrazione di gas serra e l’aumento del riscaldamento globale. Effetti da scongiurare considerato che negli ultimi quattro anni si sono registrate le temperature più alte di sempre e che le conseguenze previste dall’ultimo studio dell’IPCC su un ulteriore innalzamento della febbre del pianeta sono preoccupanti.

Le iniziative delle associazioni

Per fermare la speculazione sul cuore verde del mondo si sono attivati in molti con iniziative a difesa delle popolazioni e delle risorse naturali della foresta sudamericana. Di seguito riportiamo alcune delle azioni promosse da gruppi e associazioni tra i più attivi dove è possibile approfondire il tema, firmare le petizionie scoprire come agire in difesa dell’Amazzonia.

L’Apib, l’Associazione dei popoli indigeni del Brasile, ha promosso una petizione(consultabile, ma non sottoscrivibile) contro la decisione di trasferire le competenze della demarcazione dei confini indigeni dal Funai al ministero dell’agricoltura.

Amazon Watch chiede una firma di solidarietà ai movimenti di resistenza brasiliana e offre numerose altre forme di supporto alla lotta delle tribù amazzoniche.

Su Greenpeace Brasil si può vidimare la petizione contro la deforestazione dell’Amazzonia e aderire a molte altre iniziative correlate.

La divisione italiana di Survival International chiede da tempo di sottoscrivere l’appello per la difesa dei popoli indigeni del Brasile e propone campagne di lettere da inviare ai governanti del mondo per la tutela delle diverse tribù del mondo, comprese quelle amazzoniche.

Su Salviamo la Foresta è ancora attiva la petizione a sostegno delle attività delle nove organizzazioni territoriali amazzoniche integranti di Coica, il Coordinazione delle Organizzazioni Indigene del Bacino Amazzonico.

 

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