Turchia verso la guerra civile?
Le recenti elezioni in Turchia hanno scosso il quadro politico del paese a causa della sconfitta del partito islamico di cui è esponente il presidente della repubblica Erdogan. I risultati sono stati i seguenti: AKP (islamico-nazionalista): 40,87 %; CHP (social-democratico): 24,95; MHP (nazionalista): 16,29%; HDP (curdo-socialista-ambientalista) : 13,12 %.
Essendo, quello turco, un sistema proporzionale, il partito al governo AKP non riesce a governare da solo come ha fatto finora e quindi sono iniziate le trattative con gli altri partiti. Proviamo ad elencare i possibili scenari dopo questo terremoto elettorale che ha immediatamente fatto crollare la borsa e la valuta turca a causa dell’instabilità che presto si potrebbe creare nel Paese:
1) GRANDE COALIZIONE AKP-CHP-MHP: una coalizione tra islamici, socialdemocratici e nazionalisti consentirebbe di creare un governo di unità nazionale con una larghissima maggioranza. Escludiamo sicuramente da questo governo i curdi, che si rifiutano categoricamente di sedersi a fianco del partito di Erdogan. Una coalizione del genere rimane però molto improbabile, dato che metterebbe fine al presidenzialismo de facto di Erdogan; i socialdemocratici hanno chiesto un premier a rotazione e i nazionalisti hanno chiesto le dimissioni di diversi esponenti corrotti del precedente governo e addirittura dello stesso Erdogan. Nel caso dovesse formarsi un governo del genere, rischierebbe comunque di essere molto fragile e instabile. PROBABILITA': MOLTO BASSA
2) COALIZIONE AKP-MHP: una coalizione tra islamici e nazionalisti è quella che i media pensano essere la più probabile, ma anche in questo caso le trattative sono difficili, dato che i nazionalisti chiedono una stretta sulla corruzione e l’interruzione del processo di pace con la minoranza curda. Considerando l’ostilità di Erdogan verso i curdi, non è però escluso uno scenario del genere. A livello ideologico i due partiti sono abbastanza vicini anche se il leader del MHP continua a chiedere la testa del presidente. PROBABILITA': MEDIA
3) COALIZIONE AKP-CHP: una coalizione tra islamici e socialdemocratici è quella che sta prendendo piede nelle ultime ore. I due partiti, anche se in netta opposizione tra loro, dato che i socialdemocratici hanno guidato le proteste del 2013 contro il presidente, e anche abbastanza distanti a livello ideologico, possono essere considerati però vicini a livello politico, considerando che entrambi sono perdenti, cioè hanno diminuito i propri consensi ed entrambi non vogliono perdere le proprie poltrone. Un governo islamico-socialista è quindi possibile e darebbe ad Erdogan anche il numero di seggi necessari per convocare un referendum per rendere la Turchia una repubblica presidenziale. PROBABILITA': MEDIO-BASSA
4) COALIZIONE CHP-MHP-HDP: una coalizione dei partiti di minoranza anti-Erdogan è stata ventilata da alcuni esponenti politici turchi, ma la probabilità che questa si realizzi e governi (avrebbe pienamente i seggi necessari), sono abbastanza scarse soprattutto a causa della distanza tra MHP e HDP sul processo di pace curdo. Distanza assolutamente incolmabile. Non è però escluso una coalizione del genere per formare un governo transitorio con obiettivi ben definiti (ad esempio lotta alla corruzione o riforma della legge elettorale). PROBABILITA': BASSA
5) GOVERNO DI MINORANZA AKP: AKP potrebbe governare con l’appoggio esterno dei nazionalisti e/o dei socialdemocratici. Ipotesi però alquanto improbabile dato che questi ultimi non ne ricaverebbero alcun vantaggio. Si dovesse realizzare uno scenario del genere, sarebbe comunque un governo molto instabile e con margini di manovra minimi. PROBABILITA': MEDIO-BASSA
6) ELEZIONI ANTICIPATE: se entro 45 giorni dalla votazione non si sarà trovato nessun accordo, Erdogan avrebbe il diritto di indire elezioni anticipate, in cui la propaganda del suo partito punterebbe tutto sull’instabilità politica ed economica causata dal voto agli altri partiti di minoranza e al fatto che serve una riforma politica di stampo presidenziale. Non è escluso che parte dell’elettorato, impaurito dall’instabilità, torni a votare AKP, considerando che è l’unico partito il cui incremento dei consensi garantisca possibilità di governo, anche se colmare 10 punti percentuali non è affatto facile. PROBABILITA': MEDIO-ALTA
7) DERIVA AUTORITARIA: Erdogan potrebbe sfruttare un’eventuale strategia della tensione nel Kurdistan turco per mettere fuorilegge l’HDP oppure simulare un colpo di stato per attuare misure di emergenza, per assumere poteri speciali e di fatto aprire la strada ad una dittatura con l’appoggio dei deputati dell’AKP e indire un referendum per assumere più poteri. Oppure potrebbe indire nuove elezioni e mettere fuorilegge o ostacolare ampiamente il partito curdo, oppure attuare pesanti brogli elettorali e assicurare la maggioranza all’AKP. PROBABILITA: ?
A nostro avviso questi sono i possibili scenari che potrebbero realizzarsi in Turchia. Se si dovessero realizzare lo scenario 1, 3, 4 la situazione potrebbe, almeno per un breve periodo, stabilizzarsi e causare un forte ridimensionamento del potere di Erdogan.
Invece nel caso si realizzasse lo scenario 2, o il 5 con appoggio esterno del MHP, il processo di pace curdo potrebbe essere interrotto e il Kurdistan turco potrebbe iniziare a ribellarsi, considerando che, già allo stato attuale, la tensione sta fortemente aumentando a causa di attentati e della presenza degli uomini dello Stato Islamico che, secondo l’HDP, avrebbero attuato già diversi attacchi dinamitardi contro sedi del partito. Considerando la presenza di un milione e mezzo di profughi siriani in Turchia, di cui la maggior parte nel Kurdistan, considerando che il Kurdistan turco confina con il Kurdistan siriano e iracheno, dove i curdi sono armati, indipendenti e vincitori delle ultime battaglie contro l’ISIS, è praticamente ovvio pensare che, se la situazione in Turchia si destabilizzasse a sfavore dei curdi turchi, questi potrebbero ribellarsi in massa con l’appoggio militare delle altre formazione curde siriane e irachene, che ricordiamo essere state pesantemente armate proprio dall’Occidente. Una situazione del genere, porterebbe velocemente al tracollo economico della Turchia ed alla guerra civile.
Inoltre, è da considerare, che sia in questo, sia nel caso degli scenari 6 o 7, oltre alle rivolte dei curdi potrebbero esserci le rivolte dell’opposizione socialdemocratica, che potrebbe tornare in piazza come nel 2013, contro un governo autoritario che ha portato il paese alla guerra civile. A questo proposito, a nostro avviso, la Turchia rischia di diventare una nuova Siria, divisa in più parti.
La cartina mostra come potrebbe facilmente dividersi il paese in caso di conflitto: le zone occidentali e costiere, economicamente più avanzate e più influenzate dal turismo ed etnicamente anche di origine greca e slava, sono tutte governate dai socialdemocratici filo-europei. La parte centrale del paese, etnicamente turca, è saldamente nella mani del partito islamico, mentre la parte orientale, dove risiedono le minoranze curde, armene e arabe è adesso elettoralmente nelle mani del partito della Primavera Curda, cioè l’HDP. A nostro avviso, quindi, la Turchia, in caso di destabilizzazione e guerra civile, potrebbe dividersi in tre zone principali: TURCHIA EUROPEA (Instabul, regione Marmara ed Egeo); TURCHIA CENTRALE (Ankara, Anatolia Centrale, Turchia Mediterranea e Regione del Mar Nero); KURDISTAN (Anatolia Orientale e parte dell’Anatolia SudOrientale).
Concludiamo dicendo che, considerando la situazione nel suo complesso, cioè Presidente propenso ad una deriva autoritaria e diplomaticamente isolato, instabilità politica, rallentamento economico, enorme massa di profughi all’interno del territorio, recenti rivolte antigovernative, presenza di regione separatista confinante con zone militarmente armate e alleate, ci sono tutte le condizioni per un collasso politico e sociale del Paese. In questo contesto sarebbe, a nostro avviso, sicuro l’arrivo di uomini dell’ISIS sul suolo turco, sfruttando un’eventuale guerra civile e considerando che lo Stato Islamico confina direttamente con l’Anatolia Sudorientale, dove c’è una forte presenza curda, ma insieme a turchi, turcomanni e arabi. Quindi, sempre in caso di insurrezione del Kurdistan turco, questa sarà sicuramente un’area di conflitto dove potrebbe facilmente insinuarsi l’ISIS e conquistare territorio, in funzione anticurda. L’area di azione dell’ISIS in Turchia, in caso di collasso del Paese, sarebbe quella cerchiata nella seguente cartina:L’enorme area di instabilità mediorientale, in caso di collasso della Turchia, potrebbe incrementare in maniera esponenziale coinvolgendo l’Iran (dato che esiste un Kurdistan iraniano), ma anche Paesi vicini alla Turchia come Armenia, Azerbaigian, Turkmenistan e Cipro. E, a tutto questo, si aggiunge che a nord della Turchia c’è la Grecia, il cui fallimento potrebbe essere imminente, dove esiste una forte minoranza islamica e un forte partito neonazista e che a sua volta confina con l’islamica Albania, che confina con la Macedonia che è stata recentemente colpita da attacchi armati da parte di guerriglieri islamici kosovaro-albanesi. Come vedete, la Turchia è un tassello importante, la sua caduta potrebbe essere una bomba atomica di instabilità e allargare la Guerra Civile Globale che ormai coinvolge Libia, Iraq, Siria, Yemen, Arabia Saudita, Libano, Ucraina, Somalia e Nigeria, senza considerare i Paesi che sono intervenuti in questi conflitti direttamente e indirettamente.
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