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Turchia e Unione Europea, l’eterna esclusa

 

L’Unione Europea dal primo gennaio 2007 comprende 27 paesi membri inoltre ce ne sono altri tre candidati ad un futuro ingresso ovvero Croazia, Macedonia e Turchia.

Proprio la Turchia è la nazione che più genera problemi all’Unione Europea ed al suo processo di espansione, per questioni culturali, religiose e normative. Nonostante la popolazione turca più giovane sia molto propensa ad un ingresso nella UE ed anche ad attuare alcuni cambiamenti rimangono delle differenze culturali e normative che rendono questo passaggio molto complesso.

Ora se da un punto di vista storico sembra naturale che la Turchia si leghi alle altre nazioni europee, si ricordi che l’attuale Istanbul fu Costantinopoli Nuova Roma, rimane però la questione di uno Stato islamizzato con un apparato normativo influenzato da non pochi aspetti religiosi che bussa alle porte della UE.

E proprio questa è la questione più annosa che impedisce alla UE di prendere una decisione unanime, la Turchia è una prospera Repubblica Parlamentare comprendente 72 milioni di abitanti ma il suo apparato normativo è ancora influenzato dai precetti religiosi. In sostanza mentre la UE è un organismo composto da stati laici la Turchia non può ancora essere definito uno Stato totalmente laico. Inoltre ci sono ancora delle disparità interne nel trattamento degli individui a seconda del genere che non collimano con i principi della UE.

Ci sono poi altri fattori che rendono complessi i negoziati per l’ingresso della Turchia, ovvero la questione della minoranza Curda riconosciuta formalmente solo nel 1991; i Curdi sono indignati per le richieste inascoltate di trasformare la Repubblica Turca in uno Stato pluralista inoltre non deve essere sottovalutato il grave coinvolgimento a Cipro dei primi anni ’70 che ha portato ad una vera spaccatura dell’isola.

L’isola di Cipro è divisa politicamente nella Repubblica di Cipro, che rappresenta i 2/3 dell’isola, e che è membro della UE dal 2004 e dalla zona settentrionale Repubblica Turca di Cipro Nord, formatasi grazia all’intervento militare Turco che fu particolarmente duro.

Questioni politiche, culturali e religiose impediscono alla Turchia di entrare a far parte della UE ma rimane la speranza che possano essere superate e che l’Unione Europea possa divenire un’oasi di pace, di tolleranza interreligiosa dove la diversità sia un valore prezioso e dove Cristiani e Musulmani possono vivere insieme, nel rispetto reciproco e nella collaborazione. 

Commenti all'articolo

  • Di Ambra Liù (---.---.---.26) 25 maggio 2009 16:43

     Ciao

    Ho vissuto in Turchia un anno, ad Izmir (erroneamente ancora chiamata Smirne in Italiano, costa egea) a cavallo tra il 2006 ed il 2007, anno cruciale per la Turchia, perché c’è stata la controversa elezione del presidente della Repubblica Gül, sponsorizzata dal Presidente del Governo Erdogan.

    Vorrei rispondere ad alcune tue affermazioni e chiederti di approfondirne altre, per favore.

    Inizio da qui:

    “rimane però la questione di uno Stato islamizzato con un apparato normativo influenzato da non pochi aspetti religiosi che bussa alle porte della UE.”

    Cosa intendi per Stato islamizzato? A quale stato paragoni la Turchia? Perché la Turchia è sulla carta un paese laico, di religione musulmana. Noi italiani possiamo permetterci di dire che siamo uno stato laico? Io non direi proprio. Il fatto è che la religione ufficiale è l’Islam ed è innegabile che a Izmir i greci, camuffino la loro chiesa ortodossa sotto falso nome, un sacerdote italiano è stato ucciso pochi anni fa e questi sono vicende non da paese civile e moderno. Effettivamente Erdogan è riuscito a reinserire il velo negli uffici pubblici e nelle università, puntando sul fatto che così apriva le porte dell’istruzione a tutti quegli osservanti, anzi a quelle donne osservanti che venivano tagliate fuori dall’istruzione superiore, perché non potendo utilizzare il velo, non si iscrivevano alle università, e solo poche andavano all’estero. E’ anche vero però che in taluni casi il velo non è un simbolo religioso, ma più che altro un’abitudine anche delle più giovani nelle zone rurali, le donne curde ne portano di particolari che sono inconfondibili, coloratissimi e di fattura molto semplice, mentre le donne più ricche coprono interamente il proprio corpo con cappotti e veli di seta, anche per distinguersi.

    La questione curda, è una dolente nota. La considerazione del massacro degli Armeni come guerra civile, è un fatto quasi intoccabile per i Turchi, che continuano a processare Pamuk, fatto questo recentissimo. Anzi aggiungo che le mie colleghe mi rinfacciavano anche l’ospitalità data ad Ochalan.

    Il fatto non è solo che Erdogan e altri politici facciano leva sulla religione per avere il massimo appoggio politico, guardiamo ai nostri politici e la questione si può capire, anche se in questo momento mi sembra che sia il Vaticano a fare opposizione, però restano i diktat del Vaticano a cui nessuno osa controbbattere.

    Inoltre nella parte est del paese, appunto il Kurdistan, parte molto estesa e molto povera, non sviluppata, dominata da siccità, analfabetismo, arretratezza culturale e sociale, vengono riportati dalla stampa dei comportamenti indegni di un paese moderno soprattutto nei confronti delle donne, ancora vessate. Divario questo per ora ancora insanabile. Aggiungiamo inoltre che il Kurdistan è riconosciuto solamente come aerea geografica...

    In ultimo la figura di Atatürk, che è presente in ogni angolo del paese. Autobus, taxi, case, negli uffici pubblici. Addirittura nel contratto di lavoro che ho firmato (lavoravo in una università privata) c’era una clausola con esplicito riferimento ai valori promulgati da Atatürk, la loro infrazione mi avrebbe rispedita a casa. Preciso che era una clausola presente nel contratto di tutti, non solo in quelli dei professori stranieri. Atatürk, in questo complessissimo paese non è ancora morto. Il giorno dell’anniversario della sua morte i miei studenti ed anche lo staff, portavano una sua immagine sistemata sul cuore e con su scritta solamente la data di nascita.  

    Per alcuni turchi di sinistra è un offesa imperdonabile che Gül, il presidente della Repubblica, sia andato a stare nella residenza di Atatürk portandosi con sé una moglie che usa il velo. E ricordo che subito dopo l’elezione all’epoca si parlò di uno stilista contattao dalla First Lady per abbellire il suo velo e renderlo accettabile agli occhi di quelli di sinistra.

    Ah, e poi... Gül e penso pure Erdogan hanno mandato le proprie figlie a studiare all’estero se non sbaglio, o forse solo il secondo... mica, no!?!?

    In ultimo ci tengo a dire questo: i turchi che non vanno a votare devono pagare una multa che all’epoca era di 50 lire turche, circa 25 euro, che però per una famiglia che ne guadagna poche al mese, fanno la differenza. E a chi vota viene fatto immergere l’indice della mano sinistra (o era la mano destra?) nell’inchiostro nero, in modo che tutti sappiano chi è andato o meno a votare.

    Le elezioni presidenziali si fecere a luglio, il popolo elegge il Presidente o il Parlamento e da lì il presidente, esattamente non ricordo. Un mio amico era indignato perché appunto era una data in cui molti nel fine settimana se ne sarebbero andati al mare. E il lunedì dopo si lamentava perché in giro vedeva pochissime persone con la fatidica ed inconfondibile macchia nera, che rimase al suo dito per quasi un mese.

    Ecco i avrei voluto sentirti affermare questo.

    Il tuo articolo mi è sembrato un po’ troppo superficiale, con pochi fatti ma con alcune affermazioni da approfondire...

    E ti chiedo se ti risulta che i paesi che vogliono aderire alla Comunità Europea versino delle cifre alla stessa, prima ancora dell’adesione...

    Grazie

    • Di Francesco Rossolini (---.---.---.103) 25 maggio 2009 18:51

      Sulla questione Curda e per l’occupazione di Cipro e l’esodo forzato verso sud di 200.000 persone credo ci sia poco da dire. Alla Turchia non resta che fare ammenda e riconciliarsi con la storia. 

      Per la questione cruciale dello Stato Islamizzato ritengo che ci sia una differenza sostanziale con l’Italia:
      L’Italia è uno stato Laico con un apparato normativo esemplare, basta conoscere anche superficialmente il diritto ecclesiastico per rendersene conto. Tutte le religioni più diffuse dispongono di convenzioni avanzatissime che le rendono prossime, in termini di diritto, alla religione Cattolica. In Italia chiunque può decidere di donare l’8 per mille a molteplici confessioni, è garantito il diritto di culto e non ci sono discriminazioni in campo lavorativo basate sulla religione: Chi mai chiede la religione di appartenenza ad un candidato? 

      L’ Italia è oggetto di studio e di emulazione per l’assoluta eccellenze delle norme di diritto ecclesiastico. La Turchia? 

      La Turchia è uno Stato ancora vincolato ai precetti religiosi, la separazione tra i poteri è ancora lontana dall’essere compiuta nella realtà. 

      Potresti affermare in tutta onestà che ad un Italiano Cattolico in Turchia è garantito lo stesso trattamento che l’Italia garantisce ad un Turco Musulmano in Italia?

      Potresti affermare che uomini e donne hanno gli stessi diritti in Turchia?


      Sul fatto dell’eccessiva sintesi hai ragione purtroppo mi capita spesso ridurre troppo i miei pensieri, comunque per trattare in maniera esaustiva tutti i punti cha hai toccato ci vorrebbe un saggio intero. 




  • Di Ambra Liù (---.---.---.142) 26 maggio 2009 16:37

     Mettiamola così.
    La differenza tra italia e Turchia è il fatto che in Turchia, c’è una maggiore disparità socio-culturale-economica in cui la religione entra in ballo aumentano le differenze e disparità . E questa arretratezza purtroppo non è mai veramente stata controllata dal Governo turco, la situazione quindi rimane abissale.

    Per favore risparmiami la tiritera sulla laicità dello stato italiano e per favore rispondimi sulla Turchia, stato islamizzato. Quello che hai scritto non è sufficiente per definirlo tale. 
    La Turchia è un paese complesso e ti ho spiegato benissimo perché. Ne so molto più io perché ci ho vissuto un anno, ed anche se ho lasciato il paese nel 2006, e continuando a seguire pochissimo le vicende interne, mi sembra di aver fatto un commento molto più informativo e bilanciato rispetto alle tue affermazioni.

    In quanto "cattolica" e italiana, sono stata trattata benissimo in Turchia. Che c’entra?
    Sono stata io ad affermare che a Trebisonda, se non erro era questa la città, era stato ucciso un sacerdote italiano. Sono io la prima a citare fatti rilevanti e ingiustificabili.
    Ma come non riconoscere il peso politico dell’avere il Vaticano in Italia? ma quale laicità italiana?
    Mi domandi: Chi mai chiede la religione di appartenenza ad un candidato? 
    Ti rispondo: gli stessi che vorrebbero riservare posti a sedere per i milanesi negli autobus, chiudere le moschee o far girare in città solo cani di razza italiana (il favoloso sindaco di Treviso, tale leghista Gentilini).
    Potresti affermare che uomini e donne hanno gli stessi diritti in Italia, con la Carfagna alle Pari Opportunità?
    Con guadagni inferiori, con donne che perdono il posto di lavoro se pensano alla prole. Chiaro che la tua affermazione a proposito aveva un obiettivo diverso e i problemi delle donne in Europa sono problemi da paesi industrializzati, civili, moderni... (scrivo con una punta di ironia).

    Prima di alzare l’indice contro un paese che ha dei leader con dei valori che il popolo non rinosce come tali, pensa alla situazione italiana, riflettiamo bene. Perché i turchi la pensano come me e forse te, non ho ben capito. Come anche in Iran, eleggono Ahmadinejad, ma il popolo sai cosa pensa e quanto vorrebbe gridare indignato?
    Perché non siamo un paese che può essere preso come esempio solo per il fatto che c’è il Vaticano che ora ci salva pure la faccia, ma fammi il piacere. La nostra situazione è complessa come quella della Turchia.

    Istanbul città comoscopolita, è popolata da donne velate e uomini che vestono alla ottomana, ancora oggi.
    Vai a Izmir per favore e poi raccontami cosa vedi.

    Non è un problema di sintesi il tuo, è proprio un problema di contenuti.

    E poi ti ho fatto una domanda, su eventuali finanziamenti che la Turchia e qualsiasi paese auspichi di entrare nella Comunità, dovrebbe pagare.
    L’informazione me la posso anche trovare da sola, ma allora, poi, smetto di leggere, commentare e controbbattere... e che gusto c’è?

    Ciao!

    AL.

    • Di Francesco Rossolini (---.---.---.103) 26 maggio 2009 17:50

      Secondo te la Turchia è uno stato liberal-democratico laico? Secondo me no. In Turchia il fattore religione è ancora predominante. 

      Santa Sofia è stata trasformata in Moschea e San Polieucto è stata utilizzata come rimessa per gli autobus fino agli anni ’60, bella tolleranza inter-religiosa. 

      Vogliamo poi parlare delle norme che regolamentano il matrimonio in Turchia, sempre e comunque a favore dell’uomo? 

      Nonostante il fatto che io stesso sia un sostenitore dell’ingresso della Turchia, a patto di alcuni cambiamenti, alcune tue affermazioni mi sembrano eccessivamente sbilanciate a favore della Turchia. (lasciamo perdere quel manipolo di poveretti che vorrebbero instaurare l’apartheid in Italia, per fortuna non rappresentano ancora il Paese) 

       L’ Islanda ha presentato questa mattina la richiesta per aderire all’Unione Europea. Entro pochi mesi verrà inclusa tra i candidati che in tal modo diventeranno quattro. Non ha versato un solo centesimo di € alla UE. 

      Comunque visto che hai molto da dire al riguardo perché non scrivi su AgoraVox una serie di articoli sulla Turchia? Potrebbero essere molto utili al dibattito ed apprezzati. 




    • Di (---.---.---.247) 28 maggio 2009 06:49

      Grazie per la risposta che hai saputo dare al mio quesito e grazie per la pazienza.

      Purtroppo per scrivere ci vuole molto tempo e non ne ho, a malapena riesco a leggere e seguire le vicende italiane a distanza, visto che ora sono negli Stati Uniti.
      Potrei al limite parlare di Obama...


      Grazie

      AL.

  • Di Nicholas Porcellato (---.---.---.78) 19 aprile 2011 22:19

    Sono sempre stato contrario all’entrata della Turchia e qui ne elenco i motivi:

    1) il tasso di fecondità turco è nettamente superiore a quello europeo. A breve (20 anni al massimo) la Turchia sarà più popolosa della Germania, dunque che effetto farebbe sull’UE avere il membro piu popoloso completamente musulmano??

    2) La Turchia confina con Iran e Iraq. Se entrasse a far parte dell’UE, per l’unione, i problemi del medio oriente non sarebbero piu periferici, ma la riguarderebbero strettamente. E, a pochi anni dalla conclusione della guerra nei Balcani non ritengo sia sensato andare ad occuparsi direttamente di altri conflitti, anche perchè l’Europa unita non c’è e si vede dall’emergenza profughi di questi giorni.

    3)La turchia non è geograficamente in Europa

    Mi dica cosa pensa della mia analisi, signor Rossolini.

    • Di Francesco Rossolini (---.---.---.241) 19 aprile 2011 22:42
      Francesco Rossolini

      Delle tre questioni quella geografica non è preoccupante. La Turchia è la porta dell’Oriente verso l’Occidente. Mi viene alla mente le proficue relazioni della Lega Anseatica. 


      La questione demografica è al contrario molto rilevante, forse la più rilevante. La Turchia non è al momento uno Stato Laico, perciò al momento non può entrare in Europa. 

      La questione posta al punto due non è insormontabile, addirittura potrebbe essere un punto di forza per la UE avere al suo interno uno stato Islamico. Si pensi a quanti rapporti commerciali privilegiati si potrebbero instaurare con tutti gli altri Stati Islamici. 

      La questione merita comunque un ulteriore approfondimento. Cercherò di realizzare un articolo contente gli interventi d altri specialisti in materia. 

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