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Tumori in crescita a Civitavecchia. Epidemiologi al lavoro

"Non esiste un Registro nazionale dei tumori (che copra l’intera popolazione) e non ne esiste neanche uno della Regione Lazio ma solo della provincia di Latina". A dirlo è il dottor Mauro Mocci, una vita spesa tra il lavoro di medico di base e le conferenze in giro per l'Italia, tra cittadini esasperati per le conseguenze dell'inquinamento dell’ambiente sulla salute. 

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da sinistra, Giuseppe Quintavalle direttore generale ASL RMF, Vincenzo Cacciaglia presidente Fondazione Cassa di Risparmio Civitavecchia, Marina Davoli direttore DEP Regione Lazio, Mauro Mocci coordinatore Registro Tumori Distr. F1 ASL RMF
 
Da oltre un anno, Mocci coordina il team di lavoro del Dipartimento di Prevenzione della ASL RMF per realizzare il Registro tumori del distretto F1 , che comprende i comuni di Civitavecchia, Allumiere, Santa Marinella, Tolfa: oltre 78.000 abitanti complessivi. Serviranno altri tre o quattro anni di lavoro per ottenere i risultati e nel frattempo sarà necessario raccogliere e catalogare dati e informazioni sensibili provenienti da varie fonti tra le quali il Registro Nominativi delle Cause di Morte (ReNCaM), secondo un protocollo previsto per l’iscrizione all’AIRTUM, l’Associazione Italiana Registri Tumori
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Mauro Mocci - Coordinatore Registro Tumori Distretto F1 ASL RMF

È di questi giorni la notizia che, anche a Viterbo, è stato presentato un progetto per un Registro tumori che rileverà i dati dei sessanta comuni della Asl. Sono segnali che mostrano una crescente attenzione alimentata, più che dalle scarse informazioni in circolazione, dall’esperienza diretta in famiglia. E non stupisce che, a Civitavecchia, la sala conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia sia affollatissima e non solo di addetti ai lavori. L’occasione è la presentazione del Registro Tumori e, a seguire, lo studio ABC -Ambiente e Biomarcatori a Civitavecchia, condotto dal DEP, il Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio.

Inquinamento e ambiente sono due fattori che incidono profondamente sulla salute e non solo su quella umana, ricorda Mocci, e sbaglia chi pensa solo ai tumori perché altre patologie respiratorie e cardiocircolatorie fanno la loro comparsa anche nell’età infantile. Significativa la slide proiettata sullo schermo. È della fine degli anni novanta. Mostra un fungo policromo che aleggia sopra l'altissima ciminiera della centrale Enel di Civitavecchia TVN-Torre Valdaliga Nord. Allora si bruciava olio combustibile a basso tenore di zolfo, mentre ora si brucia carbone. I filtri, le tecnologie di trasporto, lo stoccaggio nei dome del carbone e l’altezza del camino differenziano l’impianto TVN dalla vecchia centrale di Fiumaretta, che ha lavorato per quasi cinquant’anni prima di essere dismessa. Ma anche le quantità di carbone utilizzate oggi sono sensibilmente superiori a quelle di quarant’anni fa.

Per Mocci, Civitavecchia non è però solo la centrale Enel, è molto di più. Dove finisce l’impianto TVN, inizia l’area dell'altra centrale, quella a gas di Tirreno Power, che funziona in modo discontinuo per i maggiori costi di produzione. Poi i depositi costieri di carburanti con le emissioni di VOC (Composti organici volatili), il traffico veicolare superiore alla media nazionale, il Centro NBC dell’Esercito che lavora su sostanze chimiche pericolose, le discariche rifiuti e il porto. Gian Antonio Stella sul Corriere aveva dedicato al porto un commento dal titolo "Miracolo a Civitavecchia", probabilmente meritato per i tanti finanziamenti pubblici che hanno permesso investimenti pari a qualche centinaio di milioni di euro in lavori, ancora in corso. Ma “il miracolo” non ha fatto sparire i fumi delle emissioni di traghetti di linea, navi da carico e portacontainer, navi da crociera (anche otto ormeggiate contemporaneamente, con 4-5 mila persone imbarcate in ciascuna), con motori sempre accesi a bruciare olio combustibile. Infatti, le banchine elettrificate sbandierate da Stella non sono state ancora realizzate, per quanto non siano la soluzione definitiva del problema.

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Francesco Forastiere - DEP Dipartimento di Epidemiologia Regione Lazio

A questo punto, sembra quasi normale concludere che è giustificato l’allarme della popolazione, ma lo stato di salute della popolazione di oggi, sottolinea Francesco Forastiere del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio, è il frutto di ieri. Questa considerazione, piuttosto ovvia, dopo le indagini epidemiologiche condotte dallo stesso DEP tra gli anni novanta e il 2012 (vedi i dati pubblicati dall’Osservatorio Ambientale), non appare del tutto soddisfacente al di là della spiegazione, e cioè che “le fonti si sono modificate nel tempo”, come sottolinea Forastiere. Si potrebbe osservare che anche negli ultimissimi anni qualcosa è cambiato: la centrale ENEL con la conversione utilizza carbone, e non gas o gasolio, dopo un periodo di inattività le navi utilizzano in porto olio combustibile btz, le auto utilizzano carburanti e dispositivi nuovi filtranti.

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Dati mortalità maschile - Distretto F1 ASL RMF

Un altro studio servirà a conoscere lo stato di salute della popolazione e trovare l’origine di tante patologie? Sembra di sì, o almeno si spera, perché a questi interrogativi dovrebbe rispondere, secondo Carla Ancona del DEP della Regione Lazio, il Progetto ABC Ambiente e Biomarcatori a Civitavecchia, partito nel maggio dello scorso anno. Negli anni ’80 e ’90 si è avuto un eccesso di decessi per tutte le cause (escluse quelle per traumatismi) e morti per tumore al polmone, rispetto alla già alta media regionale. Nei bambini si è osservata una maggiore frequenza di disturbi respiratori. Dal 2000 sino ad oggi si è rilevato, per i maschi, un eccesso di decessi per tumori alla pleura ma, per entrambi i sessi, anche un aumento della mortalità per infezioni acute e croniche alle basse vie respiratorie. I dati ricavabili dalla slide proiettata dalla dottoressa Ancona sono eloquenti: Uomini (+20% mortalità generale, +24% mortalità tumore del polmone, +26% apparato respiratorio); Donne (+15% mortalità generale, +21% tumore del colon retto, +25% apparato respiratorio, +57% malattie renali).

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Dati mortalità femminile - Distretto F1 ASL RMF

Che ci sia una relazione tra ambiente e patologie gravi è un fatto confermato dalle ricerche epidemiologiche nell’area del distretto F1, ma la diffusione dei tumori non è omogenea. Nel centro storico di Civitavecchia, in prossimità del porto, e con un traffico veicolare intenso e spesso rallentato, si osserva infatti un eccesso di mortalità per infezioni acute delle basse vie respiratorie. Una risposta attendibile potrà essere fornita da questo studio.

Quelli forniti sono dati pesanti, aiutano a contare i decessi, ma le cause? Dovrebbe essere d’aiuto lo studio ABC, la cui conclusione è prevista per dicembre 2014. La dottoressa Ancona ha ben chiaro l’obiettivo che è quello di studiare gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute attraverso un biomonitoraggio condotto su un campione di 740 persone (sulle 1200 previste del totale iniziale di 2000 individui), comprese tra i 35 e i 69 anni. Per ciascuna persona viene redatto un questionario sugli stili di vita e una scheda anamnesi prima di essere sottoposta ad analisi del sangue e urine. A quelli di routine si aggiungono esami tossicologici sulla eventuale presenza di metalli pesanti e altri elementi, dal cadmio al cesio, dal nichel all’arsenico, e sotto osservazione ci sono anche capelli e unghie. Tutti i campioni prelevati a ogni persona compresa nell’indagine verranno conservati nella Bioteca di Sarroch, a pochi chilometri da Cagliari.

Aspettando le conclusioni dello studio, i mezzi locali hanno lanciato l'allarme e i dati pubblicati hanno convinto anche i cittadini più scettici che di inquinamento si può morire. Sorprende però che il dibattito cittadino verta sulla ricerca del presunto colpevole, nascosto tra una delle tante sorgenti sotto accusa. Centrale Enel e porto sembrano rivestire il ruolo di capri espiatori, ma sono anche due entità particolarmente forti economicamente e sostenute politicamente. Enel sponsorizza impianti sportivi e eventi estivi e elargisce il non indifferente contributo economico al comune, sotto forma di compensazione ambientale. Se poi si considerano le migliaia di dipendenti ai quali questi enti danno lavoro, si comprende come qualsiasi decisione contraria agli interessi economici dei Enel e porto non otterrebbe un consenso molto esteso. Probabilmente, solo controlli più accurati delle emissioni e limiti emissivi più vincolanti potrebbero mitigare danni sanitari elevati alla popolazione. E le altre fonti inquinanti? Fatta eccezione per qualche sporadica protesta, al momento non sembrano attirare l'attenzione. 

Per aiutare a far luce su questa non inaspettata crescita di casi di tumore, potrebbe venire in soccorso la rete di monitoraggio della qualità dell’aria gestita da ARPA Lazio Osservatorio ambientale (Consorzio che opera con i fondi erogati da ENEL Produzione). Civitavecchia, infatti, è per numero di centraline la città più controllata d'Italia, a parte una posizionata all’interno di un parco pubblico e di cui si ignora l'utilità. Eppure, nonostante il ragguardevole apparato, i dati ufficiali rilevati non segnalano quasi mai sforamenti degni di nota. Nessuna centralina misura il PM 2,5, il particolato delle dimensioni del micron che arriva agli alveoli polmonari. E non si conoscono, ad oggi, neanche i dati sui metalli pesanti rilevati al suolo. Così non meraviglia che da tempo, anche sui giornali ci si chieda se serve ancora l'Osservatorio, oppure a chi serve.

Sugli studi epidemiologici, si può ricordare che, a partire dagli anni novanta, sono stati condotti vari studi su questa stessa area, ma nessuno è stato in grado di trovare il colpevole di tumori ed altre patologie. Gli epidemiologi hanno semplicemente fotografato la realtà. Ora è legittimo chiedersi se lo studio ABC si avvicinerà invece alla verità, ma almeno una domanda richiede una risposta: se la percentuale di tumori e gravi affezioni alle vie respiratorie è da primato regionale, perché i dati sulla qualità dell'aria sono nella media o al di sotto di quella regionale?

In Italia, si conducono campagne per la raccolta fondi a favore della ricerca sul cancro ma non si fa molto per ridurre i rischi elevati di contrarlo, anche quando le cause sono sotto gli occhi di tutti.

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