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Trump presidente USA: la vittoria del nichilismo

 Dopo una campagna elettorale combattuta senza esclusione di colpi, anzi a colpi di insulti triviali scambiati tra i due competitori, la Clinton e Trump, quest'ultimo ha prevalso. 

Ora egli è il presidente del paese più potente della terra. Un personaggio privo di freni inibitori, che non sa cosa è il rispetto per le donne, per gli emarginati. Da oggi, egli gestisce le armi nucleari, e influenza la politica mondiale. Il popolo sovrano ha deciso. Dopo la Brexit, Trump. Viva la democrazia, viva il suffragio universale. 

Ora tanti americani sono terrorizzati. Boom di ricerche su internet. Come faccio a trasferirmi in Canada? La middle class di questo grande Paese, depositaria delle buone maniere, della cultura, impoverita, umiliata, così come avviene da noi, è in balia del nichilismo. Non crede più in nulla e in nessuno. Da noi si sfoga con il capro espiatorio di turno verso quale riversa tutto il rancore accumulato. L'odio è al massimo livello. Tutti contro tutti. 

E' il nichilismo che sta alla base degli uomini bomba, dei kamikaze. Uccidono senza pietà, adulti, bambini, con una ferocia irragionevole e poi si uccidono. Sono dei disadattati. Non accettano di vivere in questo mondo che odiano. 

E' il fenomeno molto meno virulento dei graffitari, da non confondersi con quello nato nelle favelas sud americane che in alcuni casi ha raggiunto dignità artistica, da noi quando oblitera segnali stradali o si sfoga in atti vandalici non è altro che un un prodromo del terrorismo internazionale islamico.

Gli USA nel passato sono stati il gendarme del mondo. Ultimamente sono i mandanti delle guerre che devastano il pianeta. Obama tutto sommato può essere considerato un buon presidente, ma in realtà chi ha deciso la politica internazionale sono state le lobby del petrolio delle armi e della finanza. Sono state loro che hanno fatto assassinare Gheddafi e Saddam, che hanno scatenato le cosiddette primavere arabe, alla base delle quali è esploso il fenomeno dei migranti. Non è forse Trump un lobbista? Che Dio ce la mandi buona.

Foto:  Gage Skidmore/Wikimedia

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 10 novembre 2016 20:29

    Non esageriamo. Nonostante abbiano cercato di farlo passare come un imprevedibile alieno, di Trump si conosce tutto nei minimi dettagli. Infatti, in una campagna piena di colpi sotto la cintura come quella trascorsa tutto quello che i suoi avversari sono riusciti a trovare passando al setaccio fitto la sua vita sono poche cose. Una battuta da caserma (o da spogliatoio) sulle donne, da sbrasone macho (e vorrei sapere quanti maschi non ne hanno mai pronunciate di simili); tasse pagate poco grazie alla normativa vigente, sulla quale anche Warren Buffett (53 mld USD di patrimonio, mica un Trump qualsiasi) ha avuto da ridire, dichiarando che non vuole continuare a pagare meno tasse della sua segretaria; la moglie che è stata clandestina negli USA; la solita accusa di molestie sessuali da parte di alcune donne, da credere sulla parola, ovviamente; le dichiarazioni politicamente scorrette sugli immigrati e sui neri, che in un paese in cui del politicamente corretto se ne ha fin sopra i capelli sono suonate liberatorie come un bel rutto a fine pasto; e che altro? Boh, non mi viene altro.

    Certo, sarebbe stato preferibile un altro al suo posto, ma l’establishment politico statunitense non ha trovato di meglio che riproporre la decrepita (in tutti i sensi) Hillary Clinton, già scartata dagli elettori otto anni fa a favore dell’outsider Obama; un candidato civetta come Sanders, che avendo rischiato di vincere le primarie contro la Clinton è stato silurato dal suo stesso partito, quello democratico; una rassegna di personaggi scialbi, privi di spessore e poco credibili, da parte repubblicana. Messi alle strette agli elettori non è rimasto che votare per Trump: l’unico che prometteva di spezzare una condizione che per molti era diventata pesante proponendo un’alternativa.
    Più che prendersela con Trump, che non ha fatto altro che intercettare una richiesta di cambiamento lasciata inevasa, si dovrebbe chiedere conto alla elite politica statunitense della sua arrogante autoreferenzialità.
    Avendo a favore l’intero establishment, pensava stavolta di poter imporre Hillary Clinton, che in larga misura è un personaggio bipartisan, essendo molto vicina agli ambienti neocon. Ha fatto male i suoi conti, e giustamente sono stati puniti dai cittadini.
    E ora cosa farà Trump? E’ un imprenditore, dunque un pragmatico, un organizzatore pignolo, alieno alle ideologie, un uomo positivo. Può darsi che sia un presidente migliore di quanto si pensi. Ovviamente ne parlo da europeo che ha in mente le sorti del suo Paese e del suo continente.
    • Di Cesarezac (---.---.---.75) 10 novembre 2016 21:22
      Cesarezac

      DI PERSIO FLACCO grazie per la tua acuta e ben argomentata analisi del fenomeno Trump. Secondo me è il risultato del disagio della middle class sempre più umiliata e impoverita, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e più potenti, non solo in America. Ho appena visto sul TG le dimostrazioni anti Trump a New York. In borsa le azioni immobiliari e belliche sono in rialzo. La consapevolezza che un presidente USA arrogante e irascibile come Trump abbia in mano la bomba atomica non mi tranquillizza. Cordiali saluti

  • Di enrico (---.---.---.128) 11 novembre 2016 13:51

    Poche, davvero poche, sono state le riflessioni sulle elezioni americane così banali, così trite, così superficiali come quello di questo anonimo Persio Flacco. Non sa vedere niente più che le "battute da caserma" o le tasse aggirate (ma legalmente) o la pochezza della candidatura Clinton o la proposta "civetta" di Sanders... nemmeno mezza parola sul portato "culturale" di uno che dà fiato ai più tristi rigurgiti antiambientalisti, razzisti, suprematisti, misogini in modo addirittura repellente... un immondo figuro non a caso appoggiato dal KKK. Né di cosa possa significare per tutto l’occidente andare a traino di uno così. È sufficiente dire che è un imprenditore, un pragmatico, un organizzatore alieno alle ideologie, un uomo positivo (!) per immaginare che possa essere un buon presidente! Ma che finezza di analisi, ma che mente sopraffina!

    • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 12 novembre 2016 15:14
      Temo che tu basi il tuo giudizio su Trump sulla sua campagna elettorale, come fanno tutti del resto.
      Tuttavia rifletti su questa domanda: Trump avrebbe vinto la competizione per la Casa Bianca se avesse usato toni e parole d’ordine differenti da quelle usate nelle primarie e in campagna elettorale? Sarebbe riuscito a rimontare lo svantaggio iniziale col quale ha affrontato le primarie dovuto al fatto di essere un emerito signor nessuno di fronte a competitori repubblicani ben più noti e supportati di lui?
      Avrebbe potuto superare l’aperto ostracismo del GOP, dei mass media, dell’intero establishment politico, economico, culturale, con dichiarazioni di diplomatici, di funzionari di intelligence, di quasi tutto lo star system, di notissime multinazionali e di noti e influenti maestri di pensiero, se non avesse usato la strategia comunicativa che ha usato?
      E avrebbe avuto la meglio su una candidata predestinata alla vittoria come Hillary Clinton: supportatissima dalla elite politica tanto da essere una candidata bipartisan, finanziatissima, eletta a simbolo delle donne e di quella cultura egemone, egemone e diffusa al punto da aver imposto la qualifica di "politicamente corretto" a qualunque espressione o idea ad essa conforme, fatta di ideologia gender, multiculturalismo, liberismo, diritti umani ecc.? Tendo ad escluderlo, probabilmente sarebbe stato del tutto ignorato. Di certo non avrebbe tenuto il centro della scena come ha fatto, non avrebbe dettato le regole del confronto, non avrebbe bucato teleschermi, conquistato le prime pagine, fatto parlare di sé ossessivamente per tutta la campagna per le primarie prima e per le elezioni poi. Infine non avrebbe potuto pescare in quella zona dell’elettorato ignorata dagli altri candidati, salvo che da Sanders, che però era destinato a non emergere più di tanto.
      Allora diciamo che la vittoria elettorale di Trump è stata dovuta ad una strategia comunicativa che sotto l’apparente rozzezza e superficialità è stata di straordinaria raffinatezza ed efficacia.
      E ora passiamo a farci qualche domanda riguardo alla sostanza. Si può pensare che la personalità politica, ideologica, umana, di Trump corrisponda all’immagine che la sua strategia comunicativa ha disegnato?
      Direi di no, tendo a credere che l’immagine pubblica di sé che ha voluto imporre sia stata solo il mezzo, lo strumento, per vincere la competizione ma che non corrisponde al vero Donald Trump.
      Lo dico perché altri candidati del GOP sono non meno estremisti del Trump pubblico negli stessi campi, eppure tutti si sono attenuti a canoni comunicativi molto ma molto meno estremi ed espliciti di quelli trumpiani. Ed è stata una scelta ovvia, lo è da sempre. Tutti, anche i fascisti repubblicani sapevano che per emergere bisogna evitare di suscitare la forte e automatica reazione contraria a certi toni e alla dichiarazione esplicita di certe idee. Trump ha fatto una scelta contraria: ha accentuato i toni e spinto le affermazioni scandalose oltre ogni decenza. Ed ha vinto.
      Questo mi fa pensare due cose: la prima è che chi ha elaborato la strategia comunicativa di Trump è un genio; la seconda è che tra l’immagine pubblica e quella reale di Trump c’è una grande distanza.
      Rimane da capire allora quale sia il vero Trump. Dal punto di vista politico di lui si sa che è stato un finanziatore del partito democratico prima di avvicinarsi al GOP, e basta. Non mi risulta che abbia mai fatto politica prima di queste elezioni. Dunque questo, per ora, rimane un punto interrogativo. Ma dalle prime dichiarazioni rese dopo la vittoria sembra che stia vistosamente correggendo la sua immagine pubblica in senso più moderato. La mia ipotesi, tutta da verificare, è che Trump cercherà di restituire l’America agli americani dopo decenni di dominio di una ideologia politica e sociale funzionale a certi forti interessi lobbistici. Mi riferisco in particolare, ma non solo, a quella ideologia neocon che ha dettato l’agenda degli Stati Uniti in diversi campi, in primis nel campo della Finanza globalizzata e della politica estera. Staremo a vedere. Nel frattempo, fossi nei tuoi panni, mi asterrei dal masticare pensiero precotto, sempre ricco di additivi, e cercherei di cucinarmi da me il mio pensiero.
    • Di Cesarezac (---.---.---.75) 12 novembre 2016 20:06
      Cesarezac

      DI PERSIO FLACCO innanzi tutto prendiamo atto che l’elezione di Trump ha sorpreso tutti. Questo è un fatto. Oggi i popoli, non solo quello americano, si stanno rendendo conto che la classe di mezzo si è allineata in basso, altro che ascensore sociale, questo è un ascensore che scende e basta. I ricchi sono sempre più ricchi e potenti, tanto da condizionare la politica in barba ai governanti che devono subire. 

      Trump ha cavalcato la tigre dello scontento e ha vinto. Ha intercettato il malcontento generale ma sicuramente non è amato. Ha dichiarato che la sanità sociale, una conquista di Barak Obama è troppo costosa e la vuole smantellare. I moti anche violenti in atto dimostrano.che la medicina Trump è amara e la sua efficacia è dubbia. Del resto la Clinton ha i suoi scheletri nell’armadio. Pare che sia sovvenzionata dai paesi musulmani, Arabia Saudita e Quatar.
      Il nostro Trump è Beppe Grillo con il movimento cinque stelle. 
    • Di linuxfan (---.---.---.145) 13 novembre 2016 09:54

      Condivido tutti i temi espressi in questa pagina, tranne quelli del sig. Enrico che, quelli sì, trovo superficiali.

      PERO’, mi sembra proprio sbagliato il paragone tra Trump e Grillo. Mr. Trump assomiglia più a Berlusconi che a Grillo, con il quale al massimo condivide qualche idea stravagante (o ritenuta tale da alcuni). Non capisco proprio l’accostamento, peccato, talvolta anche rispettabili analisti si lasciano scappare delle scemenze.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 13 novembre 2016 11:53

      Siccome sono uno scettico per metodo e per principio, confesso che ho pensato anche io al parallelo Trump-Grillo. Sulla base del seguente ragionamento. 

      Negli USA, come nella maggior parte degli stati occidentali, è un fatto che i fenomeni legati alla globalizzazione hanno colpito in modo duro certe classi sociali. L’architettura istituzionale disegnata sul bipolarismo o, peggio, sul bipartitismo, nega di fatto rappresentanza alla loro necessità, dato che entrambe le facce della medaglia bipolare o bipartita concordano sulle linee guida politiche che sostengono globalizzazione e annessi, con poche differenze marginali.
      Questo comporta che una certa quota di rabbia, anarchica e pericolosamente distruttiva, lieviti all’interno del sistema fino a minacciarne le fondamenta.
      Come potrebbe il sistema bipolare difendersi da essa continuando però a tenere il timone nel solco della globalizzazione? Semplice: dando occultamente spazio a leader come Grillo, che intercettano l’avversione antisistema e la incanalano verso forme di iniziativa politica eclatanti, che soddisfano la voglia di protesta e di denuncia, ma non distruttive e difficilmente strutturabili in vera opposizione politica alternativa.
      Trump appartiene a questa classe di capipopolo innocui? Me lo sono chiesto, e mi sono risposto che no, non vi appartiene.
      In realtà credo che la partita che si sta giocando negli USA sia assai più vasta e profonda di quanto appaia ad una osservazione superficiale e contrappone una parte delle elites politiche e sociali statunitensi contro un’altra parte di queste. Per semplificare, riducendo di molto il campo, credo che Trump abbia l’intenzione di espellere dalla cabina di regia del potere USA l’ideologia neocon assieme alle organizzazioni che concretamente la elaborano, la sostengono, la traducono in atti di governo a 360 gradi.
      Si tratta in sostanza di un sistema di potere, insediatosi dentro il sistema di potere prettamente statunitense, che ha finalità sue proprie, di natura sovranazionale, poco o nulla coincidenti con gli interessi e le finalità specificatamente americani.
      Può darsi che mi sbaglio, ovviamente, ma già alcuni segnali si possono scorgere, e vanno in questa direzione.
    • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 13 novembre 2016 11:55

      Il mio commento sopra è indirizzato a cesarezac. Lo specifico perché l’impaginazione non è chiara.

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