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Tribunale dell’Aja: condannato per genocidio Ante Gotovina

Alla notizia della condanna la folla protestante è uscita in strada sia nella capitale che nelle maggiori città del Paese. Anche il premier Jadranka Kosor ha vivacemente protestato

Era il primo Maggio del 1995 quando la neonata Croazia, ancora governata con il pugno di ferro dal nazionalista Franjio Tudjman, decise di porre fine all'occupazione serba delle Krajine con l'operazione militare denominata “Tempesta”. Fu un'operazione benedetta da tutto il popolo della giovanissima nazione slava nata dalla dissoluzione della Jugoslavia. Il giorno successivo in tutte le chiese cattoliche del Paese, da Fiume e Pola sino a Spalato, Zagabria ed alle martoriate Osjiek e Vukovar i ministri di culto invitavano i fedeli a pregare per la cacciata del “ diavolo” serbo da quelle contee create dall'Impero asburgico a mo' di cuscinetto nei confronti del confinante Impero ottomano.

Da secoli nelle Krajine persone di varia etnia convivevano, più o meno pacificamente, ma l'odio nazionalistico ed inter-etnico che negli anni novanta del secolo scorso sconvolse i Balcani occidentali, spinse l'uomo forte di Zagabria, cioè Tudjman, a chiedere ai suoi generali la cacciata dalle Krajine di tutti i serbi che vi abitavano. Della pulizia etnica fu incaricato un giovanissimo, non aveva ancora quarant'anni, ambizioso e rampante generale: Ante Gotovina. Molto risoluto e spiccio nelle modalità, in breve con le sue armate le riconquistò a Zagabria, scacciò da quelle terre duecentomila serbi e ne uccise brutalmente, dopo indicibili torture, poco più di duecento. Erano in buona parte contadini che non volevano saperne di abbandonare i paesi dove erano cresciuti e di cui si sentivano padroni. Per i croati Gotovina divenne un eroe nazionale, un vero e proprio mito omerico, per la comunità nazionale solamente un criminale di guerra da giudicare al Tribunale penale internazionale dell'Aja.

Sabato Gotovina è stato condannato per crimini contro l'umanità a ventiquattro anni di carcere. Il suo luogotenente Mladen Markac invece dovrà rimanere dietro le sbarre per diciotto anni: la condanna, per motivi di salute, è stata più mite. Assolto, invece, il generale Ivan Cermak. La condanna di Gotovina, oggi ha cinquantacinque anni, è giunta assolutamente inattesa in Croazia. Tutti i cittadini del paese balcanico, che ambisce ad entrare a breve nell'Unione europea, si aspettavano la sua assoluzione ivi compresa la sua Premier, Jadranka Kosor. I deputati del Parlamento di Zagabria addirittura avevano sospeso le sedute per godersela in diretta televisiva e così stavano facendo i cittadini della Capitale radunati alla bisogna attorno a maxi- schermi montati nelle principali piazze di Zagabria.

Dalla preconizzata euforia il popolo in breve è passato alla frustrazione più nera ed ha iniziato a protestare in maniera veemente contro il complotto, a suo dire, organizzato dagli occidentali ai danni della Croazia. I moti di protesta in pochi minuti hanno raggiunto pure altre città del paese come Fiume, Spalato ed Osjiek. Anche qua la gente è scesa in piazza. Bruciate alcune bandiere olandesi. Solo quando la situazione ha minacciato di degenerare, trasformando le inquietanti manifestazioni di protesta in possibili minacce alle sedi diplomatiche occidentali, il governo ha deciso di far scendere in piazza in misura massiccia i reparti anti- sommossa della Polizia. La Premier Jadranka Kosor, sino ad oggi indicata come una “ colomba” del partito nazionalista Hdz fondato da Tudjman, ha definito la sentenza dell'Aja come “ vergognosa ed inaccettabile” ed ha aggiunto che “la Croazia non si farà certo giudicare dalla comunità internazionale”. Ha, poi, aggiunto che la guerra delle Krajine è stata una legittima operazione volta a riconquistare una parte di terra croata illegittimamente occupata dai Serbi. Ancora più duro il Presidente del Parlamento Luka Bebic che ha affermato come ”sia meglio stare in carcere al fianco degli interessi croati che abbassare il capo di fronte ai diktat del Tribunale dell'Aja”.

Non certo una posizione ottimale, quella del governo di Zagabria, per infondere fiducia ai ventisette Paesi dell'Unione Europea proprio quando la Croazia, paese per giunta membro della Nato, sta per concludere il suo percorso d'avvicinamento a Bruxelles.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.189) 15 giugno 2012 15:10

    Bene, vorrei vedere allora per es. l’Olanda che sta a guardare pacificamente mentre qualcuno la invade, le toglie il territorio, ne annienta gli abitanti e instaura i propri, proclama la sua "Krajina", distrugge tutto il resto e il tribunale europeo di turno la condanna per "genocidio"!
    Invece, questa volta i veri caschi blu olandesi che comandavano le truppe ONU a Srebrenica non sono state giudicate da nessun tribunale dopo aver spalancato le porte a Ratko Mladic, essendosi resi complici ed aver benedetto il massacro di 8.000 bosniaci da parte dei serbi. Bella roba advvero!

  • Di (---.---.---.189) 15 giugno 2012 15:21

    Vorrei far presente a chi ha scritto l’articolo, che i "poveri serbi" si sono impossessati delle Krajne tramite pulizia etnica dopo aver massacrato ovunque gli stesse a tiro e che proprio dalle cosidette "Krajine" partivano le orde cetnike e i bombardamenti verso le citta’ croate, con macabra preferenza verso quelle piu’ vulnerabili e strapiene di civili! Vedi Zara, Sebenico, Dubrovnik ecc...
    Stesso copione per la Bosnia e per il Kosovo. Viste le tesi, se il tribunale dell’Aja vale per Gotovina, allora dovrebbe valere lo stesso anche per chi ha reagito all’occupazione nazista in Europa?

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