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Trent’anni di conflitti, senza parlare di quelli in Africa

Sta ritornando il consueto tam tam mediatico che di fronte ai conflitti in Ucraina e a Gaza si interroga se non ci troviamo di fronte a un'epoca in cui le controversie fra paesi non vengono risolte con la diplomazia ma con le armi. 

A questi due conflitti si aggiungono i grandi flussi di emigranti che ci ricordano che ci sono persone che fuggono dalle guerre o dalla miseria. Fanno da contraltare poi le minacce di guerra attraverso esercitazioni militari e dispiegamenti di forza. La Cina continua a considerare Taiwan una provincia ribelle e avanza pretese sul mar cinese meridionale, sul quale si affacciano anche le Filippine. La Federazione Russa ritiene che i territori conquistati con la forza fanno parte integrante del proprio territorio. A queste situazioni se ne aggiungono tante altre che fanno poco rumore. In realtà poco è cambiato rispetto agli scenari precedenti. Sono cambiati i teatri di guerra ma i conflitti ci sono dalla fine di un'epoca: quella della guerra fredda. Negli anni Novanta la federazione Russa sconfisse la rivolta cecena al proprio interno con bombardamenti continui. Negli stessi anni solo con altri bombardamenti abbiamo riportato una tregua nella ex Jugoslavia; tregua perché ancora adesso migliaia di militari interforze sono stanziati a presidiare la pace. Erano anche gli anni delle sanzioni agli stati canaglia: Iran e Corea del nord. Dopo l'undici settembre è iniziata la guerra al terrorismo che ci ha portati in Afghanistan per venti anni E i numerosi attentati in Europa li abbiamo dimenticati? Negli anni successivi in due aree di conflitto si è sviluppato l'Isis, lo stato che applicava l'integralismo religioso e voleva espandersi. Minacciava di arrivare a Roma e tagliava la gola in diretta TV ai prigionieri. Sotto l'amministratore Obama abbiamo sperato nelle primavere arabe Si sono trasformate in altri bombardamenti e conflitti. La Libia e la Siria le hanno vissute in questo modo In Egitto le libere le elezioni le vinsero i fratelli musulmani, cugini di Hamas. Ritornarono i militari, per fortuna. La grande differenza è rappresentata dal conflitto in Ucraina perché è direttamente coinvolta una grande potenza e dall'altra parte le armi vengono dall'Occidente. Si sta facendo di tutto per non fare estendere il conflitto di Gaza ad altri paesi e che Israele possa eliminare i miliziani di Hamas più in fretta possibile. Naturalmente bisogna ricordare che dei quasi duecento stati accreditati alle Nazioni Unite almeno la metà sono dittature camuffate. Ma questo non vuol dire che non si possano intrattenere rapporti. Non bisogna dimenticare che alcuni stati - pochi per fortuna - hanno governi senza un controllo del territorio e altri sono in situazioni di povertà estrema. Lo è stato fino ad ora la Guyana, un paese con meno di un milione di abitanti, popolato da ex schiavi, indiani e africani, dove è stato trovato il petrolio e che potrebbe trasformarsi in uno dei paesi più ricch per tutti quelli che vi abitano. Una fiaba a lieto fine.

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