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Tra la Siria e il Libano. Sostiene Rabia dalla sua tenda che guarda il mondo

(di Alberto Capannini* per SiriaLibano)

Qui Internet funzionale male. Telefonare è difficile. Ci arrangiamo nel cercare di capire il mondo, parlando, ridendo e piangendo assieme. Siamo un gruppo di profughi siriani e volontari italiani che vivono da più di un anno in tende in un campo in Libano al confine con la Siria.

E di fronte agli ultimi avvenimenti di questa guerra – l’entrata in guerra di Russia e Francia, l’attentato a Beirut e quelli di Parigi – proviamo a raccontare la situazione dal nostro punto di vista. Viviamo qui perchè la violenza col suo volto più disumano, la guerra, tenta in mille modi di uccidere queste persone.

R. è il nostro vicino di tenda. E’ fuggito da Homs, nella Siria centrale. E ci racconta che almeno quattro governi cercano di ucciderlo. Quello siriano di Bashar al Asad, quello dell’Isis (Daesh), quello della milizia filo-iraniana Hezbollah e quello libanese, che gli rende la vita quotidiana invivibile.

Noi aggiungiamo – ma non lo diciamo a R. per non spaventarlo – che anche i russi bombardano. E bombardano anche la regione di Homs. E che anche gli iraniani sono presenti con truppe sul terreno.

Aggiungiamo che anche in Siria il freddo è alle porte, che persistono le difficoltà nel trovare aiuti, che le malattie si diffondono e che lo spiraglio di solidarietà europea ora pare chiudersi. Ma si sa, le cose belle durano poco. Nella invidiabile situazione di R. ci sono almeno un milione di siriani qui in Libano.

Sostiene il nostro vicino Rabia – oops, mi è scappato di dire il nome! – che il mondo che conta, quello dei governi e di chi ha soldi e libertà, è diviso in due grandi categorie: i bugiardi e i pazzi. I bugiardi, ad esempio, sono quelli che dicono bisogna distruggere l’Isis ma poi bombardano quelli che sul terreno lottano contro Asad e contro l’Isis stesso.

I bugiardi – qui parlo io – dicono che la guerra e il terrorismo sono orribili e inaccettabili e poi vendono armi all’Arabia Saudita che le usa per far vedove e orfani nello Yemen, e all’Iran che è parte attiva della guerra in Siria.

Sostengono tanti amici libanesi (e un nutrito gruppo di americani tra cui, persino, l’attore e regista Sean Penn) che tra i bugiardi c’è l’amministrazione Usa e la Cia, che mentre condannano e dicono di combattere l’Isis, hanno voluto la sua nascita, così come hanno creato l’attuale situazione in Iraq.

Sosteniamo noi che bisogna essere pazzi per credere che la risposta agli attacchi di Parigi sia il bombardamento. Perché bombardare era quello che la Francia stava già facendo in Iraq (dal 2014). E che la guerra in Iraq dal 2003 a oggi ha contribuito a far nascere l’Isis da una costola di al Qaida. Sostiene Ale, un volontario che ci chiama dall’Italia, che bisogna essere pazzi per arrendersi al clima di odio e di paura che c’è nel nostro paese. E che impedisce di respirare.

Sostiene ancora Rabia che ci sono molti pazzi tra quelli che lavorano nelle organizzazioni non governative (Ong), che con i loro costosi fuoristrada misurano le distanze tra gli incroci senza parlare mai più di un minuto con lui. Questi pazzi gli hanno portato come aiuto umanitaro dei bagni, mentre lui già se n’era costruito uno.

A lui servivano invece urgentemente un ospedale e medicine gratis per salvare il figlio malato. Gli hanno poi regalato cravatte e vestiti inutili, quando lui desiderava con tutto il cuore libertà e dignità. Sostiene Rabia che il rispetto e il bene che poco alla volta si è creato tra i volontari e i profughi è qualcosa che lo fa sentire a casa e che gli salva la vita (questo lo sostengo anche io nel mio piccolo).

Sostiene l’amabasciata d’Italia che la zona del nord Libano in cui viviamo è troppo rischiosa e che dobbiamo andarcene. Sosteniamo noi che è davvero troppo rischiosa. E che quindi vogliamo subito andarcene. Portandoci dietro una vagonata di esseri umani come noi che scappano dalla guerra perché non vogliono uccidere ed essere uccisi. (27 novembre 2015)

*Alberto Capannini è uno dei volontari italiani della missione Siria-Libano di Operazione Colomba. Una versione più lunga di questo articolo è uscita sul blog della missione a questo indirizzo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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