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Teatro aquilano, la legge “Scurdammoce ‘o passato”

Fino a qualche tempo fa, ipotizzare una legge che riunisse tutte le principali associazioni teatrali abruzzesi, quando lo Stato e la Regione, in un modo o nell’altro, intervenivano sempre a ripianare i pesanti buchi di bilancio, sarebbe stata considerata un’eresia. Ma quell’epoca in cui si riusciva ad accontentare tutte le esigenze, anche in Abruzzo, sembra proprio tramontata.

A farsi portavoce del “new deal” degli enti teatrali abruzzesi è il Consigliere regionale Giorgio De Matteis con un disegno di legge per la fondazione di un unico ente teatrale: ’“Abruzzo Teatro -Teatro Stabile Pubblico”.

Niente più Tsa, Atam, Uovo ma l’impronunciabile e per alcuni sicuramente indigeribile acronimo: ATTSP.

Negli ultimi anni - colpa la crisi, i tagli della spending review, il commissariamento della sanità - “la mangiatoia” dei finanziamenti pubblici per gli enti culturali si è talmente ridotta all’osso da costringere tutti a ricorrere “all’impensabile” pur di salvare capra e cavoli.

Il disegno di legge di De Matteis dovrebbe riguardare tutte le realtà artistiche abruzzesi ma, già dalla provenienza del uso promotore, è evidente che il pensiero è rivolto soprattutto alla disastrata realtà aquilana.

Nel testo presentato in Commissione del Consiglio regionale, infatti, si ipotizza la costituzione di un nuovo e unico contenitore che includerà anche situazioni statutarie e di bilancio molto differenti, in particolare le situazioni di quelle istituzioni culturali che presentano difficoltà economiche. Ezio Rainaldi, presidente del Tsa e per anni a guida dell’Uovo, esprimendosi sulle finanze degli Enti teatrali aquilani ha recentemente dovuto ammettere che “è evidente che essi non possano più reggersi da soli”.

Resta solo da spere quando, nel corso degli anni, gli enti teatrali abruzzesi siano mai riusciti “a reggersi” in piedi senza le robuste iniezioni di denaro pubblico. 
Lo stesso Giorgio De Matteis non fa mistero che la priorità del suo disegno di legge per “il processo di fusione fra il Teatro Stabile d’Abruzzo e L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione deve: garantire i livelli occupazionali dei due organismi allo stato attuale”. Insomma, prima ancora che le sorti del teatro abruzzese, nel disegno di legge il pensiero va ancora una volta a chi tiene famiglia.

L’Atam, ad esempio, attualmente rischia la liquidazione e la nuova legge regionale potrebbe costituire una preziosa ancora di salvezza per l’ente stesso e per i suoi amministratori.

Come Marco Fanfani, presidente e deus ex machina dell’Atam dalla sua fondazione, che per anni si è visto corrispondere uno stipendio di 120mila euro all’anno, quanto il direttore Gentile, per occuparsi solo della “distribuzione” di spettacoli in sette teatri di provincia. E anche il Tsa, nel corso degli anni, è sempre stata una splendida risorsa per politici e amici dei politici in cerca di una poltrona o, più semplicemente, di uno stipendio.

Più che al loro ultimo atto, sembra di assistere all’anabasi degli enti teatrali abruzzesi, proliferati nel corso degli anni 70 e 80, quando gli originali interessi culturali lasciarono spazio a quelli economici e personali, proprio grazie alla miriade di finanziamenti a pioggia con i quali a Regione ha sempre dato prova di grande generosità. L’intento di “attuare sinergie istituzionali con le quattro province e con i quattro comuni capoluogo al fine di creare sistema”, come si legge nella relazione di De Matteis, è sicuramente uno scopo apprezzabile e condivisibile, sempre che non serva solo a celare il disperato tentativo di fare un’operazione “scurdammoce ‘o passato”, per togliere per l’ennesima volta le castagne dal fuoco a chi ha fatto del teatro solo una fonte di guadagno personale, per sé e la sua famiglia.

Adesso rimane da capire se le istituzioni teatrali presenti nel resto della regione accetteranno tanto facilmente di inchinarsi ai “dinosauri” della cultura aquilana. Il loro vorace appetito, infatti, è sempre riuscito a spaventare chiunque.

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