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Task force del PD per piegare la CGIL ai padroni

L’accordo firmato stasera dalle organizzazioni sindacali con quelle padronali e con il governo supera gli storici accordi di concertazione del 1993 che hanno finora presieduto alle relazioni contrattuali e di fatto nel mondo del lavoro ed apre una nuova fase. Fase definita storica da Sacconi, in cui alla conflittualità, cioè al naturale rapporto dialettico capitale-lavoro, si sostituisce la "collaborazione" e si introducono elementi del tutto nuovi, corporativistici legati agli enti bilaterali. Marchingegni questi che finora hanno gestito una parte limitata del salario (massimo 1%) ed hanno dato vita ad una burocrazia espressione dei firmatari, e che diventeranno vere e proprie controparti dei lavoratori ai quali erogheranno parti del salario o dei finanziamenti governativi o altro.

Non a caso la destra ha esultato alla firma degli accordi e la stessa Marcegaglia arriva addirittura a presentarli come migliorativi e più favorevoli ai lavoratori (sic!!) e forse per questo suo spirito di amore per i lavoratori li ha firmati mentre i cattivoni della CGIL non hanno apprezzato ed hanno detto di no.

Non voglio sottovalutare l’importanza del no della CGIL ad una "riforma" che fa quasi carta straccia del diritto sindacale, a cominciare dalla triennalizzazione della durata dei contratti e alla destrutturazione a livello regionale della contrattazione e della stessa erogazione dei benefici previsti dalle leggi vigenti. Debbo però osservare che è un no di una Confederazione rimasta al tavolo della trattativa, partecipe di tutte le sue fasi e di tutti i suoi passaggi. Un no che somiglia molto alla astensione in Senato del PD sul federalismo fiscale. Un no di chi non approva ma non rompe e sta dentro il negoziato fino alla fine. Il risultato è che la CISL e UIL hanno i vantaggi del collaborazionismo aperto e dichiarato, vantaggi che certamente fanno valere nelle relazioni con i poteri forti del Padronato e del Governo. Dei lavoratori importa assai poco.



La CGIL viene lo stesso duramente attaccata dai falchi della Confindustria e del Governo ma il quadro politico apprezza il suo senso di "responsabilità", però lo stesso non può dirsi dei lavoratori e dei loro sindacati di categoria che registrano una nuova involuzione, una sconfitta storica ben più grave di quella del 1993 contro la quale l’opposizione che si manifesterà con uno sciopero ad aprile sarà sicuramente inefficace ed un modo per la nomenclatura Cgil per mettersi le carte a posto. Non abbiamo firmato ed abbiamo scioperato. Che volete di più? E’ davvero strano che una frattura sociale cosi grave si compia in un clima di fairplay in cui il tono della voce è sempre educato e basso nelle stanze dei palazzi sempre più lontani dai posti dove la gente lavora e spesso muore per un salario indecente e con sempre minori diritti.

Oramai tutta la contrattazione crea problemi e difficoltà soltanto ai lavoratori, non li tutela e li obbliga ad accettare condizioni sempre più pesanti e sempre più umilianti. Non si scandalizzi nessuno se affermo che a fronte di accordi di questo genere forse sarebbe preferibile un regime assolutamente privo di sindacati confederali con poteri cosi estesi e stringenti. Quattro potenti Confederazioni che firmano accordi che diventano subito norme e leggi ed ingabbiano per sempre i lavoratori in una rete dalla quale sarà difficile liberarsi.

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