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Tar del laico

Adesso vorremmo proprio saperlo. Da quand’è che in casa volano ceffoni per il 5 in religione? Parliamoci chiaro: l’insegnamento di religione non ha mai avuto alcuna rilevanza nella scuola pubblica. E, a parere strettamente personale, la polemica nata in questi giorni non sembra essere che strumentale. E vedremo per che e per come. Intanto, non posso che sorridere, spernacchaindo, in ricordo delle ore di religione, spesso ludibrio, spesso ancora noia catecumena, o, per dirla con le patate, ricreazione allargata o al più indottrinamento, protesi del catechismo. E il voto, in pagella, era consegnato su un foglio a latere.

Questo nella fisicità dell’essere “ora di scuola”. Non vengano a dirci, adesso, che la cultura cattolica è formante e formativa per la civiltrà italiana, che non possiamo non dirci cristiani e quelle menate lì: a scuola l’ora di religione non ha mai affrontato tematiche culturali, e lor signori lo sanno bene. Come sanno, carta canta, che alcun culto può godere, in uno stato che non si vuole teocratico, dell’occhio di riguardo che vanno cercando. Come se non bastasse un paese, una storia intera prostrata all’ombra dei chioschi d’oltretevere. Altro che cosacchi.

A ben guardare, dal punto di vista qualitativo, essa non appare che un retaggio lateranense, stantio e inutile, che adesso si vorrebbe cavalcare per rinfrancare e rinfocolare gli scudi crociati laddove questi – pochi – hanno cominciato a sentir puzzo di postribolo. Dalle parti di B, sì. La fottutissima, manichea, lacerante ideologia Schmittiana dell’amico/nemico – all’occorrenza, e tante ce ne sono state – funziona sempre: il Tar del Lazio (giudici, per dio..giudici!) ha stabilito che il prof di religione (spesso, per giunta, membro dell’allegro gregge ecclesiastico) non deve prendere parte allo scrutinio.
Il governo tutto insorge. Non bastasse, Udc e larghe fette Democratiche (scudate Binetti). Basta, con questa deriva giacobina e comunista da parte della magistratura. Basta con questi giudici ideologicizzati. La conferenza episcopale prepara la crociata, la Gelmini, un sol uomo col crocifisso, le studia per ricorrere contro l’ignominia laicista. Una deriva, sì (Gasparri mood).

Dico: la mia estate (?) doveva essere disturbata (?) da un post del genere? L’estate, la vita di tutti deve vivere quasta insoluta dicotomia? Sì: in Italia sorridere a Garibaldi è avere addosso la camicia rossa. E quella crociata è da sempre quella vincente, anche quando non calza a puntino. E se al Tar fosse giunto un secolarizzante consiglio? E se il consiglio, attuato, avesse concesso al consigliere d’imbracciare la prima manica della camicia? Fate come volete, poi levatemi quel crocifisso.
U’

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