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Tabaccaio Milano. La solita finta condanna, una quasi-assoluzione

Le zone grigie a volte servono

Il tabaccaio prende un anno e otto mesi. La Lega organizza un presidio di solidarietà al grido: "Siamo tutti tabaccai". Che volete, cari leghisti, non si è detto che la vita è sacra? Sono le contraddizioni che emergono quando si assolutizzano i valori.

Un errore di percezione della situazione in cui si trovava. Per questo il tabaccaio è stato condannato. Omicidio non volontario, ma solo colposo: «Legittima difesa putativa in seguito ad un errore di percezione». Invece, per quello che è il nostro ordinamento - basti pensare che l’accusa chiedeva 9 anni e mezzo (ci sono assassini che se ne fanno meno) - la sentenza andrebbe accolta positivamente. Gli è andata bene al tabaccaio. Purtroppo è una di quelle finte condanne all’italiana. E’ vero che parlare di «errore di percezione» al terzo tentativo di rapina sembra una beffa, ma impugnare una pistola e sparare difficilmente è compatibile con la colpa; sembra avere a che fare più con la volontà.



Dunque, o legittima difesa, o omicidio volontario: una terza via sembrerebbe non esserci. Per fortuna dell’onesto tabaccaio, c’è stata, sia pure grazie all’ipocrisia tutta italiana, una "zona grigia". Un anno e otto mesi, derubricando a colposo un atto evidentemente volontario come prendere a pistolettate due persone, mi sa tanto di una sentenza di assoluzione. E’ come se i giudici popolari avessero voluto dire: non possiamo assolverti perché siamo vincolati alle leggi esistenti, ma siamo con te, tutto ciò che potevamo fare per aiutarti l’abbiamo fatto.

In pochi noteranno il nesso con il caso Englaro, ma ciò che prevede il nostro ordinamento sulla legittima difesa è un altro di quei casi in cui il valore della vita prevale sul binomio libertà-responsabilità.

A mio modo di vedere - che però non corrisponde alle leggi esistenti - l’anziano tabaccaio avrebbe dovuto prendersi solo una condanna per aver utilizzato l’arma fuori dalla tabaccheria senza averne i permessi necessari. Per il resto, se il tutto avviene nel medesimo arco temporale dal punto di vista emotivo della vittima, dovremmo rimanere nella legittima difesa. E’ vero che i rapinatori stavano scappando, e questo farebbe pensare a un pericolo ormai scampato. Ma avendo subito tre rapine in un mese, e vedendosi puntare una pistola in faccia, a chiunque verrebbe da pensare che il pericolo non sia affatto scampato, ma che si potrebbe ripresentare tale e quale persino il giorno dopo. E, particolare che laicamente mi sembra non del tutto irrilevante, la rapina si era consumata, cioè i rapinatori fuggivano portandosi dietro la refurtiva.

Commenti all'articolo

  • Di Paolo (---.---.---.203) 13 febbraio 2009 15:04

    Che succederà quando una ronda padana, userà per caso "mi era caduta in tasca mentre uscivo di casa" una pistola tentando di fermare uno scassinatore di distributore di caramelle?
    Perchè questo risultato comporterà che ognuno si sentirà autorizzato a rischiare 1 anno e 8 mesi per farsi giustizia da solo.
    Grazie Lega.

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