Svalutazione dello Yen: dal Giappone con furore

L’intervento della Banca Centrale Giapponese ad indebolire lo Yen porta con sè del rumore di fondo.
In occasione della ricorrenza della caduta di Lehman Brothers (i cui asset sono stati rilevati dalla giapponese Nomura) un altro evento ha interessato l’asse Washington-Tokyo: la Banca Centrale Giapponese è entrata in scivolata e nella notte ha voluto porre un freno alla continua rivalutazione dello yen nei confronti del $, visto che il fatto sta generando problemi alle grandi imprese esportatrici del Sol Levante.
Che cosa ha fatto la BOJ? Ha comprato (senza chiedere l’aiuto ad altre anche centrali per un intervento coordinato, come normalmente si fa) 12 mld $ vendendo yen.
Erano 6 anni che la BOJ non interveniva sui mercati valutari, per contraltare, aumenta la pressione verso la Federal Reserve affinché riprenda a stampare denaro con intensità per aiutare l’economia a riattivarsi, meccanismo che ha indebolito il dollaro negli ultimi mesi. Il posizionamento del mercato sul tema “QE2″ (Quantitative Easing 2) potrebbe rendere impossibile l’operazione della BOJ, se non con effetti di brevissimo termine nei giorni di intervento: come dei colpi di singhizzo all’interno di un trend costante.
L’operazione di swap della BOJ in effetti ha fatto perdere allo yen in un solo giorno oltre il 3% sia contro dolalro che contro euro, ma dal giorno seguente il rapporto di cambio yen/dollaro è tornato a salire. Inoltre le principali Banche Centrali hanno chiesto espressamente al governatore Giapponese di non procedere più ad interventi unilaterali, con coordinati con i suoi colleghi.
Come vi ho già illustrato nei post dedicati alla svalutazione competitiva (qui potete trovare la 1° parte, e qui la 2° parte) nessuno oggi vuole una moneta forte, anche se periodicamente tutti ne fanno un proclama (ci siamo divertiti con le barzellette di Geithner, ricordate?). Obama ha dato la priorità al rientro dal deficit commerciale, e l’aumento delle esportazioni passa per un dollaro più debole, incentivando l’acquisto di beni a stelle e strisce da parte dei consumatori di tutto il mondo. Esportare di più significa produrre di più e di conseguenza forse anche assumere (si spera…) di più.
“Ma noi siamo in deflazione, uno yen forte per noi è insostenibile e gli altri Paesi ci devono comprendere” ha detto (in giapponese) il ministro delle finanze nipponico, il Pil giapponese da una crescita di +5% del primo trimestre è già calato a +1,5%. La necessità di dare fiato agli esportatori è stringente. Di fatto la BOJ ha agito in difesa, mentre le reazioni delle altre Banche Centrali arrivano come se la BOJ avesse fatto una manovra “d’attacco”.
La Fed sta stampando da mesi denaro per comprare Titoli di Stato e MBS (obbligazioni legate ai mutui) per tenere forzatamente bassi i tassi, e svalutando di conseguenza il biglietto verde. Secondo la Fed l’andamento dello yen è un semplice “effetto collaterale” e il Giappone potrebbe benissimo mettersi a stampare denaro alla stessa maniera, per svalutare la propria moneta; insomma fiumi di inchiostro e filigrana, come unica ricetta (e poi ci si chiede come mai l’oro continui a fare nuovi massimi). La BOJ però potrebbe agire anche in un altro modo: il Giappone è, insieme alla Cina, il maggior detentore di debito pubblico americano. Se decidesse di mettersi a venderlo, inizialmente accelererebbe la svalutazione del dollaro, ma dopo qualche tempo le vendite di Treasury farebbero salire i rendimenti, constringendo la Fed ad aumentare i tassi, mettendo fine alla svalutazione della moneta statunitense. Una vera e propria “nuclear option”, questa sì, sarebbe una manovra di attacco.
Su richiesta, nei commenti, domani potrei proporvi un post sulle conseguenza di una azione del genere. Ditemi voi…
Nel frattempo l’euro è quasi pronto alla rinascita del tema dei debiti sovrani, non vorrai vedere il mondo che si comincia a chiedere se davvero vale la pena sottoscrivere Treasury in svalutazione, con cedole irrisorie, in un mondo dove i rischi sono scomparsi?
Dalle parti di Washington fra un po’ penseranno: meglio rinfrescare la memoria a tutti: il dollaro è l’unica valuta di riferimento al mondo, tutti gli investitori istituzionali faranno bene a tenersene sempre una bella scorta, che il mondo è pieno di magagne…
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