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Stuprare le lesbiche per “curarle” dall’omosessualità

Sul sito statunitense ‘The Daily Calleril magistrato Joe Rehyansky, veterano del Vietnam, ha pubblicato, il 22 novembre scorso, il post “Don’t hint, don’t wink: An immodest proposal” in cui si sprona l’ingresso delle lesbiche nelle forze armate in modo che i soldati maschi possano “convertirle”.

Alla stregua del distopico romanzo di Anthony Burgess, ‘Arancia meccanica’, ‘il grande Joe’ immagina una combriccola di gai e annoiati giovanotti dagli ormoni vispi come cura antisaffica risolutiva per le femminucce corrotte, ricordando, altresì, quanto fosse duro, ai tempi del Vietnam, “setacciare le grotte alla ricerca di quante più donne possibili da soggiogare e fecondare. Ma qualcuno doveva pur farlo”.

L’attempata macchietta del Tennesee, purulento conservatore dei valori machisti, mentre deplora la presenza di gay virili, perché potenziale causa di “conseguenze sanitarie disastrose”, risparmiando ai soldati etero “inutil pene”, incita l’apertura alle (o delle) soldatesse, dalle evidenti “capacità mediche e amministrative”, perché meno promiscue, purché siano separate dai “rotti dietro” e venga permessa ai militari etero un’azione di “conversione” per portarle “alla normalità”.

Potrebbe sembrare il pensiero irrecuperabile ed isolato, stupefacente ma non allarmante, di un signore bruciato dall’alcool e corroso dai ricordi.

Invece stiamo parlando di una circostanza concreta che, in Sudafrica, raggiunge addirittura condizioni epidemiche.

In questa regione, infatti, lo ‘stupro correttivo’ sta aumentando a dismisura, tanto che l’Ong Triangle, per la difesa dei diritti degli omosessuali, ne registra fino a dieci alla settimana, avendo attecchito tra i maschi l’idea che stuprare le lesbiche sia una terapia per “curarle dall'omosessualità”. 

La stessa Organizzazione afferma che dal 1998 al 2009, in aggiunta ai cinquecentomila stupri annuali, sono ufficialmente trentuno le vittime che hanno dovuto subire questo trattamento, ventiquattro dei quali conclusi con l'omicidio, di cui uno condannato, su soltanto due arrivati ai tribunali.

Ma i casi di questa indicibile pratica sono sicuramente molti di più: già perseguitata dallo stigma dell'omosessualità, la vittima, quando sopravvive, ha difficoltà a denunciare il suo stupro come correttivo, anche se i suoi aguzzini non le hanno lasciato dubbi in proposito. 

Il 7 luglio del 2007 vennero trovate, stuprate e uccise a colpi d'arma da fuoco due note attiviste lesbiche, Sizakele Sigasa e Salome Masoa. Fu il primo caso che attirò l'attenzione mediatica e che diede inizio alla campagna di sensibilizzazione sugli stupri correttivi, che prese il nome dalla data del duplice omicidio: 7/7/7. Ma la vera bomba mediatica fu il caso di Eudy Simelane.

Star del calcio femminile africano, componente della nazionale sudafricana femminile dei Banyana Banyana, atleta dichiaratamente lesbica, fu ritrovata in un parco alle porte di Johannesburg, prima abusata attraverso stupro di gruppo, poi martoriata con 25 coltellate al volto, al petto e alle gambe. Il 28 Luglio 2009 si è aperto il processo ai tre uomini accusati di averla violentata e uccisa. (Il Manifesto, 8 aprile 2009).

Soltanto lo scorso settembre, poco più di due mesi fa, quattro uomini sono fuggiti dal tribunale distrettuale di Khayelitsha, una township di Città del Capo. Assieme ad altri cinque imputati, erano accusati di aver ucciso nel 2006 Zoliswa Nkonyana, una 19enne lesbica accoltellata e massacrata con una mazza da golf. Un sergente di polizia in servizio alla prigione è stato arrestato per aver organizzato la loro evasione. I quattro sono stati riacciuffati dopo qualche settimana e un uomo, che ha confessato il delitto, è stato condannato ma resta il fatto che il processo è stato rinviato venti volte e il giudice si è rifiutato di considerare il motivo della discriminazione sessuale come una aggravante. (Repubblica, 15 ottobre 2010)

Da uno studio di ‘ActionAid’, pubblicato nel Marzo 2009, si apprende che quasi la metà delle donne in Sudafrica verranno violentate nel corso della loro vita e solo un uomo su venticinque incriminati sarà condannato.

Ed in particolare a Joannesburg, la cui fama è tale da guadagnarsi la definizione di Winston Churchill “una Montecarlo incastonata sulla sommità di Sodoma e Gomorra”, circola la voce che se non hai mai stuprato, è perché non ne hai mai avuto il tempo.

Le conseguenze sociali sono che all’aumentare del numero di stupri migliora la probabilità, per i carnefici, di farla franca, diventando un’ulteriore minaccia per chi li ha denunciati.

E’ noto il caso di Jacob Zuma, accusato nel 2005 e processato due volte per corruzione e stupro: Zuma fu assolto (anche se le organizzazioni di diritti umani protestarono per diverse anomalie procedurali nel processo) e l'accusatrice fu costretta ad abbandonare il paese.

Dal 23 aprile 2009 Jacob Zuma è l’attuale presidente del Sudafrica.

In questo momento, la ventitrenne attrice nera sudafricana, Pam Ngwabeni, sta portando in giro per la Gran Bretagna lo spettacolo “Ncamisa! (kiss) the women, proprio per denunciare la piaga degli stupri "correttivi", a cui si aggiunge la pagina oscura di quelli “guaritivi” ai danni delle giovanissime: è nozione popolare, infatti, che il sesso con una vergine guarisca dall'Aids.

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