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Strage di Tolosa: Marine Le Pen invoca un referendum sulla pena di morte

“I candidati alle elezioni presidenziali hanno sospeso lunedì la loro campagna elettorale per rendersi sul luogo della sparatoria omicida alla scuola ebraica di Tolosa”, annunciava ieri l’agenzia France Presse. Ma se la campagna elettorale è stata ufficialmente “sospesa”, il teatro del massacro che è costato la vita a 4 persone (tra cui tre bambini) è stato senza dubbio un palco ideale dal quale i candidati hanno potuto far intendere la loro voce con più forza di quanta ne avrebbero avuto tra le pagine dei giornali o nei dibattiti televisivi.

Tutti i candidati, da Sarkozy ad Hollande, passando per François Bayrou e Jean-Luc-Mélenchon, si sono recati sul posto ed hanno rilasciato un fiume di dichiarazioni alla stampa, cavalcando - più o meno spudoratamente – l’enorme emozione dell’opinione pubblica francese.

Un candidato, in particolare, aveva chiesto di “sospendere il tempo dedicato alla politica”, al punto da annullare il dibattito televisivo al quale era stato invitato lunedì sera. Quel candidato è Marine Le Pen, leader del Front National.

Quell’appello sembra non essere più valido. Perché? Perché stanotte gli uomini del RAID (la squadra d’assalto della polizia francese) hanno circondato la casa di quello che sembra essere il sospettato numero uno nella strage della scuola e nell’omicidio dei tre soldati del reggimento paracadutisti. Si tratta di un cittadino francese di origini algerine: Mohammed Merah. Un fondamentalista islamico e non un killer ariano, a quanto pare. Quanto basta per prendere di nuovo la parola e rientrare prepotentemente in campagna elettorale. Dal silenzio al megafono.

Dopo aver saputo del blitz contro la casa del presunto killer, M.me Le Pen si è immediatamente lanciata alla carica. Nel giro di poche ore è apparsa su una decina di emissioni (i-Télé, BFM, LCI etc) dalle quali ha manifestato la sua intenzione, nel caso in cui verrà eletta, di indire un “referendum per fare in modo che ad assassini del genere venga impedito di nuocere ulteriormente”; “un referendum sulla questione della pena di morte e/o dell'ergastolo (...) non voglio pensare che un uomo così pericoloso, nel caso in cui venga arrestato, possa uscire di prigione tra 25 anni”, ha dichiarato la candidata del FN. 

“Si è minimizzata la crescita dell’Islam radicale nel nostro paese (...) Dei gruppi politico-religiosi si sviluppano a causa di un certo lassismo. Ora bisogna condurre questa guerra contro dei gruppi fondamentalisti che uccidono i nostri bambini, i nostri ragazzi cristiani, i nostri ragazzi musulmani ed i bambini ebrei, come due giorni fa”.

Affermazioni, come si vede, che fanno leva su paure note all'Occidente, e che cavalcano lo shock della società francese di fronte all'efferatezza dei crimini dei giorni scorsi. A dare manforte alla candidata presidente, anche un comunicato ufficiale del Front National, redatto dal vice-presidente Wallerand de Saint Just, pubblicato questa mattina: “Aux Salauds” (“Ai porci”), l’eloquente titolo scelto per l’occasione, rivolto direttamente a Buffet, Mélenchon, Bayrou e altri, dai quali il movimento di estrema destra pretende delle scuse. L’accusa? I politici e gli intellettuali di sinistra hanno creduto di poter “strumentalizzare miserabilmente la tragedia di Tolosa contro il Front National e la candidata Marine Le Pen”.

Mélenchon e Bayrou in particolare “non sono all’altezza del posto cui aspirano”, ha detto la Le Pen. In quanto a strumentalizzazioni a fini politici, in effetti, la candidata del Front National ha battuto tutti. Sarkozy compreso. 

 

 

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