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Smiley, l’horror al tempo di Chatroulette

Smiley è un buon horror, molto classico nella sua struttura, senza alcuna innovazione se non quella di aggiornare la storia degli slasher killers al tempo della rete. Michael J. Gallagher gioca con Chatroulette e da lì tira fuori roba già vista mille volte, ma lo fa con buona tecnica e mestiere.

caitlin-gerard-smiley

Ashley è una studentessa modello ma quando arriva al college la sua compagna di stanza la invita a darsi una mossa e a lei le feste a base di alcool non sembrano dispiacere. Peccato che nel college giri una storia inquietante. Se vai su una chat anonima e scrivi per tre volte al tuo sconosciuto chattatore la frase “I did it for lultz” (e sorvoliamo sulla traduzione italiana di questa frase) ecco che alle sue spalle arriva Smiley e lo sgozza.

I ragazzi del college finiscono in pieno nella faccenda misteriosa e Ashley è quella messa peggio di tutti perché incontra più volte (o crede di incontrare) Smiley in persona che ha tutte le intenzioni di farla fuori. Solo che la bionda ha un passato bipolare in seguito alla morte della madre così lei stessa non sa cosa vede e cosa sogna… e naturalmente nessuno le crede.

Smiley è praticamente Candyman adattato al mondo delle chat. La chat sostituisce lo specchio ma il resto della leggenda è fiondamentalmente lo stesso… solo con molto meno fascino.

smiley

Gallagher gioca con leggende e tecnologia, con la rete, con l’orrore giovanile, ci mette un po’ di tutto e ad un tratto dice esplicitamente che Smiley rappresenta il male che si annida in rete. Prendetela un po’ come credete…

Eppure il film funziona, la tensione c’è, giocando con le cose classiche, dal mostro che appare alle spalle, al buio, alla mente confusa della protagonista che non ha ben chiaro cosa vede e cosa immagina. Niente di nuovo quindi, ma non proprio malaccio.

E soprattutto con un discreto finale anche se fin troppo spiegato.

Oh… e poi Gallagher deve avere una particolare predilezione per i culi delle sue attrici, perché l’unico che non viene inquadrato è proprio quello di Caitlin Gerard.

 

 

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