• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Siria, l’odissea di un giornalista palestinese arrestato e torturato

Siria, l’odissea di un giornalista palestinese arrestato e torturato

Salameh Kaileh, 57 anni, giornalista palestinese con passaporto giordano, ha vissuto e lavorato a Damasco dal 1981 al 14 maggio 2012, fino a quando non è stato espulso in Giordania.

Il 24 aprile uomini in borghese dei servizi segreti dell’Aeronautica lo hanno arrestato nel suo appartamento di Barzah, nella periferia di Damasco.

“Credo che mi cercassero perché avevo chattato su Facebook con un amico siriano che vive all’estero. Avevamo parlato di quello che pensavo della rivoluzione, dei Fratelli musulmani e di cose del genere” – racconta.

 

Dopo l’arresto, Kaileh è stato portato in uno degli uffici dei servizi dell’Aeronautica della capitale. Per giorni, l’hanno insultato e torturato con la falaqa, le frustate sulla pianta dei piedi, il metodo diffuso in tanti paesi mediorientali, uno dei più comuni in Siria da mezzo secolo.

Uno degli addetti agli interrogatori, Kaileh ci tiene a sottolinearlo, gridava insulti contro i palestinesi (ma il presidente Assad non era il loro eroe?). Gli altri continuavano a chiedergli che ruolo avesse avuto nella pubblicazione di una rivista politica di sinistra. Lui negava, cercando di spiegare che conservava le copie per consultarle, faceva parte del suo lavoro di giornalista.

Il 3 maggio, Kaileh è stato trasferito in un altro ufficio dell’intelligence dell’Aviazione e da qui all’ospedale militare di al-Mezzeh. Ci arriva coi segni della tortura, ma all’ospedale va persino peggio.

Nelle corsie, Kaileh e gli altri pazienti sono stati ammassati due, anche tre per letto, mani e piedi legati e uno straccio a coprire il volto. Sono tati costretti a urinare e defecare nei letti.

“Un mattatoio, altro che un ospedale” – commenta Kaileh. “Sono rimasto in quel posto per una settimana. Cercavo di non mangiare e di non bere per evitare di urinare nel letto. Avevo bisogno di medicine per la tiroide ma non me le hanno mai date”. Kaileh ha avuto un cancro alla gola nel 2004.

Legato al letto e col volto coperto, Kaileh è stato torturato più volte e con estrema ferocia. Passavano i medici, sentiva degli insulti ma non era in grado di capire se anche loro stessero prendendo parte alle torture.

Il 10 maggio, Kaileh stato trasferito dall’ospedale in una sede del dipartimento per l’Immigrazione. Qualche altro giorno d’interrogatori e poi il volo per Amman.

Kaileh non demorde. Nonostante già nel 1991 fosse stato arrestato e condannato a nove anni di carcere per la presunta militanza nel Partito per l’azione comunista, sente la Siria come una delle sue patrie, vuole tornarci e denunciare chi ha ordinato la sua espulsione.

La storia di Kaileh la conosciamo perché ha voluto raccontarla direttamente ad Amnesty International al suo arrivo in Giordania. È simile a quella di migliaia di persone arrestate in Siria negli ultimi 15 mesi e trattate in modo disumano, anche all’interno degli ospedali.

Almeno 350 persone sono morte in carcere dopo essere state torturate. Il totale delle persone uccise è salito a 9200. Tutto questo, nonostante la presenza degli osservatori dell’Onu.

Mentre proseguono le manifestazioni pacifiche, la rivolta si è fatta anche violenta e gli attacchi contro obiettivi della sicurezza da parte dei gruppi di opposizione armata legati, o che dichiarano di essere legati, all’Esercito libero, aumentano mietendo vittime anche tra i civili.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.66) 22 maggio 2012 12:54

    Grazie dell’articolo e dell’informazione: è cosa importante.

    Francamente, mi stupisce che non sia stato ucciso e che gli sia stato consentito di andare all’estero: le dittature hanno il potere di eliminare i testimoni e lo usano, specialmente con i giornalisti.

    Ritengo che ci siano altre storie analoghe di cui non sapremo mai niente.

    Pongo un quesito: il regime di Assad si è improvvisamente incattivito oppure si è sempre comportato così e l’unica differenza è che oggi è aumentato il numero di oppositori?

    Credo che Kaileh saprebbe dirci qualcosa di interessante in proposito.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares