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Silviocentrismo e Monnezzocentrismo

Fino al 1600 la storia e la scienza si divisero, un po' come due partiti o due fazioni politiche, tra Geocentrismo ed Eliocentrismo: da una parte si sono distinti i vari Aristotele, Tolomeo e Tycho Brahe, e dall'altra i vari Copernico, Galileo, Keplero e Bruno.

400 anni dopo, secondo inspiegabili ed anomali criteri di metempsicosi, il caso volle che la storia si ripeta: siamo negli anni 2000, ed un po' come due partiti o due fazioni politiche, la storia e la scienza si sono divise tra monnezzocentrismo e silviocentrismo: da una parte i vari cumuli, tra sacchetti, topi e diossina, e dall'altra i vari berlusconiani, tra Capezzone, Minzolini e Gasparri.
 
A cotal punto della narrazione, il lettore non si perda nei tortuosi meandri della teoria dell'uovo e della gallina, tipo "è nata prima la monnezza o il consenso per Silvio", anzi punti a qualcosa di molto più profondo, un pensiero di parallelismi e similitudini.
 
Era il 18 marzo del 2010 e con un post a dir poco premonitore, facevo notare di come, forse per uno strano caso del destino, Berlusconi ritornò a Napoli per un orgoglioso "Patto del Fare" e contemporaneamente ritornò la monnezza per le strade, a causa delle proteste dei lavoratori del Consorzio Unico di Bacino.
 
Erano passati esattamente 20 mesi da quel 18 luglio 2008: "A Napoli l'emergenza è finita! A Napoli l'emergenza è finita!" aveva dichiarato a gran voce l'ottavo nano, Oracolo.
 
 
Due anni dopo la situazione non è cambiata di molto. "Napoli è invasa dai rifiuti e non ha ancora un piano per la differenziata": sembra abbia dichiarato ieri Pia Buccella, capo degli Ispettori dell'Unione Europea.
 
Ma due anni dopo, paradossalmente anche un bambino di due anni, come non potrebbe notare la grande assente ingiustificata: la parola emergenza.
 
Per quanto possa sembrare difficile o arzigogolato, il rapporto tra monnezzocentrismo e silviocentrismo è molto stupido e banale da spiegare: non esiste.
 
E non esiste secondo una mia astrusa teoria, da venticinquenne cittadino napoletano costretto a vivere l'"emergenza rifiuti" da più di 15 anni: la monnezza non è altro che l'unico (se non l'ultimo) escamotage che un gruppo di sistemi d'affari, che si chiami camorra o politica non importa, ha trovato per rendere ancora possibile l'arrivo di danari freschi dal Governo centrale, in una regione con una situazione economica pari a quella della Grecia o dell'Irlanda.
 
Non ultima, la notizia che entro il 19 gennaio gli uffici dell'ASL 1 di Napoli verranno sfrattati dal Centro Direzionale, in quanto l'azienda sanitaria dopo 3 anni di morosità non ha ancora i soldi per gli affitti.
 
La differenza tra Napoli e la Grecia è solo una questione di coscienza paratelevisiva: fate in modo che l'Italia intera guardi tutti i giorni, solo ed esclusivamente, tg regionali campani e locali napoletani, e provate a notare se in Lombardia o Piemonte non si avrà la stessa sensazione di vivere a nord del Peloponneso.
 
Ma Silvio che fa, ne fa una questione di principio, una questione elettorale: la monnezza fece cadere Prodi, e se non viene tolta in tempo farà cadere anche lui.
 
Perché rendetevi conto di come un ufficio dell'ASL in realtà possa essere chiuso senza roboanti clamori. Allo stesso modo un ospedale può chiudere. Un autobus senza benzina si può chiudere. Una strada senza un lampione si può chiudere. Ma una città con tonnellate e tonnellate di rifiuti sui marciapiedi, se non altro la terza città italiana per densità di popolazione dopo Roma e Milano, non può chiudere.
 
L'unico artificio che resta a Berlusconi non è più quello fisico ma quello retorico: bisogna nasconderla. Ed ecco spiegato com'è che riposi in pace, alla bertolasiana memoria, la famigerata e pericolosa parola "EMERGENZA".
 
Ora immagino Silvio nel letto, con 40° di febbre e con una borsa di acqua gelata sotto l'ascella, che guarda queste foto mentre un'intera carriera politica gli scorre davanti agli occhi: Fini e Bocchino che ridono sornioni come il Gatto e la Volpe, Bossi figlio al doposcuola stile Gian Burrasca, Bersani che si trasforma definitivamente in Gargamella, Di Pietro divenuto Robocop che gli urla: "Vivo o Morto tu verrai con me".
 
Silvio si sente abiurato: crolla come crolla il suo impero mediatico. Ora non gli restano che due strade: quella di Galileo Galilei, che per l'Eliocentrismo fu condannato a vivere per il resto della sua vita in isolamento, o quella di Giordano Bruno, che nel modello eliocentrico individuava una forma di religiosità vincente, e che finì al rogo per eresia.
 
Tant'è che per soppiantare il Geocentrismo, unico ed inattaccabile modello astronomico secondo la Chiesa Cattolica, fino al XVII secolo e alla rivoluzione copernicana ci vollero ben 1600 anni.
 
Per il Silviocentrismo forse ne basteranno 16.
Oggi guardo Napoli e penso: il Monnezzocentrismo regnerà in eterno.
 
 

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