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Siamo oramai al masochismo finanziario

Negli ultimi giorni qualche agenzia di rating, quelle che oramai dettano il destino economico e finanziario di molti stati, ha ipotizzato l’immediato default greco. Pare che la Grecia non sia in condizioni di onorare i suoi debiti.

Scusatemi, o la mia demenza senile sta veramente galoppando, oppure qui si gioca, con macabra indifferenza, sulla pelle di milioni di persone. Lo stato delle finanze elleniche è oramai noto anche ai bambini dell’asilo nido. La situazione debitoria riviene da un passato sciagurato, di cui comunque l’ingordigia di tanti stati europei non ne sono scevri, dove peraltro, sono due anni che l’Europa gioca al tiro alla fune con il governo greco, senza essere capace di prendere una decisione univoca e definitiva. Qui non ci vogliono scienziati o premi Nobel dell’economia per capire, già da oltre 18 mesi, che se non si mettono a disposizione del governo greco una congrua liquidità a fondo perduto, a andare a picco non sarà solo la Grecia.

La stupidità con cui si sta barcollando da tempo è paurosa e purtroppo apre ipotesi e scenari perversi, oscuri, dove a prevalere è solo il temporaneo e miope egoismo dei soliti tedeschi che, a mio parere, hanno iniziato da tempo a strizzare l’occhietto alla grande finanza americana, protagonista e fautrice di quanto sta accadendo in Europa.

Possibile che non sappiano che il default greco genererà instabilità sociale, agevolmente esportabile in tutto il resto del vecchio continente? E’ questo quello che vogliono? E se è così perché? Tempo fa in un altro mio scritto, ahimè censurato, ebbi modo di definire la situazione attuale “nazismo finanziario”. Oggi la finanza e i relativi governi coinvolti guardano con scrupolo matematico al risultato degli indici borsistici, spesso oggetto di speculazioni e di comportamenti suggeriti dal panico, dimenticandosi che dietro tutto ciò ci sono milioni di persone che non possono oggi pagare l’arrogante politica finanziaria delle forti corporazioni, che in tutti questi decenni hanno operato senza regole e purtroppo senza controlli. 

L’inasprimento dei carichi fiscali per ridurre i debiti sovrani è la strada più scellerata da seguire in una economia moderna. La lotta va indirizzata contro gli sprechi, contro tutte quelle risorse che se investite in settori e per motivazioni diverse avrebbero generato una ricchezza distribuita. Invece i loro corporativismi, la loro potenza finanziaria, ha operato solo nella direzione di generare ricchezza solo per pochi.

Questo poteva essere, per la nostra classe politica, l’occasione del riscatto. Dimostrare unità, convergenza di idee e finalmente, poter dire a testa alta: stiamo facendo l’interesse del Paese. Come al solito alla fine a prevalere è sempre l’utopia. 

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