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Si discute in Senato la legge contro la corruzione. Le tentazioni di S.Antonio
Il gruppo al Senato del PdL è particolarmente lieto che il disegno di legge governativo per la lotta alla corruzione sia stato assegnato all’Assemblea di Palazzo Madama . Si condivide pienamente l’invito che il Presidente del Senato, Schifani, ha rivolto alle Commissioni prima e seconda, affinché questa normativa sia discussa rapidamente. Ad assicurarlo è la totale disponibilità del gruppo PdL.
La lotta ai fenomeni della illegalità diventerà legge dello Stato "è un impegno prioritario per il partito e per tutto il governo". Si aggiunge: è prioritario anche per il PD. E’ prioritario per tutti.
Vecchie storie vengono alla mente!
La corruzione:
Nei primi anni 260 sarà proprio l’improvviso benessere derivante dal "boom economico" ad innescare il perverso meccanismo; la possibilità di arraffare d’un colpo, arricchirsi, far danaro a tutti i costi! Nei primi anni ’60 si contano più scandali che nei precedenti 15 anni del dopoguerra: scandali in piccola parte attribuiti al sistema industriale. Sono i poteri dello Stato i colpevoli, sono le commesse provenienti da Roma e le grandi opere: sono gli scandali edilizi.
Non è un segreto che la maggior parte del denaro illecito andava a finire nelle casse dei partiti e Giuseppe Abbadessa, senatore, suggerì, per la prima volta una legge per il finanziamento dei Partiti. L’ambiente morale fu espresso magistralmente con la frase del Prezzolini: "La disperazione più grande che possa impadronirsidi una società è il dubbio che essere onesti sia inutile".
Il Ministro Preti e la distruzione della burocrazia
Il Ministro aveva poche ma radicate convinzioni. Del tutto sbagliate.
"C’è un bubbone, - dice l’on. Preti ministro per la riforma della Pubblica Amministrazione,- che intendo estirpare: la burocrazia statale. Essa deve liberarsi dei mediocri, ce ne sono troppi sia di dirigenti che non dirigono niente che di commessi e usceri", poi, con candore disarmante, come se il suo partito (PSDI) non avesse minimamante contribuito dopo un ventennio in politica e in governo, il Ministro aggiunge "Quando un sistema è corrotto, non si può più modificarlo, bisogna distruggerlo".
E infatti lo distrusse
Fece, nel suo piccolo lo stesso disastro che in anni recenti ha fatto Bush in Iraq e che invece un politico intelligente come Churchill non fece, per nostra fortuna con le truppe di occupazione nel dopoguerra.
La efficiente burocrazia risalente alle istituzioni austriache scomparve: il Capufficio si guardava bene da prendere decisioni impaurito dalla possibilità che l’impiegato gli facesse "cucù" affacciandosi alla porta; le insegnanti ricorrevano al Preside che faceva finta di non capire e non sentire per non punire nessuno. L’unica possibilità di comando era nelle mani del sindacato e dei Partiti.
Le tentazioni di S. Antonio
Non c’è costruzione civile che non si debba sostenere su due pilastri. Per esempio la regolarità amministrativa è essenziale per operare nello Stato. Servono due pilastri A: chi opera; B: chi ne controlla il risultato. Venne a mancare uno dei pilstri.
Venne a mancare l’esecutore o meglio il "burocrate" quello che trasforma le Direttive in uomini e mezzi e po’ riferisce il risultato al Politico rimanendo sull’attenti. Sparì nel frattempo perfino l’obbligo del concorso per accedere all’impiego statale. il Burocrate? Se non rompe le scatole è meglio. Viene relegato tra le scartoffie, oggetto di tolleranza perché ritarda, ritarda perché complica, perché deve timbrare,collazione, fotocopie, pandette ecc. Vecchie miserie Amministrative.
Sorge una nuova suggestiva e moderna figura: il manager (perfino nei piccoli comuni). Esso è espressione del Politico, dipende da lui per fissare il compenso, non deve pensare alla carriera.
Rimane così solo un pilastro a controbattere la corruzione
Dice il Vangelo "non indurre in tentazione". Ma si può pretendere che tutti i politici abbiano la forza di S. Antonio?
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