Federalismo fiscale: ne abbiamo bisogno?
L’art. 119 della Costituzione prevede che i Comuni, Regione, Città Metropolitane, Province abbiano autonomia finanziaria di entrata e di spesa, abbiano risorse autonome, stabiliscano e applichino tributi ed entrate proprie e di gettito erariale riferito al loro territorio: è questo uno dei motivi irrisolti della Costituzione rimasto per molto tempo una semplice enunciazione di intenti e che ora è inserito nel programma attuale del governo (centro destra). A completare il quadro politico bisogna ricordare che molti esponenti di centro sinistra hanno rilasciato dichiarazioni a favore della realizzazione del federalismo fiscale.
Dobbiamo chiedere a noi stessi: è proprio vero che il nostro Paese necessita di un reale sistema di fiscalità autonoma per ogni singolo settore? Una fiscalità in grado di rendere autosufficiente il vasto mondo delle autonomie locali? La piena attuazione del federalismo Fiscale favorirà lo sviluppo e la crescita? E’ effettivamente condivisa l’idea che, una volta realizzata la riformafederale dello stato si stabilisca ope legis l’autonomia sia di entrata che di spesa alle Regioni? Ed enti locali?
Per esempio è vero che anche il Mezzogiorno avrà la possibilità di gestire in proprio il percorso di sviluppo sociale in modo efficace, conforme alle proprie caratteristiche? Si tratta di principi accettati dalla maggioranza se non da tutti?
Ecco i traguardi
- responsabilizzazione finanziaria di tutti i livelli (dal Comune alle Regioni)
- territorialità delle imposte
- neutralità della imposizione
- divieto di esportare le imposte nello stesso tempo
- divieto in modo più assoluto di innalzamento della pressione fiscale
Cosa succcederà per le Regioni come il Molise senza ossatura industriale e propria cultura imprenditoriale? Molise; Abruzzo; Calabria; Lucania. Meravigliose parti dell’Italia in cui un tizio che abbia due distributori di benzina (come ricordo) è considerato un "industriale". Entità economiche basate essenzialmente alla spartizione clientelare dei finanziamenti dello Stato.
E’ forse il caso di allarmarci 1
"I criteri direttivi del Disegno di legge sono il rispetto del principio di solidarietà e coesione sociale che si armizzino ecc..ecc..". Il che sta ad indicare oscuri trasferimenti, finanziamenti dalle Regioni più produttive a quelle povere (in termini di PIL/pro capite).
Continuiamo ad allarmarci
Terzo comma dell’art. 119 " verrà istituito un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale/per abitante". In poche parole si fa riferimento al COSTO STORICO che corrisponde a quanto una Regione o altro Ente ha ricevuto nel passato?
Ed ecco che l’allarme si trasforma in panico
I finanziamenti per trasferimento da Roma saranno commisurati allora al passato? Alla spesa clientelare? Allo spreco dei vecchi personaggi della politica meridionale? Università inutili con cattedre assegnate già prima della prima pietra dell’Ateneo a oscuri laureati. Una rete di favori e di personaggi, trattative, scambi, mercimoni ARPAC, spese sanitarie a livello assurdo, suoceri, grandi e piccoli parassiti.
Cambiare perché nulla cambi?
Continuare la vecchia storia a miglior gloria di personaggi che rispondevano e rispondono tutt’ora al nome del On. Remo Gasperi, on. Natali, On. De Mita in ideale continuità con On. Clemente Mastella ( senz’altro persona per bene) e moglie Sandra Lonardo.