Sgomberi forzati dal sito Unesco cambogiano di Angkor
Secondo un rapporto diffuso nei giorni scorsi da Amnesty International, il governo cambogiano sta eseguendo sgomberi forzati di massa dal parco archeologico dei templi di Angkor, dichiarato nel 1992 patrimonio dell’umanità dell’Unesco: ufficialmente, secondo le autorità, per mantenere in buono stato il sito archeologico.
Gli sgomberi hanno finora interessato oltre 10.000 famiglie per un totale di circa 40.000 persone. Le persone con cui ha parlato Amnesty International negano che i trasferimenti siano stati su base volontaria e denunciano che gli alloggi nei quali sono state collocate (a 30 chilometri di distanza dalle residente originarie e a 45 minuti di macchina – per chi ce l’ha – dalle risaie che sono l’unico mezzo di sostentamento) sono tutto meno che adeguati, così come sono insufficienti le forniture di acqua potabile e i servizi igienico-sanitari.
Amnesty International ha sollecitato l’Unesco a intervenire, anche perché il governo cambogiano ha tirato più volte in ballo l’organizzazione. “Lo chiede l’Unesco”, si sono sentiti dire gli sgomberati dai funzionari cambogiani.
L’Unesco, per ora, non ha pubblicamente condannato questa palese violazione del diritto umano a un alloggio adeguato, limitandosi ad affermare di non aver mai chiesto “lo sgombero della popolazione” dal sito di Angkor e aggiungendo che “l’organizzazione non è responsabile delle azioni degli stati membri (…) anche quando chiamano in causa l’organizzazione per giustificarle”.
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