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Maggio è (anche) il mese della masturbazione

Sex Toys: storia delle vibrazioni, Hysteria e “massaggia gengive”. 

 Risparmia soldi. Risparmia tempo. Minimizza lo stress. Cura il mal di testa. Non fa male a nessuno. Fa arrabbiare il Papa. Masturbati.

Maggio è il mese della masturbazione. La ricorrenza nasce nel 1995 per iniziativa di un sexy shop di San Francisco, il “Good Vibrations”, dopo che l’ex dirigente del dipartimento del ministero della Salute americano, nonché chirurgo della Casa Bianca, Joycelyn Anziani fu licenziata per aver suggerito nel 1994 ad una conferenza delle Nazioni Unite che la "masturbazione dovrebbe essere insegnata".
A sostenere il suo licenziamento fu il Presidente Bill Clinton che, solo un anno dopo, si sarebbe ritrovato a essere molto meno pudico in compagnia della 22enne Monica Lewinsky.

Cogliamo l’occasione per proporvi una serie di contenuti sulla masturbazione, il rapporto col nostro corpo, la percezione culturale della stessa e il senso del celebrarsi.

Iniziamo con un po’ di storia, non tanto della masturbazione quanto dei suoi alleati più stretti, i sex toys.

Il loro uso inizia almeno 28.000 anni fa. A questa data risale il primo antenato preistorico del vibratore, trovato in Germania nel 2005 nella caverna di Hohle Fels. Le sue misure erano di 20 centimetri di lunghezza per un diametro di 3 centimetri. Più o meno le misure medie di un dildo contemporaneo. Un oggetto votivo per le fertilità, ma sicuramente anche un gioco per donne o coppie primitive.

E da quel momento, gli esseri umani non hanno mai smesso di giocare.

Nel 500 a.C. i mercanti greci di Mileto vendevano Olisbos, oggetti fallici destinati alla masturbazione, rappresentati anche in ceramiche e pitture dell’epoca.

Durante il Rinascimento, cambieranno nome in dildo (forse dal latino, quindi col significato di “dilatare”) trovando sempre più ampia diffusione.

Ma per “sex toy” non intendiamo certo solo falli e affini.

Nel 300 d. C. il Kamasutra racconta tutte le tecniche per raggiungere il piacere, per darne, e non si esime dal suggerire l’uso di estensori per il pene o oggetti di masturbazione femminile.

Nel 1791 il marchese De Sade scrive “Justine” in cui racconta dell’uso di diversi giocattoli sessuali, come frustini, anelli per capezzoli, manette.

Il moderno vibratore, il sex toy più venduto al mondo, nasce però solo nel 1869, per opera di uno scienziato convinto di poter curare l’isteria femminile solo provocando orgasmi alle donne affette da tala malattia.

Non stupisce il successo della sua invenzione: uno stimolatore meccanico, capace di regalare un’esperienza forse non guaritrice, ma sicuramente intensa.

Soprattutto se pensiamo a un piccolo dettaglio: l’isteria non esiste.

Dal greco “hustera”, utero, l’isteria era presunta manifestarsi con violenti attacchi nevrotici, fasi emozionali intense, dovute secondo la scienza ottocentesca ai movimenti dell’utero, appunto. La diagnosi di isteria era più che altro un mezzo per contrastare l’emancipazione: qualsiasi tipo di ribellione e atteggiamento “anti femminile” poteva essere considerato atto nevrotico e dunque curato, punito, messo a tacere.

Così di certo un orgasmo e la sua capacità di scaricare frustrazioni e nervosismi poteva essere un ottimo rimedio a una vita sessuale in epoca vittoriana e alla continue discriminazioni subite dalle donne.

A raccontarci questa storia c’è anche Hysteria, una commedia di Tanya Wexler, che ci fa conoscere un tipo di rivoluzione industriale diversa da quella che abbiamo studiato a scuola, raccontando la nascita del sex toy la cui vendita nel suo Paese natale, gli USA, è ancora vietata in 7 stati.

La crescita collettiva delle donne passa, secondo “Hysteria”, attraverso la rivendicazione stessa dell’essere donna, con tanto di “fasi emozionali intense” e sessualità libera, anche in solitaria. Così la sceneggiatura brillante è una perfetta opportunità per spiegare il vibratore a mamme, nonne e figlie, senza che questo abbia niente a che fare con rappresentazioni pornografiche rivolte all’uomo, ma semplicemente parlando di desideri e sentimenti. E soprattutto ridendoci su.

Perché la sessualità dovrebbe essere per prima cosa divertente. Spensierata.

Da sole e in compagnia. Troppo spesso invece è accompagnata a sensi di colpa, problemi, questioni morali.

Se per un uomo masturbarsi può farlo diventare cieco, per una donna può ancora renderla una poco di buono. Ancora oggi, nonostante il mese della masturbazione, nonostante i sexy shop proliferino in ogni dove, la masturbazione femminile rimane un tabù.

La sua infrazione è più che comune, la maggior parte delle donne si masturba, ma la sua accettazione, la riflessione su questo come un semplice componente della vita sessuale femminile è comunque inserito in una attenzione pornografica oppure in una rottura della giusta morale femminile.

La visione negativa della masturbazione si diffonde tra ’700 e ’800, probabilmente alimentata dalla diffusione dell’opuscuolo anonimo del 1712

Onania: ovvero l’odioso peccato dell’autopolluzione e tutte le spaventose conseguenze per entrambi i sessi, con consigli spirituali e materiali per coloro che si sono già rovinati con questa pratica abominevole e opportuni avvertimenti ai giovani della nazione di ambo i sessi.

Se il titolo dell’opuscolo non chiarisse abbastanza la posizione dell’autore in merito, aggiungiamo che probabilmente è da attribuire, secondo Thomas Laqueur, al chirurgo John Marten, desideroso di promuovere la vendita di tinture e polveri di sua produzione, curative dell’onania.

Bisognerà attendere il Novecento e la nascita della sessuologia perchè si possa finalmente attestare che la masturbazione non ci renderà ciechi o coperti di orrende pustole o isteriche. O che semplicemente non si tratti di una “pratica abominevole”.

E bisognerà attendere Sex and The City perchè di vibratori parlino le donne e lo facciamo con leggerezza e smaliziata ironia.

Un aspetto interessante della percezione della masturbazione femminile è proprio legato infatti alla pubblicità e alla rappresentazione mediatica dei vibratori. Fino agli anni ’20 del Novecento, i vibratori erano reclamizzati sulle riviste femminili, come oggetti di uso comune. Poi, con l’avvento della pornografia sparirono non potendo più passare inosservata la chiara funzione masturbatoria dell’oggetto.

Un dito vibrante “per massaggiare le gengive”

Un vibratore per massaggi che tengono giovani le donne

Un massaggiatore a punta vibrante per combattere cellulite, rughe, emicranie, stanchezza e utile come spandicrema

Insomma, se si tratta di isteriche che vogliono omologarsi al modello sociale ben vengano le vibrazioni, ma niente da fare per donne con una sana voglia di fare sesso.O di cantare i propri orgasmi.

In una storia dell’evoluzione dell’uso dei sex toys, partendo dagli oggetti primitivi e passando per i massaggiatori anti isteria, arriviamo alle ADAMuna girlband olandese di musica elettronica che canta tutto il nuovo singolo “Go to go” con un vibratore in azione tra le gambe. La voce si incrina ogni tanto, scappa talvota una risatina, ma l’allegria del piacere che cresce è contagiosa e il video, dove non appare nemmeno un centimetro di corpo nudo, è impregnato di sensuale corporeità e non si fa staccare gli occhi di dosso.

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