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Senza difesa

Già il titolo totalitario dell’articolo scritto da Michela Marzano su Repubblica - "Perché gli uomini uccidono le donne" - contiene l’infamante generalizzazione di una colpa collettiva.

Poco importa se si tratta di alcuni episodi criminali isolati - le ormai tristi Storie di uomini "mollati" e di donne che l’hanno pagata con la vita, come titola anche l’Occidentale - legati ad angosciose disperazioni maschili, improvvise, devastanti, incontrollate, terminate con il loro stesso tragico suicidio; le drammatiche storie di cronaca di questi ultimi tempi.

Poco importa anche che, a fronte degli 8 (otto) casi negli ultimi venti giorni, gli uomini "mollati" saranno stati, nel frattempo, negli stessi venti giorni, probabilmente centinaia o migliaia o decine di migliaia sui milioni che siamo.

Poco importa, ancora, tentare di riportare ogni vicenda al proprio singolare svolgimento, alle motivazioni soggettive, ai possibili inganni che hanno causato l’eccesso di dolore, di risentimento e di violenza.

Poco importa, poi, il fatto che il dolore di questi uomini fosse talmente grande ed insopportabile da averli portati tutti, immancabilmente, al suicidio immediato.

Poco importa, anzi, non importa nulla a nessuno cercare di capire i fatti nel loro effettivo svolgimento, nelle loro proporzioni sociali reali, nel malessere oscuro, profondo e insopportabile che li ha - evidentemente - causati; nelle loro irragionevoli ma pur esistenti ragioni.

Non importa, perché ad essere messi al banco degli imputati, degli accusati, degli indifendibili non sono quegli otto disperati, non sono gli autori materiali di quei tragici avvenimenti: è l’intero mondo maschile che ora, come sempre, sta sul banco degli "accusati".

"Si tratta di uomini che non accettano l’autonomia femminile e che, spesso per debolezza, vogliono controllare la donna e sottometterla al proprio volere" - pontifica la Marzano dalle colonne di Repubblica, come se li conoscesse tutti, uno per uno. Ma lei non sta parlando degli esecutori dei fatti di sangue; lei sta parlando di tutti gli uomini e li sta accomunando all’interno di una diagnosi infausta di inadeguatezza sociale e psicologica; qualcosa da medicalizzare piuttosto che qualcuno da capire.

Non le interessa comprendere, le interessa controllare.

E, ancora, il declino dell’impero patriarcale che farebbe da sfondo ai c.d. delitti passionali: "il comportamento possessivo che alcuni uomini esercitano sulle donne è il risultato di un insieme di fattori psicologici, culturali e sociali, che sono radicati nel comportamento maschile", scrive Benedetti Valentini su l’Occidentale.

Ciò che, però, quest’ultimo strano scienziato - come la Marzano - non ci insegnano è come mai a fare scuola, a fare testo sul tutto, siano otto casi (10, 20 o 150 che possano essere a fine anno) mentre le decine di migliaia, forse le centinaia di migliaia di casi che sopportano pazientemente le lunatiche volontà femminili, le capricciose incoerenze, le comodissime ambiguità di comportamento e che ingoiano rospi, tradimenti ed abbandoni sentimentali senza dare di matto, anzi, con ettolitri di comprensione, quelli non contano, non fanno testo, non sono statisticamente (e, quindi, socialmente) significativi.

Il rovesciamento della realtà: 8 è più grande e più significativo di mille ed anche di numeri più grandi di mille.

Il punto vero è che non si vuole analizzare dei fatti, interpretarli alla luce delle loro dimensioni effettive e tentare di comprenderne le cause soggettive, materiali o morali.

Si vuole estendere una sentenza di condanna, senza alcun tipo di giudicato, di dibattuto, all’intero universo maschile.

E come ogni processo sommario non è prevista, alcuna attenuante, alcuna comprensione, alcuna difesa.

Solo la colpa; su tutti.

Eppure, per le madri assassine la logica interpretativa è completamente diversa; e le attenuanti e le difese e le giustificazioni....

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