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Se Scilipoti si riavvicina a Di Pietro

Il 'responsabile' si sfoga, tra sogni nel cassetto (una lista tutta sua alle prossime elezioni) e una dichiarazione d'amore per il leader dell'Idv.

"Quando Di Pietro dice che il Paese ha bisogno di due, tre riforme importanti, mi trova d’accordo". Parole e musica di Domenico Scilipoti. Quando? Oggi sul Corriere della Sera. Un'intervista serrata in cui il "re dei peones" (definizione tutta sua), tra vaneggiamenti in salsa cristiana e il solito tono da indeciso cronico, non esclude un suo clamoroso ritorno nell'Italia dei Valori. "In politica - dice ancora il Responsabile - ci si confronta, ci si lascia, ci si ritrova. L’importante è ragionare sempre e solo nell’interesse del Paese". Ma Scilipoti ha anche un sogno nel cassetto, una lista tutta sua alle prossime elezioni. "Appoggiando Berlusconi?" chiede l'incauto cronista. Il nostro risponde sibillino:"Scusi, lei vuol farmi leggere nel futuro?".

Insomma, il trasformismo, in effetti, è una pratica ormai comunemente accettata dagli attori dello scenario politico italiano, ma qualche volta la sensazione è che si stia leggermente sorpassando il labile confine tra ciò che è consentito e ciò che è ridicolo. Ma Scilipoti, certamente, non si preoccupa di certe cose, per lui la vera questione morale riguarda la coerenza "politicamente corretta".

"Tutti bravi, tutti leali, tutti politicamente corretti. Però poi alla fine solo il sottoscritto è un mascalzone!… Mi si rivolta lo stomaco, mi si rivolta", parole riferite a tutti quelli che in questi convulsi mesi di vita parlamentare hanno fatto su e giù tra maggioranza e opposizione. Certo, lui, almeno, il guado l'ha attreversato una volta sola. Nel momento peggiore, in un 14 dicembre di ferro e fuoco, quando Fini e i suoi lanciarono il grande assalto al treno e ne uscirono fuori con le ossa rotte e il morale sotto i piedi.

Chi fu il responsabile? Scilipoti, naturalmente. Il medico dipietrista con la fissa dell'agopuntura e del signoraggio bancario. Fu lui che, con un atto di "responsabilità", decise di tenere in vita il governo Berlusconi e di mandare al macero le strategie del Terzo Polo.

Ovviamente per il bene del paese.

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