Sciopero dei disoccupati

Sciopero dei disoccupati ed un imperativo: "Che mille collettivi nascano sulle rovine della piena occupazione".

Un messaggio chiaro, per fugare ogni dubbio circa le intenzioni del Coordinamento Intermittenti e Precari ? Ile de France (Cip-Idf), il gruppo che organizza questa iniziativa nella prima metà di maggio.

Le perplessità non sono poche. La prima, la più evidente: come può astenersi dal lavoro chi non lavora?

La soluzione è semplice: se astenersi dal lavoro provoca disagi ad eventuali utenti e datori di lavoro, l’unica soluzione per i disoccupati è forzare lo sciopero altrui. Come? Per tutta la settimana sono previsti picchetti in diversi quartieri parigini ed a Montreuil, nel nord.

L’ortodossia di questo metodo è sindacabile: lo sciopero è uno strumento di lotta personale, nonostante l’utilizzo, per ottenere i propri scopi, debba essere massivo.

Inoltre, le rivendicazioni possono non essere condivise da tutti: diversi scioperanti disoccupati sostengono il diritto a scegliere il lavoro. Tale ragione, vista da chi si ritrova alla cosiddetta canna del gas, potrebbe addirittura infastidire: c’è chi accetterebbe qualsiasi lavoro, pur di portare il pane a casa.

Bisogna adottare dunque un’ottica macroscopica e comprendere che legato al diritto di scelta, si ritrova un corollario non trascurabile di altri diritti non trascurabili: uguaglianza sociale e meritocrazia, valori necessari e fondanti di un paese, e di una cultura, che si dice “sviluppato”.

Nelle intenzioni della protesta c’è dunque la volontà di svelare le falle di un sistema che non garantisce, sul piano pratico, a tutti i cittadini la stessa accessibilità al mercato del lavoro.

Per il momento, la protesta è ignorata dai media principali, occupati da altre vicende considerate più importanti. Ma cos’è la crisi economica se non la conseguenza di una politica mondiale persistente incentrata sulla speculazione e non sulle persone?