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Schwarzer fuori dai Giochi mentre il Coni sfiora la figuraccia

Finisce qui la carriera di Alex Schwazer, il maratoneta azzurro vincitore della medaglia d’oro a Pechino nel 2008.

L’atleta, che ancora non era giunto a Londra, è stato squalificato dal Coni a seguito del risultato delle analisi a sorpresa effettuate a Oberstdorf lo scorso 30 luglio.

Lo stesso Schwazer ha ammesso la propria colpevolezza: "Ho sbagliato, la mia carriera è finita. Meglio che non mi chieda come sto. Volevo essere più forte per questa Olimpiade, ho sbagliato". Dalle analisi, Schwazer è risultato positivo all'eritropoietina (cos'è?) e adesso rischia una squalifica di due anni.

Brutta figura e carriera finita per un ragazzo che rappresentava per l’Italia, l’unica speranza di ricevere una medaglia nell’atletica. Alex ha subito voluto attribuirsi tutte le responsabilità del gesto, escludendo il coinvolgimento della Federazione e del suo allenatore: «Ho fatto tutto da solo, di testa mia. Mi assumo ogni responsabilità, volevo andare più forte ai Giochi».

L'ex campione olimpico dovrà rispondere del suo gesto non solo alla federazione, dal Comando Generale dei carabinieri di Bologna fanno sapere che sono stati avviati contatti con il Coni per stabilire provvedimenti disciplinari. Inoltre, la Ferrero fa sapere che è già pronta a rescindere il contratto di sponsor che lo lega all’atleta.

Enorme delusione per l’allenatore Michele Didoni: 

«Mi ha telefonato e mi ha detto di mettermi seduto, che aveva una notizia brutta da darmi e che il fermato per doping è lui. Io avevo pensato che si fosse procurato uno stiramento... Quando mi ha spiegato di che cosa si trattava, non ho neppure voluto chiedergli perché l'ha fatto - tanta amarezza nelle parole del tecnico - Non ci sono giustificazioni. A 28 anni si è uomini, non più ragazzi. Alex deve crescere e cambiare vita. Continuava a ripetere puerilmente "mi prendo tutte le responsabilità", senza capire che il suo gesto individuale ricadrà su tanti. La madre stava per essere ricoverata al Pronto soccorso per la tensione».

Anche la manager Giulia Marini si dichiara sorpresa ai microfoni di Sky sport:

«Non siamo sempre vicini all'atleta e non potevamo accorgerci di una cosa del genere -continua - Mi ha chiamato intorno alle 16.30 per darmi la notizia e chiedere scusa a me e a tutti quelli che si occupano della sua immagine da anni. È sempre stato disponibile ad ogni genere di azioni sociali e quindi sono rimasta stupita della sua azione di avvicinarsi al mondo orribile che ha sempre detestato del doping».

La decisione del presidente del Coni Petrucci è arrivata a sole due ore dalla comunicazione del risultato delle analisi: “E' una pagina di sport che non avrei mai voluto vivere e che mi ha ferito” ha dichiarato in conferenza stampa. Fortunatamente la squalifica è arrivata prima della partecipazione dell’atleta alla 50 km, rimediando almeno in parte alla figuraccia planetaria.

Fanno discutere, però, i grandi meriti sbandierati da Petrucci dopo aver dichiarato che «per questo non ci sentiamo né fenomeni né eroi. È una notizia che farà il giro del mondo». Se poi consideriamo che il presidente del Coni si è mostrato come esempio da seguire per le altre federazioni «mi auguro che ogni Comitato nazionale faccia come noi. Questo è un caso che comunque non offuscherà la serietà dello sport italiano», i dubbi aumentano.

In realtà, facendo un passo indietro, si vede che le analisi sono state disposte dalla Wada (World Anti-Doping Agency), non dalla federazione, e tra le altre cose il 30 luglio, due giorni dopo la 20 km a cui l'azzurro avrebbe dovuto partecipare.

Facendo bene i conti, quindi, si scopre che non solo non c’è nessun merito da parte del Coni, che una volta ricevuta la notizia non ha potuto fare altro che sospendere l’atleta, ma sussiste anche una colpa per non aver effettuato controlli sull’uomo di punta della nazionale di atletica azzurra. A questo punto nascono non pochi dubbi sulla scelta di Schwazer del 28 luglio di non correre la 20 km, ufficialmente a causa di un raffreddore. Scelta che ha probabilmente contribuito alla decisione della Wada di effettuare il controllo proprio sull’atleta italiano. Nel frattempo la Fidal e il Coni avrebbero mandato alle Olimpiadi un maratoneta dopato, che sarebbe stato scoperto, quasi sicuramente, in caso di medaglia. Figuraccia sfiorata dunque, o quasi.

L’unica ancora a difendere Alex Schwarzer sembra essere la fidanzata, la pattinatrice azzurra Carolina Kostner, che attraverso un comunicato ha confermato la sua vicinanza ad Alex qualunque siano i risvolti di questa orribile storia.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.170) 8 agosto 2012 08:55

    Caro Alex,
    mi dispiace molto. Sono triste ma ti capisco.
    Capisco che sei passato dalla tua vita tranquilla al trionfo di Pechino e ti sei sentito felice. Capisco che volevi tornare a quella gioia. E’ umanamente comprensibile.
    Adesso sai però che non bisogna dare tutto per un obiettivo quando questo tutto va al di fuori delle regole e del rispetto verso te stesso e verso gli altri. Questo vale per tutti nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose e nelle grandi cose.
    Avrei voluto che qualcuno ti avesse consigliato e spiegato questo prima del tuo gesto. La responsabilità non è solo tua comunque. Anche quelli che ti sono vicini non hanno fatto abbastanza. E anche l’Italia che è nata in questi ultimi 20 anni è così. Tutto per il risultato.
    NON DEVE ESSERE COSI’.
    Speravo tanto nella tua medaglia d’oro per il ns. Paese. Che ti serva per il futuro. Tutti facciamo sbagli. Ritrova la serenità.
    Ciao resisti adesso e le cose andranno meglio.
    E. G.

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