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Roma, un mezzo pubblico di evangelizzazione

Una Chiesa che perde colpi con la secolarizzazione, un sindaco traballante che mira alla rielezione e una controversa società di trasporti. Cos’hanno in comune? Una strategia di evangelizzazione a spese di un Comune, quello di Roma, in grave dissesto finanziario.

Per l’intronizzazione di papa Francesco, martedì 19 marzo, il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha deciso in accordo con il prefetto e il questore di rendere gratuita la metropolitana dall’apertura delle 5:30 fino alle 14:00 con i fondi della presidenza del consiglio. Come annunciato dallo stesso primo cittadino della Capitale, per attenuare i disagi nella viabilità e implementare la sicurezza. Lo stesso giorno gli autobus Atac sono stati listati con le bandiere di Città del Vaticano accanto a quelle di Roma Capitale. Anche gli schermi nelle banchine della metropolitana e sui mezzi trasmettevano a rotazione uno spot con il messaggio “Benvenuto al Vescovo di Roma”.

Adesso proprio l’azienda di trasporti pubblici romani ha avuto l’idea di stampare un milione di biglietti con l’immagine del papa, affinché i pellegrini e i turisti e gli utenti in generale possano fregiarsene. L’amministratore delegato Atac, Roberto Diacetti, si dice molto soddisfatto per un’iniziativa che “segue idealmente quella simile che abbiamo messo in campo per la beatificazione di Giovanni Paolo II”. “Siamo molto grati al Vicariato, che ha accettato la nostra proposta”, aggiunge, ”e speriamo in futuro di individuare altre forme di collaborazione altrettanto soddisfacenti”. Continua quindi il sodalizio tra le istituzioni romane e la Chiesa, con la tendenza delle prime a inchinarsi a Oltretevere.

Queste sono considerate priorità da un’azienda che ha tra l’altro pesanti problemi di gestione nonché grane per indagini su presunti atti di corruzione che sfiorano adesso anche lo stesso Alemanno. In una città enorme come Roma che ha una rete inadeguata di trasporto pubblico e dove i disagi sono diffusi, l’Atac tenta di darsi un tono e far dimenticare i problemi affidandosi alla sorridente immagine del papa. Proprio come in un film di Carlo Verdone, Atac sembra ormai sempre più l’acronimo di “Associazione Teologica Amici Cristo”.

Siamo di fronte all’ennesima iniziativa inopportuna, che manifesta benevolo favoritismo nei confronti della religione da parte dalle istituzioni. Con i soldi dei cittadini, ovviamente. Da laici, oltre a denunciare la questione e manifestare la propria contrarietà, non è possibile far altro. Già il sindaco, proprio per il conclave appena concluso, aveva chiesto 4,5 milioni di euro al governo di Mario Monti. La difficile riconferma in vista delle elezioni a maggio spinge ora il sindaco a cercare ancor di più l’appoggio vaticano contro gli sfidanti capaci di impensierirlo, soprattutto quelli del Pd e dei grillini.

D’altronde, da uomo di destra e tradizionalista, Alemanno non ha mai nascosto le sue simpatie per il cattolicesimo più retrivo. Dando addirittura il patrocinio e partecipando con tanto di fascia tricolore alla manifestazione no-choice degli integralisti anti-abortisti nel maggio scorso. È spesso presente alle iniziative prese di concerto con la Chiesa, anche quelle volte a promuovere esplicitamente l’evangelizzazione (come quella Dieci comandamenti in piazza).

Sembra proprio che, con il sindaco postfascista, Roma (anzi, Roma Capitale) sia tornata ai fasti della Conciliazione. Il bilancio del quinquennio di Alemanno vede quasi soltanto ombre, ma nei Sacri Palazzi non se ne preoccupano: se la loro luce è l’unica a brillare, ancora meglio.

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