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Roma, condannati i campi nomadi: "Sono discriminatori"

 

Per la prima volta in Europa un giudice condanna i "campi nomadi" perché discriminatori. Malgrado sia stato provvisoriamente accolto il reclamo del Comune di Roma, si attende la pronuncia definitiva.

 

Roma, 14.09.2012. Ieri il Tribunale Civile, accogliendo il reclamo presentato dal Comune di Roma, ha ritenuto opportuno, nell'attesa della definitiva pronuncia del giudice, di annullare l’ordinanza di sospensione dell'assegnazione degli alloggi all'interno del «villaggio» La Barbuta.

Con uno scarno provvedimento, basato su spoglie argomentazioni, la Sezione Feriale del Tribunale di Roma ha voluto invalidare l’ordinanza che poche settimane prima aveva ricostruito, con una complessa serie di argomentazioni giuridiche, il quadro nazionale e internazionale di una delle più macroscopiche e criticate discriminazioni su base etnica consumate in Italia. La parola adesso ritorna alla Seconda Sezione Ordinaria del Tribunale Civile di Roma, che avrà il compito di stabilire quale delle due contrapposte pronunce debba ritenersi condivisibile a fronte della articolata normativa italiana ed europea richiamata dalla vicenda dei “campi nomadi”.

Nel decidere se ci fosse o meno la necessità di sospendere le assegnazioni in attesa della decisione definitiva, due giudici hanno preso decisioni discordanti. Si tratta solo di questo, bisogna attendere l’udienza di novembre per capire la portata della decisione dell’8 agosto scorso.

L'Associazione 21 luglio e l'ASGI ribadiscono l'importanza e l'innovatività dell'ordinanza dell'8 agosto e attendono fiduciosi gli esiti del procedimento che si svilupperà nei prossimi mesi. Un procedimento che, se confermasse la coraggiosa condanna ai "campi nomadi" della prima ordinanza, costituirebbe una pietra miliare nella storia delle comunità rom nel nostro paese.

L'8 agosto 2012 Il Tribunale di Roma ha vagliato l'azione civile contro la discriminazione presentata dall'Associazione 21 luglio e dall'ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione) in riferimento al nuovo «villaggio attrezzato» di Roma in località La Barbuta realizzato e organizzato all'interno delle azioni del Piano Nomadi di Roma, ritenendo che le circostanze esposte dalle due organizzazioni «concorrano nel rendere verosimile il carattere discriminatorio delle attività di assegnazione degli alloggi presso il campo denominato Nuova Barbuta» in quanto la realizzazione del nuovo "campo nomadi" esclude di fatto le comunità rom e sinte della capitale «dalla possibilità di accesso a soluzioni abitative propriamente intese con l'effetto di determinarne, ovvero incentivarne, l'isolamento e la separazione dal restante contesto urbano e di comprometterne la pari dignità sociale».

L'ordinanza costituisce un fatto assolutamente nuovo nell'ambito dei diritti umani e nel riconoscimento dei diritti delle comunità rom. Per la prima volta in Europa, un Tribunale condanna la "politica dei campi" che concepisce i «villaggi attrezzati» come luoghi istituzionali di discriminazione, di segregazione e spazi di sospensione dei diritti umani. Per la prima volta un giudice, nel recepire le raccomandazioni e le pronunce delle istituzioni internazionali, riscontra senza mezzi termini il profilo discriminatorio di politiche locali finalizzate a fornire una soluzione stabile ad una situazione di grave disagio abitativo e sociale in base all'origine etnica.

Come da tempo denunciato dalle due organizzazioni, all'interno delle azioni del Piano Nomadi di Roma la soluzione di un "campo nomadi" viene di fatto prospettata a un solo gruppo etnico che vive un particolare disagio abitativo «e non risulta - si legge nell'ordinanza - parimenti predisposta o offerta ad individui presenti sul territorio del Comune di Roma non appartenenti a tali comunità».

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