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Ritorno al Mattarellum e voto subito

Attendere il 24 gennaio 2017, per conoscere la decisione della Corte costituzionale sull’Italicum, può sembrare a prima vista l’unica soluzione possibile e, dal punto vista istituzionale, anche quella più corretta.

In realtà, non è ragionevole tale orientamento perché la Corte costituzionale potrebbe respingere la questione di legittimità sollevata dai tribunali di Torino, Messina, Perugia e Genova. Del resto, si tratta di un’inutile e dannosa attesa, in quanto legittima la momentanea inerzia parlamentare e contribuisce al temporaneo depotenziamento del potere presidenziale di scioglimento anticipato delle due Camere.

Tutte le forze politiche, soprattutto quelle che chiedono di andare immediatamente al voto, dovrebbero subito proporre la soluzione politico-parlamentare più praticabile: il ritorno alle leggi elettorali dell’agosto 1993, il cosiddetto Mattarellum, che prevedeva un sistema elettorale misto (maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi, proporzionale con liste bloccate per il rimanente 25%). Queste leggi, che sono state il frutto del referendum elettorale del 18 aprile 1993, avevano avuto una base ampia di consenso da parte del corpo elettorale che si era espresso direttamente a favore del passaggio dal sistema proporzionale ad un sistema elettorale a prevalenza maggioritario. Mentre quelle leggi elettorali, dunque, avevano avuto un consenso chiaramente espresso attraverso l’istituto referendario, le leggi elettorali che sono state approvate successivamente al Mattarellum, invece, sono state votate a “colpi di maggioranza”.

Per questo motivo il ritorno al Mattarellum è la soluzione più praticabile e conforme al principio democratico e, al tempo stesso, è quella che “spoliticizza” la decisione della Corte costituzionale, la quale accoglierebbe molto probabilmente con un certo “sollievo” una tale scelta da parte del legislatore.

Le due Camere in poco tempo dovrebbero votare un testo di legge brevissimo, in cui si fa rivivere il Mattarellum. Il Presidente della Repubblica a questo punto potrebbe finalmente utilizzare subito il suo potere di scioglimento. 

 

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