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Ripartire dagli errori della Grecia; come agire per rilanciare la fiducia?

Si parla apertamente di fallimento (default) di alcuni stati europei in ragione dell’incontrollabile debito pubblico accumulato. Si ipotizza l’abbandono dell’euro come moneta unica europea. Il Financial Times di Londra ed altre testate si sbizzarriscono su questi temi.

Di fatto negli ultimi tre anni sono mancate adeguate risposte di condivisione e solidarietà (verso i paesi europei meno solidi) e di lungimiranza da parte dei governi di Francia e Germania oltre che degli altri partner europei.

Operando in tal modo, le difficoltà finanziarie della Grecia potevano essere affrontate e risolte nel giro di 48 ore. 
La mancanza di visione politica di lungo respiro ha ingigantito un problema - quello della Grecia - che, ampliato a dismisura, si è ribaltato sull’intera comunità europea, ponendone in evidenza i limiti e l’incapacità di intervento nella gestione degli affari comunitari. 

Altra risposta, dal lato italiano, dovrebbero darla i nostri politici con un soprassalto di responsabilità, correttezza ed amor di patria, lasciando lavorare il prof. Monti alla guida del nuovo governo. Gli è stato affidato un compito irto di difficoltà ma, allo stesso tempo, possibile da realizzare tenuto conto dell'inconsueto contesto politico ed economico anche a livello internazionale. 

Ci sarà mai un momento più opportuno per dare una spallata violenta e benefica alla montagna del debito pubblico italiano? Ci sarà in futuro un’occasione più favorevole per eliminare le incrostazioni decennali dagli ingranaggi della burocrazia statale?
Se non ora, con i politici di mestiere in ritirata strategica, quando? 
Semmai l’euro dovesse essere abbandonato, la storia assegnerà all’insensata gestione della vicenda greca la causa primaria del relativo fallimento. 

Vi sono ancora buoni margini di manovra per porre rimedio agli errori commessi ed assicurare buona salute alla moneta unica europea. 
E’ necessario innanzitutto rivalutare i titoli di debito pubblico emessi dalla Grecia, accentrandone la gestione a livello di vertice europeo. Questi titoli sono stati di fatto abbandonati al loro destino e condannati ad un pericoloso azzeramento rispetto ai valori di emissione. E' stato ed è un errore imperdonabile che occorre sanare immediatamente: tutti ne trarrebbero benefici.

Nell'ultimo incontro dei paesi dell'eurozona a Bruxelles è stato deciso, tra l'altro, il taglio del 50% sul valore nominale dei titoli pubblici greci detenuti dalle istituzioni finanziarie. I mercati hanno interpretato la mossa nel senso di pensare che sia ormai caduto un tabù e che si sia costituito un pericoloso precedente; così, dopo il taglio dei titoli greci, potrà arrivare anche quello dei titoli irlandesi, portoghesi, spagnoli, italiani e così via.

Solo recuperando la fiducia dei risparmiatori e degli investitori si potrà tornare ad un ordinato funzionamento del mercato dei capitali e ad una riabilitazione delle banche nel loro ruolo di intermediarie qualificate per la soddisfazione delle esigenze finanziarie di privati, aziende e stati sovrani.

Riporto qui il mio commento all’articolo “Debito fuori controllo, rischio dietro l’angolo” pubblicato pochi giorni fa da “Il Fatto Quotidiano”.

Vista la situazione complessiva dell’area euro, sarebbe opportuno risolvere il problema del debito pubblico italiano (1.900 miliardi di euro) con mezzi propri, ampiamente disponibili nel nostro Paese. Confidare nell’aiuto di terzi, in questa particolare fase storica, è problematico e poco raccomandabile.

Gli interventi della Banca Centrale Europea (BCE) e Fondo monetario internazionale (Fmi) – come dimostrato in casi analoghi – non fanno altro che certificare ed amplificare l’emergenza dello Stato italiano ed annullare la possibilità di autonomo finanziamento sui mercati.

La soluzione: con un’imposta patrimoniale del 4% sul complessivo di circa 8.000 miliardi di beni mobili ed immobili privati italiani si ricaverebbero circa 320 miliardi di euro. Con tale introito straordinario si coprirebbero buona parte dei titoli pubblici italiani in scadenza tra la fine del 2011 e tutto il 2012. E questo, a dispetto degli investitori esteri riottosi ed indisponibili a sottoscrivere BTP italiani, se non a certi livelli elevati di tassi d’interesse.

L’Italia con tali disponibilità potrebbe sospendere le aste per la vendita dei suoi titoli pubblici nei prossimi 6-12 mesi, bloccando definitivamente la speculazione internazionale che sta approfittando dell’inconsueta concentrazione di scadenze di titoli in questi mesi e nel prossimo anno.

Il nostro Paese in tal modo potrebbe “sbalordire” e spiazzare il mondo degli operatori, palesi ed occulti, che puntano decisamente sul suo collasso finanziario ed, a seguire, su quello dell’Euro. L’Italia registrerebbe anche il risparmio di interessi per circa 15 miliardi di euro nel prossimo anno ed in quelli successivi che potrebbero essere impiegati per accompagnare e stimolare il sistema produttivo nazionale, allentando ulteriormente il rapporto Deficit/Pil.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.163) 3 dicembre 2011 19:16

    Con riserva >

    L’evasione fiscale vale sui 270 miliardi.
    La corruzione e gli sprechi da spesa pubblica costano circa 100 miliardi.
    Gli apparati politici consumano 10 miliardi l’anno.
    Incalcolabili sono i “privilegi” accumulati da centinaia di corporazioni.
    Il 10% delle famiglie possiede il 48% dell’intera ricchezza nazionale.
    Sono circa 1,5 milioni le unità immobiliari private “sconosciute” al fisco.

    Siamo alla vigilia della prima manovra di Monti.
    Stando alle indiscrezioni gli interventi più “sostanziosi” riguarderanno ICI, IVA, pensioni e sanità. Altro che “misure impressionanti”.
    Sarebbe la “continuazione” della linea del “rigore” targata Tremonti.
    Niente a che vedere con il “coraggio” di una politica improntata ad un riscatto di “equità” volto al rilancio della crescita.
    Sarebbe la riproposizione di una ricetta “calibrata” e “digeribile” da una casta di Primi Super Cives attenta a …

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