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 Home page > Tempo Libero > Sport > Ricordando Ayrton Senna, l’eroe classico nei tempi moderni

Ricordando Ayrton Senna, l’eroe classico nei tempi moderni

E ho deciso una notte di maggio 
in una terra di sognatori 
ho deciso che toccava forse a me 

Non è vero che nel mondo contemporaneo la poesia epica è scomparsa. La guerra di Troia o le imprese di Rolando sono ancora nei cuori della gente comune, nelle conversazioni che senti nei bar, nelle parole di chi ricorda gesta leggendarie ed emozioni esaltanti. L'immortalità si raggiunge anche oggi, le leggende non sono morte ed hanno nomi e cognomi. Sono cambiate solo le armi ed i campi di battaglia. Rivedere uno scatto di Marco Pantani è paragonabile a rileggere le stragi di Achille nell'Iliade, lo scambio della borraccia di Coppi e Bartali è il duello mancato tra Glauco e Diomede.

Di una di queste leggende ricorre l'anniversario della morte domani: il 1° maggio del 1994 la Williams di Ayrton Senna finiva sul muro del Tamburello ad Imola. Si spegneva così, all'improvviso, il pilota più amato nella storia della F1. Non il più vincente, non il più simpatico, non il più bello, ma il più amato. Riesce a capirlo anche chi, come me, l'ha conosciuto attraverso i video ed i racconti di chi lo ha accompagnato nel corso della sua straordinaria carriera.

Quello che è evidente è che Senna non era semplicemente un pilota di Formula 1: era un eroe nazionale per il suo Brasile, di quelli come Garibaldi o Mazzini a cui si dedica la piazza in centro città. Vent'anni fa un silenzio irreale piombava negli stadi carioca quando veniva diffusa la tragica notizia proveniente dall'Ospedale Maggiore di Bologna. Il Corinthians si stava giocando il titolo? Non importava più a nessuno. I calciatori in ginocchio a piangere, i tifosi sconvolti che inneggiavano a chi aveva condiviso con loro per tre volte l'iride mondiale. Tre giorni di lutto nazionale. I funerali di Senna, la bara avvolta nella bandiera, sono paragonabili a quelli di JFK o di Lady Diana. Ettore è caduto e Troia lo piange con calde lacrime.

Che poi il viaggio ad Ayrton non deve essere costato molta fatica. Lui prima ancora di essere un pilota era un mistico, un personaggio di una spiritualità gesuitica. Lui nella prossima chicane da affrontare, nella perfezione delle traiettorie, nei guard-rail a due centimetri dalle ruote ci vedeva Dio. E lo sentiva. Un uomo dalla psiche assolutamente imperscrutabile e impenetrabile. Freud l'avrebbe adorato. Tanto gentile e socievole quanto estremamente geloso della propria intimità più profonda. Senna parlava e scherzava con tutti, ma quando si trattava delle sue emozioni, quelle non le concedeva a nessuno, che fosse il nemico di sempre Prost o il collega prefetito Berger. Eroe dallo sguardo malinconico e turbato, quello del pre-gara di quella maledetta domenica di un maledetto week end di vent'anni fa, senza casco, già legato a quella monoposto che diverrà una tomba.

Ma infine quello che resta nei cuori è l'uomo: le folli imprese sulla pista paragonabili solo a quelle di Villenueve (ma qui a parlare è il cuore ferrarista) e la sensibilità unica nei confronti del mondo circostante. Le lacrime per la morte di Ratzemberger, lo spavento per lo schianto del giovane Barrichello: Enea piange per i giovani compagni caduti. In quella, che fu fino ad ora l'ultima età d'oro della Formula uno, quando sulle piste sfrecciavano i leoni d'Inghilterra, i professori francesi e Micheal Shumacher era ancora un giovanotto da educare al bon ton delle corse (vedi Magny Cours 1992).

In questo week end ci saranno un sacco di eventi e di commemorazioni ad Imola alle quali parteciperanno anche tutti i piloti del Cavallino animando con i motori e con i ricordi l'Autodromo Enzo e Dino Ferrari. Chissà cosa deve essere stato l'incontro tra il Drake e Senna, chissà il Vecchio cosa vedeva in quel ragazzo brasiliano attraverso le sue lenti scure. Un amore mai sbocciato (anche se Cesare Fiorio un contratto, poi stracciato dalle due parti, all'epoca glielo aveva fatto firmare) ma niente rimpianti. La magia che la tuta di Maranello dà a chiunque la indossi a Senna non serviva, ne aveva già fin troppa di suo. 

Il futuro probabilmente avrebbe riservato al brasiliano un futuro in terra romagnola, presso la tanto amata Minardi, invece a pochi chilometri di distanza il destino l'ha chiamato dalle rive del Santerno. La Parca ci ha negato di vedere Senna da vecchio, così come ha fatto per Achille e per Rolando. La voce e la musica di chi in quella terra ha vissuto e di chi è diventato il simbolo indimenticato di quella Bologna da dove Ayrton ci ha lasciato, sono gli esametri che possono farci emozionare ancora oggi, venti anni dopo il Tamburello.

e ho capito che Dio mi aveva dato 
il potere di far tornare indietro il mondo 
rimbalzando nella curva insieme a me 

 

Foto: Sauro Imola Flickr-Japhoneis-Stupix

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