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Riapre il consiglio comunale e torna di scena il caso Costa San Giorgio

Gli eletti rivolgano un richiamo alla giunta! Lo chiede Idra, e invia l’analisi preoccupata del prof. Andrea De Marchi

“Il Consiglio comunale inizi a esercitare il proprio diritto-dovere di sorveglianza istituzionale sul comportamento della Giunta, che non sembra rispondere alle più elementari esigenze che l’alto ufficio ad essa riservato è chiamato a soddisfare”. Così Idra nella 23esima lettera indirizzata al sindaco e agli assessori, ma questa volta anche ai consiglieri della Sala de’ Dugento, visto il silenzio di sindaco e assessori, sulla vicenda “aberrante” di Costa San Giorgio, come la definisce il prof. Andrea De Marchi, ordinario di Storia dell’arte medioevale all’Università degli studi di Firenze e firmatario del Manifesto Boboli-Belvedere in tutela della collina di Costa San Giorgio e Via San Leonardo. Recentemente, anche Franco Cardini ammoniva dalle colonne del suo blog: “Leggo tra i firmatari i nomi di Giovanni Fanelli, di Giannozzo Pucci, di Antonio PaolucciLuigi Zangheri. Personaggi ben noti tanto al sindaco quanto all’opinione pubblica. E mi domando: sindaco e giunta non rispondono perché ritengono di averlo già fatti, o perché considerano la questione ormai conclusa, o perché stanno elaborando una risposta adeguata?”.

L’associazione che con 677 cittadini dell’Oltrarno si batte da mesi per la salvaguardia di questa delicatissima area Unesco si è già appellata del resto al più alto esponente istituzionale dell’organo elettivo della città, il presidente del Consiglio comunale Luca Milani: in occasione del colloquio accordato il 12 agosto scorso, presente – in rappresentanza della società civile dell’Oltrarno – anche la dott.ssa Lucia Evangelisti - è stato chiesto “un intervento di garanzia, un richiamo formale, affinché si dia corso al minimo sindacale di relazione del Palazzo con la cittadinanza”. Perché nulla è stato fatto, denuncia Idra, in termini di informazione di base su una Variante urbanistica la cui approvazione minaccerebbe la qualità della vita e del paesaggio, e lo stesso approvvigionamento idrico del giardino all’italiana di Boboli, fondato sulla risorsa acqua. Urge il varo di opportunità plurime di conoscenza approfondita e diffusa del contenuto e delle possibili conseguenze di una Variante così complessa”. Soltanto Idra, invece, ha provveduto a promuovere presso l’opinione pubblica la consapevolezza dei valori dei luoghi interessati dalla Variante, attraverso iniziative organizzate in autonomia per il denegato percorso partecipativo pubblico Laboratorio Belvedere:

- l’audizione in streaming presso la Commissione Territorio e Ambiente del Quartiere 1 il 16 aprile 2021;

- la citata maratona oratoria civile del 28 maggio;

- la passeggiata SOS Belvedere. Un angolo d’incanto fiorentino da difendere!, guidata il 16 giugno da Mario Carniani a beneficio della popolazione e di visitatori stranieri;

- i due appuntamenti culturali col Liceo Statale “Giovanni Pascoli” di Firenze per il progetto “Come sogniamo Boboli e Belvedere”, a cura dalle prof.sse Gaia Pedrolli e Alessia Lenzi, anch’essi guidati da Mario Carniani, rispettivamente il 30 giugno 2021 sulla collina che ospita Forte Belvedere e il 2 luglio nel giardino mediceo di Boboli.

“La vicenda di Costa San Giorgio è clamorosa, ma, evidentemente, non abbastanza”, scrive De Marchi. “Il problema è la cornice più vasta in cui si inscrive, che è l’assenza di un disegno maggiore. Non sono fiorentino, però ho legato il mio mestiere, i miei studi a questa città, ed è per me un dolore vivere la deriva progressiva verso lo spopolamento e lo snaturamento di questo museo a cielo aperto: che, nei fatti, è un museo diffuso, ma che, di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno sta diventando altro.

De Marchi paventa, in particolare, esiti urbanistici tali per cui “gli amministratori di oggi saranno ricordati per avere dato un contributo decisivo non già a riqualificare e a rendere questo museo diffuso palpabile a un pubblico sempre più consapevole e vasto, ma a creare una gentrificazione diffusa, come ben detto da Maria Grazia Messina. La città diventa così uno scenario da cartolina, non è più vissuta da chi la abita, da chi ci studia: e questo accade perché manca una politica illuminata. E richiama i valori e le potenzialità del contesto: “Non ci sono solo i conventi di Costa San Giorgio, c’è un patrimonio vastissimo di palazzi, di chiostri, di conventi. Valori che, “perdendoli nell’immediato, li perdiamo per sempre”.

E dunque si impone il coraggio di una politica urbanistica avveduta e lungimirante: “La vicenda di Costa San Giorgio è aberrante, e va contrastata, ma non è che è la punta di un iceberg, l’epifenomeno su cui bisogna meditare per invocare un’inversione di tendenza, per costruire pratiche, attenzioni e strategie che in questa città – dispiace dirlo – drammaticamente mancano. Anche altre città, come Venezia, si avviano verso un destino simile a quello di Firenze: e questo sarà inevitabile, se non c’è movimento capillare, che parta dal basso, in maniera molecolare, a partire dalla riqualificazione e dalla riappropriazione dei luoghi”.

Seguirà l’intervento di Diana HALLricercatrice indipendente australiana di storia medievale e rinascimentale di Firenze.

 

 

Il contributo di Andrea DE MARCHI

 

Ho aderito subito alla petizione dell’architetto Giorgio Galletti, e ringrazio voi per avere organizzato questo incontro. La vicenda di Costa San Giorgio è clamorosa, ma, evidentemente, non abbastanza. Il problema è la cornice più vasta in cui si inscrive, che è l’assenza di un disegno maggiore. Non sono fiorentino, però ho legato il mio mestiere, i miei studi a questa città, ed è per me un dolore vivere la deriva progressiva verso lo spopolamento e lo snaturamento di questo museo a cielo aperto: che, nei fatti, è un museo diffuso, ma che, di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno sta diventando altro.

Costa San Giorgio è uno degli angoli cittadini più belli e più densi di storia. Gli amministratori di oggi saranno ricordati per avere dato un contributo decisivo non già a riqualificare e a rendere questo museo diffuso palpabile a un pubblico sempre più consapevole e vasto, ma a creare una gentrificazione diffusa, come ben detto da Maria Grazia Messina. La città diventa così uno scenario da cartolina, non è più vissuta da chi la abita, da chi ci studia: e questo accade perché manca una politica illuminata.

Non ci sono solo i conventi di Costa San Giorgio, c’è un patrimonio vastissimo di palazzi, di chiostri, di conventi: penso, ad esempio al chiostro di Sant’Apollonia, al degrado in cui versa, alla possibilità viceversa che ci sarebbe di ripopolarlo mettendolo a servizio come foresteria per gli studenti e facendone, poi, uno dei tanti possibili gangli di un vero museo diffuso. Da Costa San Giorgio, dai conventi di San Giorgio e dei Santi Girolamo e Francesco, vengono la Madonna giovanile di Giotto, che per anni non s’è più vista nel museo chiuso di Santo Stefano al Ponte, vengono opere di Giovanni da Milano, di Pesellino, di Baldovinetti, e di tanti altri.

Questi luoghi potranno essere riappropriati e ripopolati solo in una prospettiva a lungo termine: ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che, perdendoli nell’immediato, li perdiamo per sempre, ci inibiamo queste prospettive. È una consapevolezza che deve germinare, e nutrirsi di attenzioni quotidiane, continue. Nel nostro piccolo, all’università cerchiamo di educare i giovani a questa consapevolezza, insegnando loro che la ricchezza del nostro patrimonio è, innanzitutto, dietro l’angolo, dietro casa.

A Firenze è stato fatto un errore strategico, è stato fatto quando si è scelto di potenziare i Grandi Uffizi, invece di creare gli Uffizi diffusi. Avrebbero potuto ripopolare Sant’Apollonia, facendone un Museo del Quattrocento. Il chiostro grande di Santa Maria Novella è già un museo di suo, ma pensate alla possibilità di arricchirlo riportandovi le opere migrate all’Accademia e al Bargello e altrove, di restaurare ed esporre il patrimonio inestimabile di corali miniati e di parati tessili, di raccontare la storia di quel complesso straordinario e del Trecento a Firenze. Cosa pensa di farvi il Comune? Sono solo esempi fra tanti. Perché non si investe su questo, con progetti forti? La deriva verso la privatizzazione e gli usi impropri è ovunque. Guardate qui davanti a Palazzo Vecchio, il Palazzo della Mercanzia: forse avrebbe meritato qualcosa di più che non il Gucci Garden! In una posizione così strategica vi avrebbe potuto trovare posto un centro di accoglienza per i turisti, dove farli ragionare e arricchire le loro conoscenze, introdurli a percorsi alternativi dentro la città, magari con l’ausilio di strumentazioni multimediali.

La vicenda di Costa San Giorgio è aberrante, e va contrastata, ma non è che è la punta di un iceberg, l’epifenomeno su cui bisogna meditare per invocare un’inversione di tendenza, per costruire pratiche, attenzioni e strategie che in questa città – dispiace dirlo – drammaticamente mancano. Anche altre città, come Venezia, si avviano verso un destino simile a quello di Firenze: e questo sarà inevitabile, se non c’è movimento capillare, che parta dal basso, in maniera molecolare, a partire dalla riqualificazione e dalla riappropriazione dei luoghi.

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