Reversal, ma la vendetta non era un piatto che andava gustato freddo?

 

Cose buone e altre meno, ma Reversal (Bound to Vengeance) è in definitiva un thriller accettabile, crudo quanto serve e senza buoni (che non guasta mai).

José Manuel Cravioto crea un revenge movie senza mezzi termini e assegna a Tina Ivlev il ruolo della bella e sexy vendicatrice.

Eve riesce ad avere la meglio sul suo aguzzino, che la tiene segregata da mesi in una casa isolata violentandola e facendola violentare. Nel tentativo di fuggire capisce però che ci sono altre ragazze rapite e nascoste chissà dove, così trasforma l’aguzzino i vittima e lo costringe ad accompagnarla in un tour a liberaare le malcapitate.

Già così ne avremmo a sufficienza per una trama dura e maledetta, ma questa è appena la partenza (come dice la tagline italiana). Le condizioni in cui le vittime, tutte giovani e belle, vengono trovate sono decisamente varie, sia dal punto di vista fisico, che da quello psicologico, che da quello della partecipazione alla vicenda.

E nell’evolversi della nottata (perchè tutto si svolge in una sola notte) veniamo a scoprire dettagli che coinvolgono altre persone, segreti, motivi (pochi) e violenze assortite.

La piccola Eve si trasforma da vittima in carnefice incarnando perfettamente il ruolo della vendicatrice (quasi) senza pietà, con in più l’aggravante che la ragazza non ha per nulla chiaro in testa il quadro generale, tantomeno l’elenco dei buoni e dei cattivi.

E a pensarci bene di buoni in definitiva non ce ne sono. E’ tutto un crogiuolo di male assortito, di violenza, di brutalità, nascosto (ma ce ne accorgeremo solo più avanti) da una parvenza di normalità.

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