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Renzi e le dimissioni "differite": il rottamatore della sinistra e ciò che ne consegue

 

E' comparso sugli schermi alle ore 18:30 di ieri, dopo una lunga ed insolita attesa che faceva presagire una sorta di duro regolamento di conti interno tra i fratelli coltelli del PD. Doveva essere l'atto finale che decretava l'uscita senza onore del fringuello fiorentino dalla guida del PD, o di quel poco che ormai ne resta, ed invece si è trasformato in un penoso show alla "muoia Sansone con tutti i filistei". 

Con un sorrisetto tirato e indefinibile stampato sulla faccia, foriero della solita arroganza di sempre, il mattatore alla rovescia ha confezionato il suo surreale annuncio di dimissioni a scoppio ritardato da segretario del partito. Dimissioni a tempo quindi, ovvero congelate fino a quando non si sia insediato il nuovo Parlamento e si sia formato il nuovo governo. Dopo l'inevitabile riconoscimento della sconfitta, o meglio della disfatta che è tutta nei numeri impietosi scaturiti dalle urne, manifesta il suo orgoglio per lo "straordinario lavoro di questi anni ", e con tono perentorio proclama "No a inciuci e no a segretari calati dall'alto".

Segue una ricostruzione criptica e fantasiosa delle ragioni che hanno portato al risultato elettorale deludente, tutte racchiuse nel paradigma della sconfitta elettorale del fantastico ministro Marco Minniti, in quel di Pesaro, ad opera di un candidato grillino persino ripudiato dal M5S perché "impresentabile"; ovviamente secondo i canoni etici pentastellati e non certamente quelli del PD che candida cani e porci, fritturi compresi. Ovvero il ministro "golden boy" fautore dello "straordinario lavoro messo in campo contro la piaga dell'immigrazione ", sconfitto dal nulla. E lo dice senza neppure rendersi conto della gravità che è insita nella sua stessa affermazione. Chiude con la promessa del suo impegno come senatore "semplice" di Firenze, Scandicci, Insigna e Impruneta, dopo di che si alza di scatto e pianta in asso la moltitudine dei giornalisti presenti nella sede del PD. Perché è evidente che il buon Matteo è abituato alle comode passerelle della Leopolda, ai monologhi televisivi tra gli scrosci di applausi " a comando " dei suoi fan oppure a scorazzare sul palco in maniche di camicia, col microfono in pugno, a cazzeggiare con battute alla toscana, di cui lui è gran maestro. Quando viceversa si profila l'ipotesi di domande scomode se la squaglia, perché è allergico alla critiche specie se da sconfitto.

Ma veniamo alle ragioni politiche e personali che hanno spinto l'ex rottamatore ad assumere questa decisione.

E' evidente che vuole continuare a dare le carte, sia per una sorta di garanzia di sopravvivenza per se stesso ed il suio clan del "giglio magico ", e sia per un malcelato spirito vendicativo che trabocca velenoso quando rivolgendosi ai 5Stelle spara alzo zero " Non faremo mai accordi, mostrino il loro valore se ne sono capaci ", frase che non portò grande fortuna a Fassino e che denota un senso delle istituzioni tanto al chilo. Oltretutto è ridicolo che a pronunciare l'impegno perentorio a non inciuciare sia proprio quello che stava apparecchiando il "renzusconi", sorta di apoteosi degli inciuci e naturale congiunzione tra i due aspiranti al "governo della nazione ". Impresa che è andata buca solo perché sia lui che Silvio Berlusconi hanno clamorosamente toppato a queste elezioni politiche.

Ma è ancora più evidente che lo stallo istituzionale prodotto da questa demenziale legge elettorale, il "Rosatellum" che sarà sicuramente oggetto di ricorsi alla Corte Costituzionale, suggerirebbe un approccio istituzionale ben diverso nei confronti del Presidente Mattarella, chiamato a dipanare il ginepraio dei veti incrociati. Un politico di consistenza superiore, con una progressione di carriera fatta non a suon di calci nel sedere come nel suo caso, tipo un Massimo D'Alema tanto per citarne uno scaturito dalla scuola di formazione politica del PCI, oppure un Silvio Berlusconi il cui fiuto politico è innegabile seppur criticabile per le note vicende, si sarebbero dichiarati pienamente disponibili a soluzioni di "scopo" messe in campo dal Presidente della Repubblica. Per esempio, qualora l'incarico di formare il governo fosse assegnato al M5S, risultato stravincitore della tornata elettorale, dichiarare la disponibilità del PD ad un appoggio esterno su alcuni pochi punti condivisibili, elencati nei rispettivi programmi, per dare respiro al paese. Partendo da una nuova legge elettorale che cancelli il Rosatellum, una infamità e puro oltraggio per i cittadini elettori che è stata persino ripudiata dagli stessi autori, ovvero il PD in primis, con approvazione avvenuta a suon di voti di fiducia. Disponibilità peraltro già offerta da Grasso per LeU.

Una soluzione che oltre a disarmare la destra di Salvini, avrebbe tolto il PD dalla melma in cui si è cacciato, avrebbe fornito una soluzione istituzionale accettabile e messo Di Maio sulla graticola alla prova dei fatti. Ma per concepire una cosa del genere bisogna avere quel quid che il buon Renzi non possiede e che il suo circondario fatto di mediocri vassalli adusi alla adulazione del principe ben si guarda dal suggerire. In un colpo solo Matteo Renzi avrebbe rivalutato se stesso ed il PD, ponendolo al centro della politica italiana e ridandogli quel respiro istituzionale che il meschino ha invece tradito in preda al suo delirio vendicativo.

Come finirà ?

Lungi dall'ipotizzare cosa possa scaturire dal cilindro di Mattarella, incarico a Salvini compreso che tuttavia con questi veti incrociati appare di altrettanto difficile sbocco, mi appare certo che il PD subirà una ulteriore scissione o quanto meno completerà definitivamente il distacco dall'area di sinistra. Probabilemente assisteremo alla nascita di un partito democristiano con forte connotazione personalistica, del tipo "Democratici cristiani - Matteo Renzi presidente ", facendo un rassemblement di tutti gli orfani della ex balena bianca sparsi in giro per il mondo. L'unico dubbio non è quello sulla costituzione del nuovo partito ma sulla persona di riferimento perché ho il forte sospetto che il fringuello fiorentino stia sulle balle anche ai suoi "presunti" estimatori, la cui sincerità è pari solo a quella di Giuda Iscariota.

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