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 Home page > Tribuna Libera > Renzi, Berlusconi e gli altri

Renzi, Berlusconi e gli altri

Quanto a narcisismo, megalomania, i due, Matteo e Silvio, si somigliano.
Hanno una smisurata considerazione di sé, un amore totalizzante per il potere, un'inclinazione irresistibile a controllare e disporre tutto.

Il vecchio in verità ha indulgenza per i piaceri della carne, che il ragazzo da buon cattolico e scout non considera importanti per governare.
Entrambi, che per un breve periodo hanno finto o immaginato di poter governare insieme, hanno sempre professato idee e programmi di stampo liberale.
Il Berlusca nei suoi 11 anni e passa di governo ha predicato ma non realizzato nulla dei propositi annunciati sin dal 1994, anno del suo primo governo, per cui riforme della scuola, della pubblica amministrazione sono rimaste sulla carta. Ha invece fatto pagare al contribuente il salvataggio della fallita Alitalia. Ha mille volte promesso una profonda revisione della spesa e della pressione fiscale, senza mai concludere alcunché, anzi conducendo nel 2011 il paese sull’orlo della bancarotta, circostanza che lo convinse a dimettersi e lasciare il governo al prof. Monti, nonostante avesse una maggioranza parlamentare.
Il ragazzone giovane presidente attuale espose un programma di governo molto simile a quello del leader del centrodestra. Ma dopo 2 anni abbondanti di governo e un’alluvione di annunci riformatori, il raccolto è magro. 
Una riforma costituzionale del bicameralismo, che non si sa come finirà ed ha tutti i crismi della provvisorietà, giacché non contempla una revisione delle regioni a statuto speciale, né l’attuazione di quegli articoli che dovrebbero disciplinare la vita e lo stato giuridico di partiti e sindacati.
Una ennesima riforma della pubblica amministrazione, che rimarrà puntualmente lettera morta come quella che porta il nome di Brunetta, giacché non basta far le leggi, quanto farle applicare. 


Fatica pressoché inutile nel nostro paese, come dimostra l’esperienza quotidiana.

Una riforma del welfare, che si è fermata al jobs act, ma riguarda solo i nuovi assunti e non il settore pubblico. La montagna ha partorito un topolino. Il pubblico impiego non si tocca, per volontà sindacale.
Di produttività, competitività, liberalizzazioni, privatizzazioni, revisione della spesa, abbassamento delle tasse non si parla più.
La disoccupazione può crescere, il debito pure. Ma il governo ed il parlamento si trastullano con la telenovela delle unioni civili, dei bonus ai bebè, ai giovani per il teatro o ai professori per una sorta di auto aggiornamento culturale.

E tutti gli altri governi che si sono alternati con i Berlusconi ed i Renzi? I Prodi, Dini, D'Alema, Monti, Letta persino Ciampi quali problemi hanno risolto dei tanti ed annosi che affliggono il paese?
Nessuno. Infatti il debito ha continuato la corsa al rialzo, la disoccupazione pure, la produttività è la più scarsa dell’occidente, la corruzione e il malaffare dilagano, la malavita si è insinuata nei gangli del potere e della vita economica, l’evasione è incontrollabile per la totale inefficienza di chi dovrebbe combatterla. E quella recuperata non raggiunge il10% delle somme accertate.
Allora di che parlano questi demagoghi populisti che ci assillano senza sosta da talk show e schermi televisivi? 
E tranne qualche rara e lodevole eccezione, la stampa ed in genere i media galleggiano sul politicamente corretto e si spendono solo in sperticate adulazioni per il potente di turno.
Alle prossime elezioni vinca chi vuole. Ma se non si taglia la spesa improduttiva, cioè privilegi, sperperi e ruberie, e non si abbassano le tasse e non si rilancia la produttività e non si sburocratizza lo Stato, condizioni per attirare capitali da investire, il nostro declino continuerà inarrestabile; non riusciremo ad evitare il disastro e la miseria in cui arrancano già altri paesi come la Grecia.

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