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Relazione di fine anno di Vesco Errani

Una relazione in bozza (ancora priva di correzioni), ma densa e positiva per questa "Regione Rossa", che vede si la crisi economica generale, ma che ha saputo e sa affrontarla con mezzi anche propri... dove le imprese e le Cooperative "tengono"... "Segnali di controtendenza per l’agricoltura" ed ancora "Sul piano dell’economia sempre noi, prendendo questi tre settori e facendo una sottolineatura rispetto all’impegno che continuiamo sulla riqualificazione della rete commerciale soprattutto per quello che riguarda i centri urbani di medie, piccole e grandi dimensioni e i negozi di vicinato attraverso sistemi qualitativi e i consorzi fidi e di garanzia continuiamo ad investire, debbo dire con un buon andamento, anche se è chiaro che siamo, come sapete, ma verrò dopo su questo punto e sul tema dell’emergenza, siamo di fronte ad aspetti ciclici di caduta della domanda significativi e questo, come è evidente, ha conseguenze anche nel livello degli investimenti".

 
 

 

SEDUTA POMERIDIANA DI LUNEDI’ 15 DICEMBRE 2008

VERB. 132

 ERRANI, presidente della Regione: Presidente, colleghe e colleghi, questa occasione statutaria di rendiconto della Giunta credo possa essere tanto più utile vista la situazione del tutto nuova ed inedita che stiamo vivendo in Italia a livello globale. Questo ci può consentire, a partire anche dalle scelte e dalle azioni di governo che abbiamo realizzato di fare una verifica rispetto a queste azioni di governo e ai problemi, alle sfide che certamente in modo significativo abbiamo di fronte, che per alcuni versi si fanno più acute, più complesse in relazione alla situazione complessiva.

 Io mi rimetterò, avendo consegnato la bozza della relazione e il Dpef, a dare più una chiave di lettura e prego i consiglieri e le consigliere di considerare materiale e documentazione utile a questo dibattito il materiale che abbiamo consegnato, vale a dire il Dpef e la bozza della mia relazione.

 Parto, così come è giusto, dal posizionamento della nostra Regione nel 2007. Lo faccio con un’avvertenza, prima di tutto per me, ma poi per tutti noi: nel sottolineare i diversi aspetti non intendo in nessun modo dare l’idea, diciamo, di un andamento che ha solo luci, cercherò di farlo, e che soprattutto non fa i conti con i processi reali che possiamo dire da luglio, ma segnatamente da ottobre, hanno cominciato a mordere in modo significativo nella cosiddetta economia reale, economia reale di cui la nostra regione e il nostro sistema economico e produttivo è, come sapete, tanta parte del Paese e della sua capacità competitiva.

 Tuttavia non c’è dubbio che in questi anni, e segnatamente nel 2007, abbiamo verificato una profonda trasformazione dell’assetto produttivo di questa regione e per molti versi questa trasformazione, lo vedremo poi, ha certamente un segno positivo. Penso alla forte accelerazione nella specializzazione del nostro sistema produttivo: noi siamo ormai un sistema economico che nel manifatturiero ha superato il 70% delle imprese specializzate. Un dato assolutamente di rilievo rispetto alla crescita, all’incremento dell’export, che ci ha portato, come sapete, negli ultimi due anni a superare stabilmente il nord-est, dato che era sconosciuto negli ultimi trent’anni.

 Vi sono poi alcuni aspetti qualitativi di questa trasformazione che riguardano, per esempio, il rapporto e il livello di investimento nella ricerca e sviluppo, certamente più alto della media nazionale, il risultato sui brevetti - siamo la prima regione per numero di brevetti - , il risultato nell’occupazione e nella ricerca e sviluppo. Sono questi i dati più qualitativi che, diciamo, non sono visti nel Pil, ma tuttavia sono dati essenziali nel, diciamo, percorso che certamente l’economia regionale, italiana e mondiale avrà rispetto alle sfide competitive dei prossimi anni, in relazione soprattutto a quello che attiene il sistema qualitativo di questa sfida, visto che per noi la linea dello sviluppo, abbiamo detto, non può più essere bloccata ad un’idea quantitativa dello sviluppo prima di tutto per quello che riguarda la produzione di valore aggiunto in questa regione e di ricchezza e quindi, conseguentemente, anche la possibilità della distribuzione della ricchezza.

 In questo vi sono altri due tratti che io vi vorrei sottolineare e che attengono più a un processo dimensionale delle imprese, che è in crescita, cominciamo ad avere un numero significativo di medie imprese che hanno avuto non solo un risultato importante per quello che riguarda la capacità di esportazione, ma che hanno vissuto significativi processi di internazionalizzazione non disperdendo, come si dice, il cervello delle imprese, che rimane in capo a questo territorio.

 C’è stata una performance buona sull’occupazione, con risultati anche importanti sul terreno della stabilizzazione dell’occupazione. Vi sono segnali naturalmente contraddittori in questo: noi dobbiamo sempre di più imparare - questo è così già oggi, lo sarà sempre di più nei prossimi anni - a non vedere e a non avere un atteggiamento di analisi lineare dal punto di vista economico. Dentro a questo quadro vi sono naturalmente imprese che hanno fatto performance assolutamente di grande rilievo e imprese che faticano e che erano già in difficoltà prima dell’ottobre 2008 in relazione alla sfida competitiva e alla qualità competitiva. Tuttavia una traiettoria di qualificazione e specializzazione il manifatturiero l’ha, diciamo così, l’ha saputa interpretare.

 Per quanto riguarda l’agricoltura vi sono segnali di controtendenza positivi per quello che riguarda l’ortofrutta e segnali molto critici come, per esempio, il parmigiano reggiano, che dimostrano, all’interno di un lavoro che stiamo facendo, l’assessore Rabboni con il Governo e con il consorzio, ma dimostrano come il tema posto - se ricordate - nel programma del 2005 di un profondo processo di ristrutturazione e riorganizzazione della filiera produttiva e commerciale dell’agroalimentare in questa regione rimane un obiettivo fondamentale, nonostante, diciamo, i risultati positivi raggiunti, per esempio, da quello che fu nei due anni che ci stanno alle spalle, il punto più critico dell’assetto produttivo della nostra agricoltura, vorrei dire l’ortofrutta dove avemmo dati assolutamente significativi e ricorderete anche la mobilitazione delle associazioni agricole in relazione a questa dimensione.

 Qui credo dobbiamo assolutamente continuare, al contrario, a produrre riorganizzazione e qualificazione. Il Piano di sviluppo rurale è tutto proiettato su questo punto, punta a fare leva sull’azienda di produzione, ma attraverso un premio che vede premiate quelle aziende che realizzano e accorciano la filiera. Uno dei nostri problemi è sostanzialmente quello di ridistribuire il valore aggiunto della filiera agroalimentare, dalla commercializzazione alla produzione, tutto questo in una - e questo è un dato assolutamente rilevante e problematico per tutti noi, per il Paese, per i Paesi - situazione nella quale le “commodity” sapete hanno un andamento nei prezzi che è assolutamente a dir poco schizofrenico, anche per una pressione pesantissima della speculazione, pochi soggetti nel mondo determinano in modo troppo pesante, attraverso meccanismi e l’utilizzo di meccanismi di borse e finanziari determinano il prezzo del grano, della soia, delle grandi “commodity” che poi hanno ricadute pesantissime in relazione a tutto il sistema produttivo, fino alla commercializzazione.

 Questo è, per quello che riguarda l’agricoltura, il nostro obiettivo, ciò vale anche per il parmigiano reggiano, tema che ho detto e su cui stiamo lavorando, è importante ciò che si è ottenuto all’Unione Europea, tuttavia il problema è quello di riorganizzare la produzione e la filiera della commercializzazione, di concentrare, di fare massa critica - sto pensando a dei caseifici - per evitare di essere troppo esposti alle punte di mercato che non sono determinate dai processi aggregativi che noi abbiamo messo in piedi, per come essi sono, perché hanno una bassa massa critica.

 Per quanto riguarda il turismo si è svolta recentissimamente una conferenza regionale a cui hanno partecipato tutti i diversi soggetti. Siamo di fronte al tema di sempre con un accelerazione più significativa: il turismo è forse uno dei settori che registra in anticipo i processi globali, che li interpreta o li subisce. Dal punto di vista, diciamo così, dell’andamento della stagione del 2008 noi possiamo parlare di una stagione di sostanziale tenuta, per alcuni versi in controtendenza rispetto ai dati nazionali, ma certo che il livello di competitività è assolutamente, diciamo così, elevato. Noi non riusciamo a fare massa critica, non riusciamo a stare sul “brent Italia”. Lo voglio dire perché credo che sia un fatto importante: sono anni che questa regione, e oggi ancora di più, abbiamo detto al sottosegretario Brambilla “noi vogliamo costruire la rete italiana del turismo”, vogliamo costruire progetti di promo-commercializzazione che fanno massa critica e aggrediscano i mercati nuovi, siamo pronti a metterci del nostro in questi progetti, non rivendichiamo un ruolo esclusivo perché sappiamo bene che aggredire mercati con 300 milioni di persone che hanno un reddito già più alto della media europea, come per esempio in Cina, sono mercati che non possono essere aggrediti dalla massa critica di una Regione e soprattutto il “brent Italia”, che è l’elemento fondamentale della capacità d’attrazione va organizzato e noi su questo siamo prontissimi, continueremo a lavorare sulla commercializzazione e sulla valorizzazione degli operatori, continueremo ad investire attraverso la legge 40 sulla riqualificazione della ricettività e sulla qualità urbana, con un investimento significativo dei fondi per le aree sottoutilizzate di circa 70 milioni di euro nei prossimi sei anni per fare un salto qualitativo della nostra offerta turistica, avendo raggiunto alcuni risultati siamo forse l’unica Regione che oggi vende in rete, non la regione Emilia-Romagna in quanto Regione, che gli operatori, attraverso l’organizzazione della rete riescono ad avere. Tenete conto che l’incremento della vendita nella rete è un incremento di due cifre ogni sei mesi, quindi è un punto rilevantissimo, naturalmente poi bisogna organizzarsi.

 Sul piano dell’economia sempre noi, prendendo questi tre settori e facendo una sottolineatura rispetto all’impegno che continuiamo sulla riqualificazione della rete commerciale soprattutto per quello che riguarda i centri urbani di medie, piccole e grandi dimensioni e i negozi di vicinato attraverso sistemi qualitativi e i consorzi fidi e di garanzia continuiamo ad investire, debbo dire con un buon andamento, anche se è chiaro che siamo, come sapete, ma verrò dopo su questo punto e sul tema dell’emergenza, siamo di fronte ad aspetti ciclici di caduta della domanda significativi e questo, come è evidente, ha conseguenze anche nel livello degli investimenti.

 Continua il lavoro che abbiamo fatto, credo con buoni risultati, non spetta noi dirlo, ma i soggetti e i protagonisti sostanzialmente danno questo giudizio, in relazione alle politiche di innovazione, di ricerca, alla costruzione dei tecnopoli che rappresenteranno una svolta nel nostro sistema economico produttivo, in una relazione di grande interesse con il sistema universitario, i centri di ricerca privati, i centri pubblici, in una rete specializzata e collegata alle filiere strategiche che noi abbiamo individuato insieme ai diversi soggetti.

 Sul piano del territorio e della trasformazione ecologica qui è chiarissimo che permangono criticità serie e che ancora dobbiamo dirci che non siamo all’altezza della sfida che abbiamo di fronte. Certo qui dobbiamo introdurre nei prossimi anni una accelerazione, tuttavia alcuni punti importanti li voglio sottolineare: il Piano energetico regionale e l’impegno per il risparmio, per la trasformazione nell’edilizia che consenta, appunto, una ottimizzazione dei consumi energetici e la possibilità, attraverso investimenti consistenti, che cresceranno nel prossimo anno, per le fonti rinnovabili, con particolare attenzione al fotovoltaico.

 La nuova legge urbanistica che ha come obiettivo la riqualificazione del territorio, ma soprattutto non consumare più territorio e invece riqualificare il territorio in uno sforzo di emergenza, però questo ci tengo a dirlo, lo sforzo “emergenziale” che ha fatto questa Regione dal 2000 ad oggi sulla messa in sicurezza del territorio ci ha consentito di vivere le ultime emergenze, comprese quelle di pochi giorni fa, in una situazione strutturale e di significativo salto di qualità nel sistema sicurezza idraulico di questo Paese, di questa regione.

 È proprio vero e da questo punto di vista si potrebbe, per esempio, valutare una delle ultime indagini fatte dalla Protezione civile del Governo Berlusconi che mette come punto di riferimento questa esperienza come una delle esperienze più avanzate e significative del sistema.

 Per quello che riguarda le infrastrutture, io qui voglio dire solo due cose: si conferma l’impianto dell’intesa interistituzionale, quella fatta con il precedente Governo, confermata con questo Governo, ci sono scadenze e risorse, queste scadenze e risorse per noi debbono essere rispettate pienamente e darebbero finalmente una risposta strategica al tema infrastrutturale di questo territorio e del Paese, ma la questione su cui intendiamo lavorare di più e fare un vero e proprio salto di qualità riguarda il tema del trasporto pubblico locale e del sistema ferroviario regionale.

 Siamo in una discussione dura e difficile con Trenitalia sugli orari, c’è una condizione dei pendolari che non è assolutamente adeguata, c’è il grande tema di rispettare pienamente, come ho detto all’inaugurazione, sabato sera a Milano, sull’Alta Velocità, noi non abbiamo fatto un progetto semplicemente di una linea veloce, noi abbiamo fatto un progetto di Alta Capacità, che si chiama Alta Capacità non perché abbiamo paura della velocità, ma si chiama Alta Capacità perché è prevista l’integrazione con i sistemi ferroviari regionali per dare finalmente, per merci e persone, utilizzando la grande opportunità della liberazione delle tracce che dà la nuova tratta di Alta Velocità, per dare una risposta strategica.

 Qui noi facciamo un investimento, compriamo treni, aumenteremo questo impegno nei prossimi anni, ma è assolutamente indispensabile, come ho proposto sabato e avanzerò questa proposta alla Conferenza dei presidenti delle Regioni, è assolutamente indispensabile fare un piano straordinario di investimenti. In questo Paese per avere un treno ci vogliono due anni e mezzo-tre, quindi se partissimo oggi avremmo tuttavia un investimento significativo su questo versante, avrebbe anche un valore anticiclico, perché rimetteremmo in moto una filiera di tutta eccellenza nella tecnologia italiana, una filiera industriale e tecnologica di tutta qualità.

 Io sono anche pronto e dobbiamo essere pronti a dire la Regione nei prossimi anni investirà di più partecipando, quindi non chiedo risorse, sono pronto a metterle sul tavolo di un grande piano nazionale dove ciascuno investe di più, ma se noi non risolviamo questo problema, la questione non è solo di carattere sociale e ha tutta la sua rilevanza, non è solo di carattere sociale, sto parlando dei pendolari, di milioni di persone che vivono in una situazione..., ma ha anche un impatto pesantissimo per quello che riguarda il tema dell’inquinamento atmosferico e delle scelte che, come avete visto, la Commissione Europea si sta apprestando a portare avanti in relazione a pesanti multe su questo versante. È una scelta che non si può rinviare, è una scelta indispensabile per la qualità, tanto più in un momento critico e di crisi nella quale la potenzialità di crescita del trasporto pubblico è reale, ma si incontra con un’incapacità del sistema di dare risposte adeguate qualitative. Dunque, su questo vorremo e lavoreremo partendo dall’impianto che abbiamo sottolineato già in questi anni.

 Sul welfare, io qui mi limito a dire tre cose. Abbiamo investito molte più risorse degli anni che ci stanno alle spalle, basti pensare alla non autosufficienza. L’abbiamo fatto cercando di produrre un’innovazione, non è ancora concluso questo processo, ma io sono convinto che nel 2010 noi avremo, con le nuove Asp, con il nuovo sistema territoriale, con i distretti, un quadro nuovo dell’assetto sociale del sistema welfare comunitario di questa regione.

 Credo che avremo di fronte alcune grandi questioni a cui non voglio assolutamente sfuggire. La prima riguarda, come sempre, la sanità. Le due sfide sono appropriatezza e sfida tecnologica, non c’è settore forse dove l’innovazione tecnologica è più significativa che il settore sanitario e che abbia più peso in relazione al fatto che si discute della vita delle persone. È una sfida alta che proporrà sempre di più di ragionare per aree vaste, al nord e al sud dell’Emilia, e al centro, in tutta la regione, per costruire reti di efficienza, per cambiare la nostra sanità. Io vorrei che fosse chiaro che non abbiamo alcun atteggiamento conservatore, ma c’è una condizione ineludibile: ciò che è previsto dal Fondo sanitario nazionale nella manovra triennale per il 2010 e il 2011 è sottostimato di 7 miliardi. Questa è un’affermazione e un concetto che Regioni all’unanimità stanno facendo da tempo con il Governo e perfino con il Presidente del Consiglio ho firmato un’intesa che prevede la messa in discussione di questi riferimenti. Se non si cambia non c’è la possibilità di realizzare alcun tipo di passi in avanti.

 Poi l’altra grande novità che abbiamo di fronte è l’allungamento della vita, la non autosufficienza, ma non solo, il piano per gli anziani, la ripresa demografica, che non è solo relativa all’immigrazione, ma che è anche relativa alle persone, alle famiglie nate in questa regione, l’articolazione e la crescita fortissima nei tempi in cui si è realizzata dell’immigrazione. Dobbiamo governare questo processo, abbiamo cominciato a fare delle scelte rilevanti: questa Regione spende per la non autosufficienza di più di tutto ciò che è previsto nel Fondo nazionale per la non autosufficienza per l’Italia, non basta perché? Perché si possono fare tutte le discussioni che vogliamo, io capisco tutti i punti di vista culturali e politici, ma io penso, noi pensiamo una cosa precisa e che sul tema rapporto immigrazione - servizi cittadini nati in Emilia-Romagna o noi riusciamo in un modo integrato ad allargare l’offerta, o una guerra fra poveri, fra ceti deboli metterebbe oggettivamente un macigno nel sistema coesivo di questa regione che è alla fonte del valore aggiunto di questa regione, come credo abbiano capito, al di là degli assetti politici, ben chiaramente gli imprenditori e i diversi soggetti di questa società. Del resto il patto dello sviluppo è quello che in un’intesa con tutte le forze sociali ed economiche ha individuato la non autosufficienza e l’integrazione come uno degli elementi fondamentali.

 Dunque, investire sugli asili nido, investiremo di più sugli asili nido per dare una mano ai Comuni, investiremo di più nella rete dei servizi e sulla casa, per affrontare il problema della casa, ma questo è il nostro obiettivo perché pensiamo che questa sia una rete determinante per la qualità dello sviluppo e per raggiungere risultati più ampi ed essere attraenti e competitivi.

 Continuiamo ad investire sulla sicurezza nelle diverse forme: la sicurezza per il lavoro (saremo la prima Regione che attiverà quelle iniziative e quel tavolo), la sicurezza nelle città con i progetti di qualificazione e qualità urbana, lavoreremo per – taglio, scusate - continueremo a lavorare sulla riforma della governance e l’autoriforma regionale.

 Fatemi dire una cosa che abbiamo fatto tutti insieme, faticosa e difficile, ma certamente non si può dire che in questa Regione non abbiamo cercato di interpretare un’autoriforma che si ponga il problema di superare ridondanze e assetti barocchi. Non si tratta semplicemente di un problema di riduzione dei costi, che pure abbiamo fatto, tanto è vero che poi quando discuteremo il bilancio sarà evidente questo, ma si tratta anche di dare più efficienza alla governance di questo sistema. Con le scelte che abbiamo fatto sulle Comunità montane non abbiamo solo meno Comunità montane, non abbiamo solo Unioni Comunità montane, ma solo Unioni nelle quali non c’è il raddoppio dei posti, ma non per un numero di posti perché sono i sindaci che governano la Comunità montana e questo vale per i Consigli, questo varrà anche come autoriforma per i Consorzi di bonifica.

 Noi poi stiamo lavorando a un assetto, ormai stiamo concludendo questo percorso, che riguarda gli obiettivi comunitari, parliamo di una cifra complessiva di circa 1.500 milioni di euro per gli anni che vanno dal 2006 al 2013, 2007-2013. Abbiamo fatto una scelta radicale, forse non ci riuscirà al cento per cento, ma la scelta che abbiamo fatto è questa: sulla base della strategia, innovazione, ricerca, qualità del lavoro e formazione, qualità ambientale e trasformazione ecologica dell’economia, welfare, di concentrare e fare massa critica nei territori tutte le risorse. Stiamo costruendo gli accordi provincia per provincia su queste traiettorie, facendo in modo che non solo le nostre risorse, ma anche le risorse pubbliche - Province e Comuni - e le risorse private dei diversi soggetti che investono confluiscano in questo progetto per dotare questa regione e rafforzare in questa regione le reti fondamentali, quelle storiche e quelle innovative. Penso, per esempio, a Lepida e ai già buonissimi risultati che dà Lepida.

 Avete visto in questi giorni che c’è stato un confronto tra noi Regioni, Conferenza delle Regioni italiane e Governo su un punto, proprio su queste risorse. Dico subito che sono d’accordissimo e in questo senso hanno scritto le Regioni al Presidente del Consiglio, siamo d’accordissimo a verificare la programmazione nazionale che c’è già ed è stata approvata dall’Unione Europea, a costruire verifiche ante, non solo post, per l’efficacia dei progetti, l’unica cosa a cui non siamo disponibili è vedere trasferire dai territori al centro le risorse comunitarie, perché in verità queste sono le uniche risorse di cui il sistema territoriale potrà disporre nei prossimi sette anni, le risorse aggiuntive di investimenti, quelle per fare quelle politiche che noi riteniamo assolutamente indispensabili.

 Entro primavera porteremo alla conclusione del confronto sul PTR, che è stato un confronto assolutamente interessante e di qualità, per approvare il Piano territoriale.

 Io vorrei, perché ci ho messo già troppo tempo... Devo parlare 30 minuti, vero?... 
 

 PRESIDENTE (Donini): Sì. 
 

 ERRANI: Chiedo ancora 5 minuti.

 Io vorrei sottolineare poi l’impegno anche di riorganizzazione che stiamo realizzando per quello che riguarda la cultura, il sistema della cultura italiana e sottolineare come già abbiamo dato avvio ad un importante legge approvata in Consiglio, che è la legge sui giovani.

 Ora, la domanda che ci dobbiamo rivolgere è: questa impostazione è all’altezza dei problemi che abbiamo di fronte e che avremo di fronte? Va rivista? È un tema che noi abbiamo posto anche al confronto con le altre forze sociali ed economiche, io che credo di no, ma credo che vada, come ho già detto, assolutamente accelerata.

 Come vedo la crisi? Mi sembra giusto fare queste ultime due osservazioni. Penso che siamo in una situazione nella quale si può ben dire che nessun analista nel mondo è in grado di dare veramente come evolverà la crisi. Si fanno indici di crescita o di decremento del Pil e basta una notizia sul mercato americano per fare rivedere l’insieme. Io non so che cosa succederà, ci sono certamente incognite, in fondo se la bolla immobiliare americana è stata quella che è stata non so che cosa potrebbe essere se si aprisse la cosiddetta bolla dei derivati, non so che cosa potrebbe essere del sistema finanziario globale.

 Dunque, ha questo primo tratto questa crisi, non è una crisi ciclica, è una crisi strutturale. Io devo dire la verità, tra l’antinomia ottimismo-pessimismo, io preferisco il ragionamento criticità-crisi e opportunità, perché, come ha detto giustamente il Presidente della Repubblica anche oggi e nei giorni scorsi, occorre una capacità di questo Paese di fare sistema e di guardare in faccia ai problemi che avremo, che sono seri.

 Tuttavia tutte queste incognite ci dicono almeno tre cose, che a me appaiono già abbastanza chiare. La prima è che il rapporto tra Stati, politiche pubbliche ed economia è già cambiato radicalmente e continuerà a cambiare radicalmente. Dunque, certi luoghi teorici sono venuti meno non in un dibattito teorico e ideologico, ma in un processo reale e pesantissimo. Secondo: cambierà profondamente la gerarchia territoriale e cambierà profondamente il modello di sviluppo, i consumi, il modo di consumare. Mi è venuta in mente una battuta che ho fatto qualche giorno fa, insomma, ci sono oggi dei nuovi “Chicago boys” negli Stati Uniti che pensano in modo radicalmente diverso, pensate al tema dell’energia, al risparmio energetico. Il Paese che consuma la maggior parte delle risorse energetiche del mondo sta cambiando, non vorrei che ci trovassimo in una condizione nella quale gli Stati Uniti prendono la traiettoria giusta del nuovo modello di sviluppo e noi invece no, perché non abbiamo più i tempi della rivoluzione industriale: o sei in tendenza, o sei, in questo caso, ciclico o altrimenti perdi dei treni che non recupererai, a proposito del trasporto ferroviario di prima.

 Dunque, questa è una grande questione, bisogna cominciare a, come dire, mettere insieme l’emergenza con la strategia. Questo è lo sforzo che noi vogliamo fare su quei fronti che abbiamo detto, vedendo l’emergenza: prima di tutto cassa integrazione, ordinaria per ora, ma crescerà e speriamo non cresca in modo significativo la cassa integrazione straordinaria; tutta la realtà del precariato, che rischia senza ammortizzatori sociali di trovarci in una situazione assolutamente drammatica. Da questo punto di vista siamo d’accordo a condividere con il Governo alcuni provvedimenti d’emergenza che siano in grado di dare queste risposte immediate e che vedano per quello che sono i problemi, tipo, per esempio, il tema della caduta della domanda. Leggevo oggi una notizia, non ho verificato ma la do così, che continua a crescere la pasta. Guardate che occorrono nuovi sistemi di controlli e nuovi sistemi di controllo e di verifica del mercato sul piano globale perché un mondo che vede precipitare del 50-60% il prezzo del grano da due giorni a due giorni è un mondo che rischia di assestarsi sul picco più alto del costo, con tutte le ricadute che questo ha, che attiene al tema di come mangia la gente.

 Poi sul piano nazionale occorre l’avvio del federalismo fiscale. Ora, noi si può dire tutto ma non si può dire che questa sfida noi non l’abbiamo accolta al 100% e la vogliamo realizzare in tempi realistici, entro un anno, però qui occorre fare chiarezza su due punti, è molto semplice: 1) che il finanziamento dei livelli essenziali e dei diritti fondamentali dei cittadini va garantito a tutto il Paese, così come dice la delega del Governo e allora bisogna cominciare a fare dei numeri, perché questo è il vero problema: bisogna cominciare a fare dei numeri, a uscire dal dibattito di principio e andare al merito; 2) che va stabilito un livello di livelli essenziali che sia adeguato, onde evitare che le Regioni più “avanzate” si trovino con livelli essenziali molto bassi e il resto si paga attraverso una tassazione ulteriore. È chiaro di cosa stiamo parlando: l’unità del Paese e i livelli essenziali. Credo che questo sia molto importante e decisivo anche per fare una politica anticiclica.

 Concludo rapidissimamente dicendo quello che abbiamo fatto noi. Per quello che riguarda la crisi noi abbiamo fatto due scelte: una, il sostegno al credito e alla piccola e media impresa e su questo sostegno al credito credo che abbiamo fatto una scelta utile per evitare il contraccolpo della liquidità che produrrebbe danni pesantissimi dal punto di vista occupazionale per tutti i settori (manifatturiero, turismo, commercio, servizi, agricoltura), facendo un investimento robusto. Abbiamo realizzato un accordo importante con le banche ottenendo sullo spread, che è il punto chiave, un impegno significativo delle banche affinché quando cala l’Euribor, come adesso sta calando, non ci sia un incremento degli interessi delle banche e stiamo proponendo questo impianto a livello nazionale.

 Abbiamo presentato un documento, come Regioni, che è stato accolto positivamente, mancano ancora tuttavia le conseguenze di questo lavoro. Faccio alcuni esempi. Siamo riusciti a fare in modo che il Fondo nazionale per il credito alle imprese si possa collegare ai consorzi fidi. Non era così e non lo si voleva così immotivatamente, anche perché, come sapete, noi non le vediamo neanche al cinema queste risorse, non è che entrano nel bilancio della Regione, non è che ci vogliamo mettere le nostre mani sopra, girano nel sistema delle imprese, non si capisce perché non debba essere questo sistema integrato per fare massa critica... 
 

 PRESIDENTE (Donini): Presidente, le chiedo di avviarsi alla conclusione. 
 

 ERRANI: Ho finito. Chiedo scusa.

 Insomma, stiamo cercando di fare anche un lavoro. Io penso, e concludo, che affrontare la crisi vuol dire assumersi ciascuno le proprie responsabilità, fare meglio e cercare di costruire un quadro di coesione del Paese, istituzioni, forze sociali, quindi tutti i livelli istituzionali, capaci di avere un sussulto investendo però immediatamente sul terreno strategico e su politiche anticicliche. Fatemi dire solo questa: quei benedetti 13,5 miliardi di euro che sono destinati alle infrastrutture, al Cipe che andrà alla fine di questa settimana, venerdì, non sono anticicliche, non sono anticicliche, perché? Perché sono allocate su situazioni che sono ferme. Anche questo è un problema, ma mettiamoci attorno a un tavolo, decidiamo le venti, quindici azioni strategiche integrate che possono partire subito, che sono anticicliche e fanno fare un salto qualitativo al sistema infrastrutturale e sociale ed economico di questo Paese. Noi su questo ci siamo, siamo pronti a fare la nostra parte e non saremo, diciamo così, tirchi nell’investire insieme ad altri soggetti in questo territorio. 
 

 PRESIDENTE (Donini): Grazie, presidente Errani.


 

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